Progetto italiano a Sostegno alle dinamiche di sviluppo locale nell’area rurale della Zadrima – Nord Albania”
Durante l’incontro dello scorso 12 luglio, a Tirana (Albania), COSPE (Cooperazione e Sviluppo Paesi Emergenti), in collaborazione con L’Intercomunale della Zadrima (l’associazione che riunisce i comuni di Bushat, Blinisht, Dajç, Hajmel e Vau Dejes) ha organizzato una conferenza dal titolo ‘L’intercomunale come strumento di decentramento e gestione sostenibile del territorio: l’esperienza della Zadrima è stata posta in evidenza, sono stati illustrati i modelli della collaborazione intercomunale e della governance locale realizzati nell’ambito del progetto ‘Sostegno alle dinamiche di sviluppo locale nell’area rurale della Zadrima – Nord Albania”.
Il progetto, promosso dal Ministero degli Affari Esteri italiano – Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo con un contributo a dono di 838.434 euro, è volto a presentare, incentivare e promuovere buone pratiche in materia di decentramento, gestione ambientale e governance dello sviluppo locale, attraverso diverse attività, tutte accomunate dalla volontà di sensibilizzare cittadini e istituzioni locali alle tematiche ambientali e alla partecipazione. Tra queste le principali sono l’avvio di un ufficio per l’Ambiente presso l’Intercomunale della Zadrima, l’organizzazione del servizio di raccolta e trattamento dei rifiuti gestito dall’Intercomunale della Zadrima, attivo in cinque comuni rurali beneficiari per un totale di 20 villaggi tramite il sistema della raccolta differenziata e l’istituzione di tasse sui rifiuti.
Il progetto prevede inoltre la realizzazione di spazi pubblici verdi e di un’adeguata pianificazione ambientale, l’avvio e la gestione di cinque scuole materne, la creazione di un sistema di aree protette con uno status di protezione nazionale.
In quest’ottica e sempre nell’ambito del progetto di cooperazione internazionale allo sviluppo denominato “D.I.A.S.P.O.R.A. – cioè Develpopment of Italia-Albanian Synergies for the Promotion of Rural Artisans”, promosso da quest’organizzazione, in collaborazione con il VIS – “Volontariato Internazionale allo Sviluppo” e con il sostegno dell’Agenzia ONU identificato nell’International Organisation for Migration in Albania e AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo).
Ipotizzando un possibile itinerario:
1° GIORNO: TIRANA E KRUJA
Si è partiti con la visita di Tirana, la capitale dell’Albania, nota per l’architettura colorata delle epoche ottomana, fascista e sovietica. Gli edifici color pastello circondano il punto principale della città, la piazza Scanderberg, che prende il nome dalla statua equestre di un eroe nazionale. Sul lato settentrionale della piazza si trova il modernista Museo di Storia Nazionale, con testimonianze dalla preistoria al periodo comunista e alle rivoluzioni anticomuniste degli anni novanta. Quindi ci si è diretti versoKruja
L’incanto medievale di Kruja
La cittadella geograficamente fa parte dell’Albania centrale e si estende pittoresca, grazie alla folta macchia che riveste i rilievi circostanti, ai piedi del versante ovest del monte omonimo che sovrasta la sottostante pianura posta come intermezzo tra l’Adriatico e le montagne offrendo un panorama spettacolare, il pittoresco mosaico naturale offre l’intreccio di rilievi montuosi, collinari e campestri, in cui si distinguono i boschi di quercia e di pino.
Da menzionare il fatto che il villaggio di Zgerdhesh, era un antico insediamento illirico abitato dagli albani da cui poi (per lo meno secondo le fonti principali, ma con delle riserve in proposito) deriva anche il nome albanesi con cui gli Shqipetare vengono conosciuti in tutto il mondo. Le prime testimonianze di Albanopolis e degli albani risalgono al II sec. a.C. citati da Tolomeo come un’importante tribù illirica.
L’antica città si estendeva all’incirca su una superficie di dieci ettari su una collina circondata da mura difensive. Sulla parte superiore della collina c’era l’acropoli difesa a sua volta da alte mura con torri.
L’età d’oro di questa tribù risale al III sec. a.C.
Si ritiene che il nome Kruja derivi dal termine krua, (cioè sorgente), numerosissime in tutta la città e caratterizzate oltre che per l’acqua fresca che scende dai monti, anche per l’ombra creata dalle querce secolari.
Kruja ha sempre avuto un ruolo centrale anche grazie alla sua posizione geografica in quanto punto d’incontro delle vie che collegavano il nord, il sud, l’ovest e l’est, cosa che ha permesso lo sviluppo del commercio attribuendo alla città anche un ruolo dominante su tutti i territori limitrofi.
