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Dopo il parto aveva nove possibilità su dieci di morire, salvata dai medici dell’ospedale di Cuneo

La storia della mamma di Aaron, colpita da una rara malattia al fegato. Ha subito tre operazioni in un mese. Il primario dell’Ostetricia, Andrea Puppo: ‘Santa Croce eccellenza assoluta’

Edison Mecuku e Zaira Gjadri Arriva dall’ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo una storia a lieto fine che commuove e lascia un segnale di speranza. Zaira Gjadri è una ragazza di 28 anni, originaria dell’Albania, si guadagna da vivere lavorando come operaia a Dronero, nel settore tessile laniero. Vive da due anni e mezzo a Busca con il marito, Edison Mecuku, 30 anni, verniciatore alla Capello di Madonna dell’Olmo, e suo figlio Rayan, di 5 anni.

Per loro dicembre 2019 è un mese felice, in quanto lei è incinta del secondogenito, un altro maschietto, che dovrebbe nascere a breve. Inizialmente Zaira attribuisce alla gravidanza la nausea e il vomito che la attanagliano da qualche settimana, ma ad un certo punto capisce che c’è qualcos’altro che non va e l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, decide di andare al pronto soccorso accompagnata dal marito Edi. La diagnosi è tremenda. Atrofia gialloacuta del fegato.

Un’insufficienza epatica che può condurre al coma e poi alla morte nel giro di due o tre settimane. Il tasso di mortalità è del 90%, nove donne su dieci muoiono. Quel giorno i medici del Santa Croce non sapevano ancora che si trattasse di ciò, diagnosticheranno la malattia solo nei giorni successivi, ma non hanno dubbi: il bambino doveva nascere quel giorno con il parto cesareo. E così sarà. Il piccolo Aaron vede la luce, mentre per sua mamma inizia un calvario lungo un mese, ma ce la farà.

Uscirà dall’ospedale venerdì 10 gennaio 2020, dopo tre operazioni. In mezzo il dicembre più lungo della sua vita. Un periodo difficile per lei e la sua famiglia, come spiega il marito Edison: “Quando nasce un bambino dovrebbe essere un momento di gioia, invece è stato un brutto periodo. Fortunatamente oggi tutto si è risolto per il meglio grazie a Dio e ai medici che l’hanno salvata”. Già, i medici, gli stessi che stamattina, giovedì 30 gennaio, hanno organizzato una conferenza stampa in via Coppino per raccontare ai giornalisti la storia di Zaira.

Una vicenda che ha coinvolto tutti i camici bianchi dal punto di vista professionale, ma anche e soprattutto umano, dice Patrizia Cometto, coordinatrice infermieristica della Ginecologia: “Ci siamo sentite molto coinvolte, come donne e come madri, emotivamente è stato molto pesante”. “Il nostro sforzo è stato quello di ricreare il rapporto madre-figlio che si costituisce nelle prime settimane”, le ha fatto eco la collega del reparto ostetrico-infermieristico, Federica Ferrero“Non mi dimenticherò mai di loro, i miracoli esistono, ma senza i dottori non si guarisce”, ha affermato la neomamma, rivolta al personale medico e infermieristico.

E loro di lei, come racconta il direttore dell’Ostetricia e della Ginecologia Andrea Puppo: “Il decorso è stato complicatissimo e ha richiesto più di un intervento chirurgico (tre n.d.r.), fortunatamente abbiamo potuto contare su un’equipe multidisciplinare straordinaria: la risorsa più grande di questo ospedale è quella di saper affrontare con sapienza i vari casi di emergenza”. Il medico genovese, proveniente da Mondovì, ha parlato con entusiasmo della struttura: “Tutti sono stati perfetti, gestire questo caso è stato come salire su un’astronave, ma l’esperienza ha rivelato potenzialità inconsuete per il nostro Servizio Sanitario Nazionale, di cui il Santa Croce rappresenta un’eccellenza assoluta”. 

Oltre all’Ostetricia/Ginecologia il caso ha coinvolto la Chirurgia Generale, l’Anestesia e Terapia Intensiva Cardiovascolare, dimostrando la capacità di saper lavorare in team del personale dell’ospedale cuneese. Dei 1.717 parti avvenuti nel 2019 a Cuneo, questo è sicuramente quello che rimarrà più impresso nella memoria del personale sanitario.Samuele Mattio

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