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Curiosità sulla nascita dei nomi dei giornali in Italia

Perché si chiama “Il Resto del Carlino?” 📰

Di Adela Kolea

Resto del Carlino, il Quotidiano fondato a Bologna il 21 marzo 1885.

Cos’era un “carlino?”

Carlino era una moneta di 10 centesimi.

All’epoca, un sigaro costava 8 centesimi. Il restante 2 centesimi, che combaciava anche con il prezzo del giornale, al venditore veniva meglio per l’appunto, applicarlo alla vendita del giornale.

In questo modo, il venditore vendeva due prodotti contemporaneamente – sigaro e giornale – e non dava resto.

Il carlino era stata una moneta dello stato Pontificio coniata dal XIII secolo al 1796, quindi alla fine dell’Ottocento non era più in circolazione da tempo.

Con l’unità d’Italia e la nuova monetazione imperniata sulla lira, la moneta da 10 centesimi di lire continuava comunque, nell’uso popolare, ad essere chiamata “Carlino”.

Per la verità, l’idea era prima nata a Firenze.
“Il Resto al Sigaro” veniva chiamato un quotidiano locale.

“Nel 1885 a Firenze si vendeva un giornale chiamato ‘Il Resto al sigaro.’

Prezzo nelle tabaccherie di 2 centesimi.

Un sigaro costava 8 centesimi e quindi per i negozianti era era facile collegare la vendita dei due prodotti.

Doppio affare in un colpo solo.

Un gruppo di amici bolognesi decise di esportare l’idea a Bologna” – commenta il direttore di “Il Resto del Carlino.”

Inoltre, la testata si rifaceva a un diffuso modo di dire locale:

“Dare il resto del carlino” significava “dare ad ognuno il suo avere”, “regolare i conti” e, per estensione, “pungolare i potenti e fustigare i prepotenti”.

“Il Resto del Carlino”
Anno 1
Numero 1
Bologna, 20 marzo 1885

Foto per gentile concessione di Lino Cordiano.

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