In base alle scoperte archeologiche nella zona (Sesere), le prime tracce urbane risalgono al III sec. a.C.
La continuità della vita e dello sviluppo economico-sociale nel primo medioevo ci viene testimoniato dai ritrovamenti nel cimitero e nella zona della fortezza, tra cui oggetti di decorazione, vari contenitori e oggetti di terracotta. La civiltà raggiunse il suo periodo più florido sotto Karl Topia denominato “Signore di tutte le terre d’Arberia” con Kruja come centro più importante.
Nel 1437-1438 Kruja passò sotto il vessillo dei Kastrioti, tra cui l’eroe nazionale Gjergj Kastrioti o Scanderbeg il quale, abbandonando la Turchia tornò in patria proclamandosi signore di Kruja il 28 novembre del 1443, ebbe così inizio la resistenza albanese contro gli ottomani.
Infatti nel XV secolo, sotto la guida di Scanderbeg, Kruja attirò l’attenzione di tutta l’Europa poiché con la sua resistenza sorgeva da barriera difensiva e impediva l’accesso degli ottomani al resto d’Europa, difendendo così il Cristianesimo per ben 25 anni dal terrore ottomano.
Il castello, grazie alla sua favorevole posizione presenta una panoramica molto estesa che spazia tra il mare Adriatico, Tirana, le coste dalmate, ecc.
La costruzione del castello risale, o almeno così si ritiene, al V-VI sec.d.c.. Esso presenta due entrate, la principale, ossia quella attualmente accessibile, è costituita da un tunnel di pietra, mentre la seconda entrata di minore importanza è situata all’angolo ovest che conduce alla sorgente del Taslloi, una delle più antiche della città, difesa ovviamente da spesse mura e due torri, di cui si conservano tuttora dei frammenti.
All’interno del castello, vicino al portone d’ingresso troviamo il Museo “Gjergj Kastrioti”.
Tutto rivestito di marmo è stato inaugurato nel 1981 ed è un percorso sulla storia della città di Kruja nei secoli, ma in particolare è un tributo alla storia di Scanderbeg e alla sua resistenza contro gli ottomani, motivo d’orgoglio di tutti gli albanesi. Infatti all’ingresso del museo, ci si imbatte subito in una statua altissima di marmo raffigurante l’eroe e i suoi soldati in assetto da guerra.
Tra le varie sale che costituiscono il museo vi sono esposti affreschi, dipinti, testimonianze, mosaici, documentazioni storiche e molto altro di grande valore che testimoniano le eroiche gesta dei Kastrioti signori di Kruja così come di tutto il popolo albanese che ha sempre mal sopportato il dominio straniero.
Mancano però la spada e l’elmo di Scanderbeg, situate al Museo delle armi di Vienna.
Un altro museo di grande interesse sempre all’interno delle mura del castello è il Museo etnologico.
L’edificio apparteneva storicamente alla famiglia Toptani, nome non indifferente agli albanesi per il ruolo che molti membri e discendenti di questa famiglia hanno avuto nella storia albanese. Era una specie di harem ossia casa delle donne del Pascià Toptani. E’ un esemplare di una tipica casa nobile albanese, arredata esattamente come ai tempi e grazie ai grandi valori architettonici, storici e artistici che riporta è stata dichiarata monumento di cultura.
Al suo ingresso si ha la sensazione di entrare nel passato, per qualche attimo, ci si avvolge di quella sensazione di nostalgia che trasmette il contatto con la vita semplice, agreste e frugale degli albanesi di un tempo.
Esternamente l’edificio bianco presenta molte finestre con le persiane di legno.
Al piano terra, subito dopo il cortile, in cui è spesso solito trovare dei tacchini che si gonfiano e gorgogliano imperturbati, si trovano diverse camere ciascuna dedicata ad una operazione diversa, ad esempio vi è la camera per la lavorazione dello shajak (una specie di stoffa di lana), quella per la produzione della grappa, l’estrazione dell’olio, la produzione della farina, del formaggio, ecc.
Il piano superiore invece presenta la vera e propria abitazione, con pavimento in legno sul quale vengono stesi i tappeti di lana dai colori vivaci, solitamente cuciti dalle signore di Kruja in quanto la lavorazione della lana rappresentava una delle attività principali della città e quasi tutte le donne imparavano questo mestiere in tenera età. Molto interessanti anche le pitture murali, le incisioni di legno che rivestono le pareti, i focolai o i soffitti.
