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“Il vecchio e misterioso commerciante albanese, barese di adozione, che conobbi a Bari…”

Di Adela Kolea

🔼Correva l’anno ’92.

Sul suolo barese avevo appena posato i piedi, giungendo da Tirana.

Iniziava una nuova fase di vita per me. Intraprendevo, per ironia della sorte, la rotta contraria di emigrazione dall’Albania in Italia, comparandomi con mia nonna, la quale, alla mia stessa e identica età, alla fine degli anni ’20, dall’Italia aveva emigrato in Albania.

🔼Quella del ’92, a prescindere non era la prima volta per me, in cui conoscevo la bella città marittima italiana, Bari.

Non solo perché l’avevo visitata anche qualche anno prima, nel’ 89 e nel’ 91 con la nonna, da turiste, ma anche perché a Bari vivevano molti familiari della nonna, con cui eravamo sempre rimasti in contatto e corrispondenza sebbene noi altri vivessimo dall’altra sponda del mare e a Tirana.

🔼Questa volta però, non più da turista, a Bari arrivavo con l’intenzione di viverci, per cui affittammo un appartamento in centro città.

L’immobile era già arredato e io mi misi subito alla ricerca degli accessori casalinghi per completarlo.

Mi serviva di tutto com’ è normale che sia in questi casi.

Era solito nel caloroso vicinato barese, che la gente si mostrasse disponibile ad aiutare chi fosse arrivato da poco in quartiere e solidale, per cui le donne, vicine di casa, tra l’altro iniziarono ad offrirmi informazioni e consigli sui negozi o mercati della città, in cui mi conveniva maggiormente recarmi per gli acquisti di cui necessitavo.

🔼A quel punto, l’anziana barese vicina di casa, una volta venuta a sapere del bisogno effettivo che io avevo nel comprare della biancheria per la casa, quali lenzuola, asciugamani, tende, tovaglie ecc, mi disse:

“Ti suggerisco di andare nell’apposito negozio di biancheria per la casa e tessuti, che si trova all’inizio della nostra via.
Non solo per comodità, perché è collocato a due passi da casa nostra e per i buoni prezzi, ma il motivo principale per cui ti rammento di recarti lì, è un altro:

Il suo proprietario è un anziano albanese…! Vive qua da noi da quando era ancora un giovane ragazzo…!”

🔼Da grande curiosa ed osservatrice qual ero da sempre, non vidi l’ora che arrivasse l’indomani per recarmi nel negozio di cui mi aveva appena parlato la vicina barese!

Le domande che mi frullavano in testa erano troppe e una diversa dall’altra. Esse sorvolavano per un attimo anche sulla merce stessa di cui avevo bisogno di comprare…

-Come si spiegava il fatto che quel commerciante anziano a Bari fosse albanese?
-Quando si sarebbe recato a Bari lui?
-Perché noi altri eravamo stati chiusi nel paese ermetico fino ad inizio anni ’90 e lui invece aveva vissuto tutta la sua gioventù a Bari, luogo in cui viveva attualmente e vi svolgeva una florida attività da commerciante?

🔼Per cui, l’indomani mattina non persi tempo e mi avviai immediatamente verso il negozio indicatomi dalla vicina, devo ammettere, carica di una forte dose di curiosità sulla sua persona, più che sul commercio che lui esercitasse.

L’Albania aveva appena intrappreso il fragile cammino della democrazia, era appena entrata in una delicata transizione politica, per cui, l’identikit del vecchio commerciante albanese che da una vita viveva a Bari, l’avevo immediatamente costruito nella mia testa:

lui doveva per forza essere fuggito clandestinamente dai confini albanesi sotto regime!

🔼Il negozio lo trovai senza troppe perplessità. La nostra via era lunghissima, ad ogni modo verso l’inizio della strada, quello era l’unico negozio della sua tipologia:

“Biancheria per la casa & Merceria”.
Entrai dentro con una sorta di esitazione iniziale, la quale si scontrava con la mia sfacciata curiosità di apprendere delle novità da questo ‘personaggio misterioso’.

🔼Le pareti ed il soffitto erano altissimi.
I ripiani e le mensole cariche di merce arrivavano dall’altezza a livello della pavimentazione, fino in alto, al soffitto.
Alte scale erano posizionate in mezzo al negozio.

La palazzina in cui era collocato il negozio era di costruzione antica, così come tutta la zona.

Le pareti erano alte di minimo tre metri. Dentro c’era poca luce, la merce fuoriusciva dagli scaffali stracolmi, l’odore di muffa ogni tanto si espandeva a getti ogni tanto, soffocanti.

