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Il focolaio COVID-19 di Predazzo e il cittadino del Kosovo che non ha rispettato la quarantena

L’uomo non ha rispettato l’obbligo di notifica all’ente sanitario locale del suo rientro in Italia e non ha effettuato l’isolamento domestico obbligatorio per le persone provenienti dai Paesi extra Unione europea. Nei primi giorni della permanenza in Italia, ha inoltre preso parte ad una festa della comunità kosovara di Predazzo

Di neXt quotidiano 

L’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento (Apss) ha identificato un nuovo focolaio di COVID-19. Risultano positive al tampone otto persone. Il contagio, ha spiegato il direttore del Dipartimento di prevenzione Antonio Ferro, è partito da un cittadino del Kosovo, rimasto lontano dalla casa di Predazzo durante il lockdown, che è rientrato il 17 giugno. Per il suo rientro ha organizzato una festa con i connazionali e tre giorni dopo si è presentato al Pronto soccorso con i sintomi. Le indagini hanno trovato altri sette positivi. L’uomo verrà denunciato per non aver rispettato la quarantena.

“L’uomo non ha rispettato l’obbligo di notifica all’ente sanitario locale del suo rientro in Italia e non ha effettuato l’isolamento domestico obbligatorio per le persone provenienti dai Paesi extra Unione europea. Nei primi giorni della permanenza in Italia, ha inoltre preso parte ad una festa della comunità kosovara di Predazzo”, ha detto il direttore. L’uomo – ha aggiunto Ferro – si è recato al pronto soccorso il 24 giugno scorso; il giorno successivo è risultato positivo al test per il Sars-Cov-2 assieme ai due conviventi. L’indagine epidemiologica effettuata dall’Apss ha portato all’identificazione di altri cinque positivi.

Sembra che non ci siano stati contatti con la popolazione trentina, le indagini proseguono sui colleghi di lavoro”, ha detto Ferro. Per il mancato rispetto delle disposizioni contro il contagio, l’uomo è stato segnalato all’autorità giudiziaria.

La notizia del nuovo focolaio ha fatto tornare la paura a Predazzo. I comuni della val di Fiemme sono stati fortemente colpiti dall’emergenza sanitaria e tutti in paese speravano di aver ormai superato la fase critica. «È stata una doccia fredda», commenta la sindaca Maria Bosin. «Dopo un periodo così difficile speravamo di essere ormai fuori. Dispiace molto, ma per fortuna sembra che la situazione sia circoscritta a una cerchia ristretta di persone e l’uomo non sembra sia grave. Le altre persone contagiate sono asintomatiche. Noi non abbiamo mai abbassato la guardia e speriamo che la situazione si risolva».

Ferro ha poi aggiunto che “sembra che non ci siano stati contatti con la popolazione trentina”.

Intanto ieri sono arrivati gli esiti dei test sierologici effettuati nei cinque Comuni trentini più colpiti dal Covid-19 e lo studio, effettuato su circa 6.100 sieri, ha permesso di stimare la presenza di anticorpi IgG anti Covid-19 nel 23% della popolazione residente nei cinque Comuni. Ciò significa che un quarto ha avuto il Coronavirus, anche se asintomatico e quindi ha sviluppato gli anticorpi. L’indagine epidemiologica, che si è conclusa i 15 maggio scorso, ha coinvolto i Comuni di Borgo Chiese, Campitello di Fassa, Canazei, Pieve di Bono-Prezzo e Vermiglio.

Va detto che gli ultimi screening con tampone mostrano in quelle zone una situazione sotto controllo, con n solo caso su mille abitanti, ma nei primi giorni di maggio, quando lo tsunami era in corso, il virus circolava rapidamente. I test, però, non danno una «patente di immunità» ma forniscono dati epidemiologici importanti. Analizzando i Comuni si è rilevata una percentuale di positività del 27,73% a Canazei, del 24,7% a Campitello di Fassa, del 23,61% a Vermiglio, del 20,97% a Borgo Chiese e del 17,81% a Pieve di Bono-Prezzo.

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