Le stanze sono diverse: la cucina con stoviglie caratteristiche di legno e di ceramica frutto del paziente lavoro degli artigiani di Kruja, l’ hamam ossia il bagno turco dotato di un sistema di riscaldamento e rifornimento, la stanza del focolare, la stanza degli uomini alla quale le donne non avevano accesso in presenza degli uomini ma era loro consentito osservarli da un balconcino in alto con vista sulla stanza, è particolare anche la camera delle donne dove esse si aggregavano per ricamare in compagnia solitamente per preparare la loro dote che era tutta di lavoro manuale, espressione dei gusti raffinati delle fanciulle in età da marito.
La Torre dell’Orologio è un altro elemento del castello da visitare. La sua funzione nel passato era quella dell’orologio e della torre d’avvistamento grazie alla sconfinata vista che permetteva di identificare il nemico in lontananza. Alta all’incirca 16 metri, era dotata di tre campane oggi mancanti.
Durante gli scavi nei pressi della torre si sono rinvenuti i resti di un’antica chiesa, che si ritiene risalga al periodo del primo sinodo di Costantinopoli.
Nello spazio compreso tra il Museo etnografico e quello di Gjergj Kastrioti si vedono ancora le resta di antiche case ed edifici diroccati dal tempo, anche se continua ad esserci un quartiere tuttora abitabile nella parte ovest noto agli abitanti come il quartiere kalà (castello).
Un’altra struttura particolare all’interno della fortezza è l’ hamam (bagno turco). E’ situato nella parte ovest del castello e si distingue per la sua originalità nei sistemi di riscaldamento, rifornimento d’acqua e l’architettura che permette alla luce di penetrare dall’alto della cupola e illuminare l’intero ambiente. Esso è collegato indirettamente alla sorgente di Taslloi che lo rifornisce d’acqua così come rifornisce anche i pozzi all’interno del castello. Probabilmente era la stessa che cercarono di avvelenare i turchi durante il terzo assedio per poter assediare la città, descritto anche da Kadare nel romanzo “La fortezza”.
In tutta la città di Kruja sono presenti vari luoghi di culto e di preghiera bektashiani o tekkè, che solitamente contengono al loro interno le tombe di santi seconde le credenze bektashiane. Uno tra i più importanti tekkè si trova all’interno del castello (Tekkè di Dollma) dichiarato monumento di cultura ed è anche uno dei più antichi della zona.
In realtà è stato costruito sopra le fondamenta di un altro tekkè più antico. Presenta un distinguibile stile bizantino con vari affreschi murali ben conservati di pittori anonimi e delle scritte murali in arabo, persiano e turco antico.
Di ritorno dal castello non si può fare a meno di attraversare l’antico bazaar di Kruja, vero e proprio cuore della città. Il Bazaar, noto anche col nome di derexhik, è stato costruito in contemporanea col castello. A partire dal XII secolo Kruja conobbe un certo sviluppo commerciale visto che le carovane di merce prima di raggiungere il nord, si soffermavano a Kruja.
Il bazar è costituito da due fila di negozietti e botteghe in legno antico per lo più di un piano sui due lati di una via ciottolosa che collega il castello col resto della città. Da piccola il nonno mi raccontava che i gatti attraversavano tutti i tetti dei negozietti affiancati gli uni agli altri per tutta la continuazione del bazaar.
Attraversandolo si ha la sensazione di trovarsi in una piccola Istanbul dai mille colori vivaci, vesti antiche, oggetti di lavorazione manuale, prodotti di lana, ricami, qilim ecc.
Ancora oggi molte signore della città continuano la tradizione della lavorazione della lana e le si può osservare al telaio tra i vari negozi del derexhik. Particolari anche gli abbellimenti femminili con ricami di ogni tipo, che un tempo costituivano la dote delle ragazze della città.
Nei secoli la città di Kruja ha sviluppato un ricco e variegato artigianato locale, che spesso era una tradizione di famiglia tramandata di padre in figlio. Oggi non si può dire lo stesso. Un tempo infatti, molte famiglie krutane si erano trasformate in vere e proprie piccole aziende lavorando i tessuti o la lana per la produzione dei vestiti caratteristici, la lavorazione e l’incisione del legno, la produzione delle scarpette qeselie e dello shajak, specialità lavorate con maestria dai bottegai di Kruja.
Non mancano nemmeno i saloni d’arte tra le tante botteghe del bazar, con dipinti di tanti artisti di Kruja.
Passando alla città è facile purtroppo osservare gli edifici non in regola che contrastano con l’armonia e l’uniformità di questa città addossata alla montagna e che per la sua posizione naturale non tollera strutture di dimensioni spropositate.