🔼-“Buongiorno, c’è nessuno?”,- chiesi.
-“Buongiorno! In cosa posso esserle utile?”,- mi rispose una voce che arrivava niente di meno che dal ‘soffitto’!

🔼Alzai la testa e scorsi un uomo anziano, dalla silhouette particolarmente magra, che scendeva da una delle scale del negozio, in cui era salito a sistemare la merce dei ripiani più alti.

🔼Volendo delle conferme se lui in persona fosse veramente il titolare del negozio, gli chiesi appunto:

“Lei è il proprietario di questo negozio?”
“Certamente!” ,- mi rispose…

🔼 “Mi servono delle tende per la casa, lenzuola, tovaglie ed asciugamani e mi hanno consigliato il suo negozio! Io mi trovo in quartiere da poco.”- avevo aggiunto.

Constatare tramite la mia visita, da nuova cliente, la buona reputazione del suo negozio in quartiere, la cosa, da vecchio commerciante soprattutto, lo rese felice, con un leggero sorriso iniziò a portare sul banco diversi articoli di biancheria per la casa.

🔼A quel punto, io gettai “la maschera da cliente” e adottai quella da “investigatrice” e dopo il primo scambio di parole in italiano versatile, mi rivolsi inaspettatamente a lui in albanese: “Këto ngjyra të perdeve nuk më pëlqekan edhe aq…!” – “La tinta di queste tende non mi piace più di tanto…!”

🔼Lui rimase pietrificato.

Non tanto sull’ipotetica sconsiderazione da parte mia per le tende che mi aveva appena proposto, quanto all’ improvviso e simultaneo ‘cambio linguistico’, diciamo.
Ma, in quel contesto, introdurre la lingua albanese più che altro nel discorso, quello costituiva per lui un elemento di particolare ansia!

🔼Non so perché ma, come se intenzionalmente volessi infierire sul suo disagio evidente – visto oggi, col senno di poi, mi sarei reputata solo un’ invadente, cosa che a 18 anni a quanto pare, non la pensavo come ora …- aggiunsi:

“Ma lei mi capisce benissimo in albanese, non è così? Lei è albanese, io lo so bene…!”

🔼Dopo un silenzio imbarazzante, quell’uomo sulla settantina d’anni, magro di aspetto, devo dire, vestito in un modo trasandato, una volta superato quell’attimo di elaborazione delle emozioni, mi rispose in lingua albanese:

“Certo che ti capisco bene! Io sono albanese come te! Ma, sono un tipo molto riservato. Seppur vivendo da una vita in questo paese e quartiere, solo con poche persone ho condiviso dettagli sulla mia vita e sulla mia origine! E mi meraviglio come abbia potuto fare tu, ad entrare in possesso di queste informazioni su di me!”

🔼La mia era stata una semplice coincidenza, un puro caso.

La spontanea confidenza dell’anziana vicina di casa barese sulla nazionalità del vecchio commerciante, si stava rivelando come frutto di una vera “investigazione” e la cosa devo ammettere, non faceva altro che accrescere in me la curiosità sul suo passato.

🔼-“Allora lei è stato un fuggitivo, in esilio da una vita dall’Albania?! Un dissidente del sistema?!”

  • “Sì!”,- mi rispose.
    Ho valicato il tanto temuto confine albanese poco dopo la guerra e l’ascesa del comunismo, nel 1949.
    Io facevo parte di un famigerato gruppo di avversari del potere instauratosi e se non fuggivo all’estero, avrei fatto la fine dei miei compagni, tutti arrestati e giustiziati…!”

🔼Parlava ancora molto traumatizzato.
Anzi, dopo un po’, era come se si fosse pentito per ciò che mi aveva appena confessato.

A quel punto, mi aveva fatto molta pena.
Avevo cercato di rasserenarlo dicendogli: “Stia sereno, è tutto finito! Ora in Albania è arrivata la democrazia!”

Ma lui si era nuovamente chiuso come in un guscio…

🔼Un altro giorno passai nuovamente al suo negozio.

Non lo trovai. C’era una donna, una commessa, a cui avevo chiesto notizie su di lui.

Mi aveva detto che stava a casa con la febbre…

La commessa mi aveva detto che lui viveva da solo e non si era mai sposato.

🔼Per recarmi a casa mia a Bari, il percorso mi portava a passare davanti al suo negozio.
Per cui, un altro giorno ancora ero entrata a salutarlo.

Appena mi aveva intravista, mi aveva salutata, in italiano però.

L’albanese, per magia, non se lo ricordava più, o meglio: lo aveva completamente rimosso…

Cercai di immedesimarmi in lui e lo salutai cortesemente.

In italiano…!

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