Alzando su lo sguardo dalla città si osserva un edificio bianco sull’apice del monte Kruja, che veglia sulla città. E’un vero e proprio luogo di pellegrinaggio noto come Sarisalltik. Raggiungibile facilmente in macchina, permette di osservare dall’alto tutta la città e non solo e inoltre si può visitare questo santuario bektashiano, in cui si trovano le tombe di alcuni santi bektashiani ed una sorgente d’acqua ritenuta miracolosa secondo le credenze popolari. Il tutto in una grotta naturale in cui si crede si sia rifugiato il santo Sarisalltik.
Gli appassionati di natura solitamente rimangono affascinati anche dalla serie di grotte e caverne per tutto il monte, tra cui la caverna di Scanderbeg dove secondo la leggenda si sarebbe recato l’eroe con i suoi uomini e la grotta dei piccioni.
Proseguendo verso l’altra parte si può raggiungere il Parco naturale di Qafshtama, ad un’altezza di 1245 metri nota per il bosco di pineti, dove ai tempi del comunismo sorgeva un centro curativo di grande fama. Prima di recarsi a Qafshtama però, si incontra un canyon naturale nel quartiere Abaze della città di Kruja che ha scavato le montagne da cui passa il fiume Droja circondato da montagne dalla folta vegetazione. Sull’alto della strada è situato un antico lapidario che guarda verso il fiume al di sotto. Secondo la leggenda, per non cadere in mano ai nemici turchi dopo la morte di Scanderbeg si sarebbero buttate 99 ragazze di Kruja, sacrificando la propria vita, per cui il posto prende il nome “Lo scoglio del pianto”.
Una piccola curiosità riguardo la città di Kruja è il fatto che fino a pochi anni fa non vi erano alberghi, questo perché l’antica tradizione albanese voleva che gli ospiti venissero ospitati dalle case dei cittadini con tutto il rispetto e l’affabilità dovuta.
Infine per quanto riguarda la cucina, essa non si discosta molto da quella tipica albanese o balcanica più in generale. Eppure vi sono delle particolarità, ad esempio i dolci “hashure” e “kabuni” vengono preparati in maniera diversa rispetto al resto del paese e sono delle vere e proprie squisitezze del luogo.
Di seguito ci si è recati nel piccolo paesino di FISHTA diventato famoso grazie al lavoro dei fratelli Prenga che hanno costruito il più rinomato agriturismo in Albania. Si chiama Mrizi i Zanave nome preso in prestito dall’omonima opera di padre Gjergj Fishta, un frate francescano, “il Meriggio delle Muse” Il loro lavoro ha suscitato molto ammirazione anche grazie l’aiuto concreto offerto alle famiglie del posto tramite l’acquisto di animali, latte, uova o altri prodotti ortofrutticoli che i contadini coltivano nei loro orti. Un posto tranquillo situato presso una collina dove fanno ombra querce e i cornioli.
Oltre al ristorante c’è anche un piccolo albergo realizzato con un’architettura dove si intrecciano passato e presente. Così come il menu del ristorante con cibi tradizionali portati alla massima raffinatezza che ripaga anche i palati più esigenti.
GIORNO 3 e 4: PERCORSI NELLA ZANDRIMA: NATURA, BELLEZZE NATURALI E PRODOTTI ARTIGIANALI DI QUALITA’.
Il giorno dopo siamo entrati nella Zadrima, una pianura alluvionale compresa fra le odierne province di Scutari e Lezha, è una regione storica dell’Albania settentrionale segnata da un forte senso di identità, che ha generato un ricco patrimonio culturale inserito in un paesaggio incredibile, costellato da fiumi, montagne e laghi. È una regione con una tradizione centenaria, in cui si trova una struttura familiare tipica con genitori e figli sposati che vivono sotto lo stesso tetto e in cui l’agricoltura rappresenta l’attività economica principale, i cui principali prodotti sono frutta, ortaggi, vino, olio di oliva e formaggi.
Dal 2004 Cospe ha cominciato un lavoro di mappatura partecipativa delle risorse e dei valori del territorio, che oggi è sfociato nel progetto “Alleanza per l’agricoltura familiare nel Nord Albania”, finanziato dalla Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e realizzata da Cospe e Rtm. Questo permette di ricostruire un rapporto fra la comunità locale ed il suo territorio, e di renderlo fruibile a turisti e viaggiatori che in numero crescente scelgono come loro meta le vicine Alpi Albanesi e la città di Scutari, e possono inserire nelle loro rotte la visita ad una regione con un suo profilo originale, ricca di luoghi di interesse sotto il profilo naturalistico e culturale, oltre che scoprirne i prodotti tipici, dall’artigianato ai vini locali, come ad esempio il Kalmet.
Con l’aiuto di esperti e guide locali, e la collaborazione con istituzioni locali e comunità, si è arrivati alla creazione di 15 percorsi di grande valore storico ambientale. A questo processo è seguito il lavoro di tracciamento e apertura di sentieri, che permettono di valorizzare tutti i tesori eco-culturali che sinora sono stati mappati.
Tutti quanti sono stati attrezzati con segnaletica standard, distribuiti in rete e promossi nei circuiti turistici. La loro varietà è incredibile: si possono scegliere semplici passeggiate tra rovine dell’epoca ottomana e grotte preistoriche, escursioni in piccole imbarcazioni per navigare le acque cristalline del lago di Vaudejes o attrezzarsi di scarponi da trekking per sfidarsi in escursioni più impegnative di grande valore naturalistico e storico come la Maja Shita. Durante il FAM TRIP si sono visitati alcuni luoghi importanti e che possono essere inseriti in un percorso approfondito di conoscenza del territorio e delle sue principali caratteristiche.
Al nord le testimonianze del passato non sono visibili come al sud. Meno ozio e pilastri di marmo ma ugualmente pieno di un sapore antico. Molti paesi ora deserti a causa di epidemie, guerre e forse superstizioni, che hanno lasciato qualche sasso squadrato o ciottolo per essere ricordate dalle generazioni future.
Nella vicina Blinisht è stata aperta anche una delle prime scuole in Albania, che risale all’anno 1628. Questa scuola fu aperta e diretta dai Francescani sotto la direzione di Roma e di propaganda fide, organizzazione della Santa Sede, la quale in quel tempo era impegnata a difendere la cultura cristiana opponendosi a quella islamica imposta forzatamente dell’Impero Ottomano. All’inizio le lezioni in questa scuola erano soltanto in lingua latina. Qui studiavano i clerici albanesi, i quali dopo gli studi a Blinisht viaggiavano verso l’Italia per compiere gli studi superiori nelle università italiane., qui abbiamo visitato un negozio di saponi e altri prodotti naturali gestito da una cooperativa di donne. Qui vicino si trova il: “Marjan Toma Organic Farm”anch’esso dedicato alla salvaguardia dell’artigianato e delle lavoratrici locali secondo la missione del progetto DIASPORA.
La vecchia strada che porta da Vau Dejës (di cui abbiamo visitato ed è consigliabile il piccolo centro caratteristico) a Lezhe (costruita dagli italiani) ha molto fascino perché è battuta solamente dagli abitanti della zona. Una strada panoramica che si fa accompagnare da querce nane, carpine, melograni selvatici e le tartarughe, che stranamente nel periodo luglio-agosto scendono in strada inseguendosi. Per la stagione dell’amore non sono sufficienti i boschi e ci vuole la scena adatta. In albanese Lezhë, [ˈlɛʒə], o Lezha) è un comune albanese situato nel nord-ovest dell’Albania, ed anche capoluogo dell’omonima prefettura e sede vescovile cattolica. La vicina Krajnë è un villaggio nella contea di Lezhë, nel nord-ovest dell’Albania. Alla riforma del governo locale del 2015 divenne parte del comune Lezhë
Qui vicino si trova il lago di Koman dal quale siamo partiti per un interessante e amena gita in barca.
KOMANI: UN PARADISO VERDE INCASTONATO TRA LE ROCCE
Quando si parla di Albania spesso si pensa solo alle bellissime e molto turistiche spiagge dell’Albania del sud ma l’Albania, si ignora che in verità il paese è un microcosmo ricco di luoghi di incredibile bellezza. Per questo dal punto di vista turistico, l’Albania è in grado di offrire una vastissima scelta di esperienze di viaggio adatte davvero a tutti.
Il lago di Komani è uno di questi luoghi stupendi e si trova Nord dell’Albania
Si tratta di un lago artificiale ricavato negli anni ’70 dalla costruzione della diga sul fiume Drin ed è situato ad una cinquantina di km da Scutari. La strada per raggiungerlo è stretta e piuttosto dissestata soprattutto nell’ultimo tratto, quindi chi ha un fuoristrada è decisamente agevolato ma con le dovute cautele ci si può avventurare anche in auto.
L’alternativa per chi viaggia senza un’auto o per chi non se la sente di percorrere la strada in autonomia, è quella di partecipare ad un’escursione organizzata come quella proposta da Ferry Berisha; un daily tour entusiasmante al quale abbiamo avuto il piacere di prendere parte anche noi. La giornata prevede partenza da Scutari, un’ora e mezza di viaggio accompagnati da panorami strepitosi, escursione guidata sul lago, attività varie, pranzo tradizionale in Guest House e rientro a Scutari.
DAILY TOUR SUL LAGO DI KOMAN E SHALA RIVER
Si parte da Scutari con i primi raggi del sole e verso le 8:30 si arriva al molo di Koman dovedalle 9 in poi, puntuali, partono e arrivano le imbarcazioni che ogni giorno solcano il lago. Si tratta di traghetti con trasporto passeggeri e automezzi e barche più piccole, battelli, che trasportano solo per passeggeri carichi perlopiù di persone del posto con borse e sacchi della spesa, casse di frutta e verdura e merci varie al seguito.
Bisogna sapere infatti che il lago di Koman si sviluppa in oltre 40 km fino ad arrivare a Fierze e che sulle sponde si trovano alcuni villaggi e guest house raggiungibili solo via lago, pertanto queste imbarcazioni, che d’estate accolgono anche i turisti, sono il trasporto di linea utilizzato quotidianamente da chi vive in queste località immerse in un vero paradiso naturale.
Acqua verde smeraldo, altissime rocce frastagliate che cadono a picco sul lago, una ricca e splendente vegetazione;
questo è ciò che vedrete quando sceglierete di visitare il lago di Komani!
Nei paraggi c’è anche la Farmhouse Agora accanto ad un’area archeologica minore rispetto ad esempio, a quella di Butrinto, essa offre anche servizio di campeggio sul lago. La sera si è invece andati a riposare a Villa Franzese
Il giorno dopo abbiamo raggiunto un importante tappa in cui alla luce di un carismatico sistema creativo ispirato ai principi di: Etico, sostenibile, tradizionale: sono le tre parole d’ordine di Artistike Zadrima, una prestigiosa realtà artigianale nascosta nel cuore della storica regione della Zadrima, in Albania del nord. Il laboratorio, situato nella città di Lezhë, a circa un’ora di auto dalla capitale Tirana, è un luogo di recupero dell’artigianato tessile tradizionale, di valorizzazione del lavoro manuale e di affermazione professionale al femminile. Una storia nata nel 1993 e, col tempo, diventata un punto di riferimento dell’artigianato albanese. L’ideatrice del laboratorio Artistike Zadrima è la sarta e designer Terezë Gegache negli anni Novanta decise di recuperare l’antica usanza del lavoro al telaio e aprire un piccolo centro artigianale nel villaggio di Blinisht. A credere nel suo intento e nel suo talento, fu tra i primi il missionario italiano Don Antonio Sciarra che, insieme alla Missione Cattolica in Albania, supportò il centro e invitò altre donne ad unirsi al progetto. In pochi anni il laboratorio di Blinisht divenne autosufficiente e nel 2006 l’officina fu trasferita nella città di Lezhë.
Oggi Artistike Zadrima impiega venti donne e opera grazie ad una distribuzione del lavoro a catena: la maggior parte di loro lavorano presso il proprio domicilio occupandosi della stesura dei fili e della produzione della stoffa, altre, invece, tra cui la stessa signora Terezë, che disegna e realizza ogni singolo modello, sono impiegate nel laboratorio in città. Grazie al suo aiuto molte donne delle campagne della Zadrima hanno trovato un impiego stabile e un sostentamento per sé stesse e la propria famiglia. A seguito di collaborazioni con istituzioni pubbliche e varie organizzazioni non governative locali, dal 2010 ad oggi nel laboratorio sono state formate professionalmente più di 200 donne nel campo dell’artigianato e della sartoria, molte delle quali, grazie alla certificazione professionale ottenuta al termine dei corsi, sono riuscite ad integrarsi nel mercato del lavoro. Il laboratorio artigianale Artistike Zadrima, caposaldo nella continuità del patrimonio culturale e artigianale tipico della regione di Lezhë, è oggi uno dei principali centri in Albania per la produzione di articoli tessili per le abitazioni private e per i ristoranti, articoli per la celebrazione di riti sacri e accessori personali. Tutti i prodotti sono originali, impreziositi da elementi geometrici tipici dell’Albania e dei Balcani, con un unico comune denominatore: il rispetto della tradizione.
Dopo la visita ci si è recati nel villaggio di Shtoj i Ri è un luogo con una popolazione molto piccola nello stato/regione di Scutari, in Albania, che si trova nel continente/regione d’Europa.
Altri luoghi d’interesse vicino a Shtoj i Ri includono Hot i Ri, Shtoji I Vogel, Shtoj e Kullaj Muselim. Velk la pena poi fare una sosta presso Naraç e Hajmel soprattutto sul vicino ponte del fiume Gjader è d’obbligo. Anch’esso costruito dagli italiani unisce i due caratteristici paesini che il fiume divideva: Naraç e Hajmel.
Ci siamo quindi recati dall’Agronomo e viticoltore proprietario della cantina “Ersi”, Jak Pacani, che è stato un vero pioniere della riorganizzazione dell’agricoltura nella regione della Zadrima.
Inoltre, è attivo nello sforzo di migliorare il sistema di istruzione agricolo e apripista nell’introduzione di tecniche di produzione biologica.
I suoi vini, come l’aromatico e autoctono “Kallmet” e lo “Shesh i bardhe”, arricchiscono la tavola di numerosi ristoranti dell’area di Scutari.
Vicino c’è un paesino che una frana che gli abitanti chiamano “Mali i rrezum” ovvero: “la montagna caduta” dove è nato anche un paesino che riporta lo stesso nome: Shelquet vau i Dejes
Sempre nel piccolo comune di Shothj i Ri uscendo dalla carreggiata e percorrendo degli sterrati si fa poi tappa nel negozio di saponi naturali che fa capo all’artigiana Jetmira Kajoshi e si denomina “NATYRA IME” e concerne un progetto artigianale che nasce dalla passione per la natura e per i prodotti naturali. Lo scopo di questo progetto è trasmettere il piacere di una naturale purezza e morbidezza nella quotidianità. Il negozio offre una vasta gamma di prodotti BIO, 100% naturali e manufatti albanesi, ciò rivela come il paese abbia molto a offrire con la sua storia e tradizioni, la qualità del lavoro e la natura incontaminata da secoli.
My Nature mira a sensibilizzare le persone alla cura estetica solo con prodotti naturali e ad evitare l’uso di prodotti importati. Tra i suoi obiettivi infatti c’è anche la riduzione dell’inquinamento ambientale attraverso il commercio di prodotti a Km zero.
Di seguito ci si è recati nel villaggio di Rec per l’ora del desio all’agriturismo ove ci si è ristorati “Rruga e Mullirit” (La strada del mulino) che offre anche servizio turistico per coloro che intendono visitare i dintorni di Rec, nell’ottica di conservare sia la tradizione culturale che le specialità culinarie tipiche. Procedendo poi per Ivanaj e Bajza si è fatta una breve capatina dal produttore di miele Bletari Kastrati per cui vale il discorso di promozione di prodotti bio e artigianali e la cultura delle api.
Bajzë è una piccola città nell’ex comune di Kastrat, nella contea di Shkodër, nel nord dell’Albania. Alla riforma del governo locale del 2015 è entrato a far parte del comune Malësi e Madhe
Ci si può qui magari concedersi al ritorno una sosta a casa di Age Marku, una contadina di 65 anni che vive proprio alle pendici del monte, e godere della sua ospitalità, assaggiando i suoi squisiti formaggi e il suo raki.
Grazie al progetto in corso, infatti, sarà attivata quest’anno una rete di aziende agricole famigliari in prossimità o lungo i sentieri, in grado di offrire un ventaglio di servizi a visitatori e turisti: dalla vendita dei prodotti tipici, alla ristorazione, al pernottamento.
Aiutando tante donne come Age, e tanti giovani, a trovare una ragione in più per restare sulla propria terra, e per renderla sempre più aperta e ospitale, come da sempre nella centenaria tradizione albanese.
Di seguito trasferendosi a Koplik per visitare il più importante produttore a livello internazionale di piante aromatiche e mediche quel SALVIA NORD cui per completezza d’informazione rimandiamo al seguente link( https://zanamaleve.com/it/salvia-nord/ )
In serata ci siamo recati a far visita alla Kantina Mani un altro importante produttore di vini organici che organizza anche winetasting e workshop per presentare l’eccellenza dei suoi vini e dei Raki.
Una volta preso il battello passeggeri si naviga fino ad arrivare alla Guest House Berisha. Il tragitto dura circa tre quarti d’ora ed è a dir poco spettacolare, i panorami sono esageratamente maestosi e l’aria è fresca e frizzante. Si ha quasi l’impressione di essere in qualche paese nordico, navigando in mezzo a rocce altissime e ricoperte di vegetazione che cadono a strapiombo nell’acqua verde smeraldo del lago.
La Guesthouse Berisha è di proprietà della famiglia Marku che gestisce i Ferry Berisha da oltre 25 anni. La struttura, un casolare con una vista meravigliosa sul lago, sembra uscito da una favola; una lunghissima veranda ricoperta d’uva bianca e nera, ortaggi, piante da frutta, galline e altri animali da allevamento e per finire un numero imprecisato di teneri gattini di pochi mesi da coccolare!
Dopo una pausa per rinfrescarsi, si cambia imbarcazione e con una piccola barca a motore ci si avventura nuovamente nel verde spumeggiante del lago fino ad arrivare alla diramazione dove l’acqua diventa via via sempre più bassa e il panorama, come d’incanto, si apre su un angolo di paradiso dal sapore tropicale dove ad accogliervi c’è una spiaggia di sassi bianchi immersa in una lussureggiante vegetazione: siamo arrivati a Shala Riv
Chiesa di Nënsha
Sono le conseguenze dell’esperimento messo in atto dall’Albania comunista, con il suo ateismo di stato. Non abbiamo ucciso Dio, nonostante l’intenzione, ma l’abbiamo obbligato a fingersi morto. E meritiamo un grande riconoscimento perché tra atei confusi e credenti bigotti qualcuno ci doveva pur provare. Sembra una follia ma a me piace pensare che si tratti solamente del desiderio di punire un dio che ci aveva dimenticati da sempre in periferia. Semmai più dannosi furono “gli effetti collaterali”, come i preti fucilati e imprigionati, la distruzione dei luoghi di culto, la stigmatizzazione del latino come lingua della chiesa e la perdita di molti scritti prodotti dai religiosi. Si salvarono alcune chiese che furono convertite in magazzini e stalle. Una sorte migliore ebbe la cattedrale di Scutari, convertita in palazzo dello sport. Fu un tentativo mal riuscito del potere di controllare anche l’aldilà.
Ora qui a Nënshat c’è un convento di monache carmelitane. Il luogo e stato riqualificato con molto gusto, e da qui si può godere un panorama unico sulla pianura di Zadrima.
Chiesa di Krajnë
Tra gli altri corsi c’era anche quello dedicato alla ceramica e terrecotte di cui è rimasto testimone Vasil Kukaj che ha aperto un laboratorio dove espone i suoi lavori in terracotta, con motivi della zona, preferiti come souvenir dai turisti di passaggio. Lui e gli altri non dimenticano mai l’opportunità offerta da padre Antonio e da ciò possiamo dedurre che ogni offerta che è stata fatta a questo prete non è stata smarrita, ma è stata fatta arrivare laddove ce n’era bisogno.
SARDA ISLAND
L’isola di Shurdha (in albanese: Ishulli i Shurdhahit) è un’isola nel nord dell’Albania che si trova nel bacino idrico di Vau i Dejes o Rragam, alimentato e drenato dal fiume Drin È l’isola più grande del bacino idrico con una superficie di 7,5 ettari. Dalla punta più settentrionale dell’isola alla punta più meridionale di essa, ha una lunghezza stimata di 390 m (1.280 piedi). È principalmente coperto da alberi. È accessibile in barca turistica in estate dalla diga di Vau i Dejës o Rragam. Il nome dell’insediamento illirico originario era Sard (albanese Sardë ,greco Sardoniki ). Successivamente, il nome fu cambiato in Shurdha che significa “sordo” in albanese. Il nome cambiò mentre l’Albania era uno stato comunista ateo, quando a causa del forte legame religioso dell’isola, fu dimenticata.
Fondata tra il VI e il VII secolo la città era situata in posizione strategica sulla vecchia strada del mare Adriatico alla Dardania e fungeva da punto di sosta lungo la rotta commerciale. L’insediamento in origine aveva un muro di cinta che circondava l’intera collina su cui era costruito. Circondata su tre lati dal fiume Drin , Sarda aveva 12 torri di varie forme, sembra essere stato un modesto insediamento dalla sua fondazione al IX secolo, quando vide una rapida espansione e assunse la sua massima importanza nel XII secolo, quando fu sede del congiunto vescovo di Sapa e Sarda. L’isola era l’insediamento originario del patriarca feudale Lekë Dukagjini, famoso per le regole del Kanun. Fu devastata dagli Ottomani nel 1491.
Nel 1973, quando la diga fu completata, la città di Sarda divenne un’isola sulla riva sinistra del fiume Drin.
Quindi il Fam Trip si è concluso nella città di Scutari per l’inaugurazione del negozio di “NATYRA IME”, dopo la conferenza di chiusura sul DIASPORA PROJECT nei locali di “Shporta e Recit” con tutti i partecipanti e gli esponenti principali che sono intervenuti e di seguito Benko Gjata esponente di spicco di HUMANS OF ALBANIA, non che referente del progetto Diaspora e guida del FAM TRIP, ha presentato più nello specifico il tipo di progetto attraverso il sistema multimediale.