a cura di Lucia Cucciarelli
In tutto il mondo l’ape-cena o l’aperitivo al posto di un lungo e costoso pasto si è diffusa come una moda inarrestabile e ordinare un Martini Fiero&Tonic è il trend del momento.
Quello che abbiamo dimenticato è il protagonismo assoluto del Martini, in versione bianco, rosso, dry, rosé, e del suo essere ‘Vermouth’, ovvero ingrediente indispensabile nella preparazione di cocktail, come il Bronx, il Brooklin, il Manhattan, il Negroni.
Cos’è il Vermouth
Il vermouth è un vino aromatizzato, ovvero un vino assemblato, composto da vino e sostanze aromatizzanti, alcol e zucchero.
I vini aromatizzati si ottengono da un vino-base neutro ( molto spesso trebbiano bianco ) con un titolo alcolometrico minimo del 1 0% con l’aggiunta di alcol etilico o acquavite, per aumentare il titolo alcolometrico, zucchero, per dare dolcezza, estratti o infusi di erbe e spezie, come cannella, cardamomo. coriandolo, noce moscata, salvia, corteccia di arancio amaro, china, rabarbaro, timo, veronica, altre ancora e soprattutto assenzio – che in tedesco si traduce wermut.
La storia del Vermouth
Ippocrate padre della medicina e da considerarsi anche l’inventore del vermouth lasciando macerare i fiori del dittamo e dell’artemisia in un vino greco ricco di alcol e zucchero, creò una bevanda molto simile al vermouth.
Il vino ippocratico nell’impero romano venne chiamato vino absinthiatum e utilizzato come un medicinale.
Nel medioevo l’antenato del vermouth era spesso bevuto nelle corti ed ebbe enorme diffusione grazie ai monaci delle abbazie di Francia e Germania.
Grazie ai veneziani e agli scambi commerciali con l’oriente la ricetta del vermouth si arricchì di nuove spezie come il cardamomo, lo zenzero, cannella, chiodi di garofano, ecc. e intorno al 1600 assunse definitivamente il nome vermouth.
Fu un piemontese a portare alla corte di Baviera un vino aromatico che fu battezzato vermouth wein. Wermut in tedesco significa assenzio.
Grazie alla ricchezza della flora alpina e alla vicinanza con i porti della Liguria, Torino ed il Piemonte diventarono la patria del vermouth e furono proprio i piemontesi a diffondere la bevanda in tutto il mondo.
Nel 1786 Antonio Benedetto Carpano produceva vermouth e nello stesso anno la bevanda aromatica ricevette la consacrazione regale e Vittorio Amedeo III lo nominó aperitivo di corte.
Nel 1830 Alessandro Martini acquistó una drogheria a Torino dove già si produceva la bevanda.
Nel 1879 Luigi Rossi entró in società con Martini e nacque cosi la Martini & Rossi.
Gli ingredienti del Vermouth
Per la produzione del vermouth viene scelto un vino bianco, italiano abbastanza neutro e poco alcolico, tipo trebbiano italico. Il vino base è un insieme di vari vini che provengono da diverse zone italiane e subisce una chiarificazione e decantazione per eliminare le sostanze intorbidanti; dopo che è stato filtrato viene conservato in recipienti adeguati.
Artemisia, melissa, camomilla romana, scorza d’arancia amara, sandalo, cannella, violette, genziana, rabarbaro, tè, menta ed altri contribuiscono a creare il caratteristico bouquet aromatico dei vermouth. Erbe, spezie, fiori e frutta dopo essere state sminuzzate vengono immerse in una soluzione idroalcolica per 15-20 giorni, dopo di che si filtra il tutto ottenendo un infuso aromatico. Questo infuso può essere direttamente miscelato al vino, oppure può essere distillato per ottenere un essenza più delicata profumata ed usata poi come ingrediente.
Lo zucchero viene miscelato nelle giuste quantità al vino
Una volta trattati tutti gli ingredienti, vino, alcol, zucchero, essenze aromatiche, si procede alla preparazione del vermouth che consta delle seguenti fasi:
Miscelazione: ingredienti: in una vasca di fabbricazione si amalgamano tutti gli elementi sopra descritti nelle percentuali stabilite. Il prodotto ottenuto è il vermouth che però non è ancora pronto.
Maturazione: la bevanda deve infatti amalgamarsi e maturare ed affinare per alcuni mesi in vasche di maturazione o botti a seconda del tipo di vermouth.
Refrigerazione: dopo la maturazione il liquido viene refrigerato per far precipitare gli elementi d’impurità.
Filtrazione: il liquido viene filtrato.
Imbottigliamento: il vermouth viene finalmente imbottigliato pronto per essere venduto.
In commercio si trovano 4 tipologie di vermouth:
vermouth rosso: prodotto con vino bianco e colorato con caramello; gradazione alcolica 16% vol., tenore zuccherino 140/200 gr/lt
vermouth bianco: prodotto con vino bianco; gradazione alcolica 16% vol, tenore zuccherino 140/200 gr/lt.
vermouth dry: prodotto con vino bianco; gradazione alcolica 18% vol, tenore zuccherino 1,5/4 gr/lt.
vermouth rosè: prodotto con vino rosè; gradazione alcolica 16% vol, tenore zuccherino 140/200 gr/lt.
Di solito si serve freddo a 6-8 gradi, poiché la base è vino bianco, in un calice da degustazione o doppia coppa, se liscio, o in un old fashioned se on the rocks o con ghiaccio.
Si decora con mezza fetta d’arancia per il rosso e rosè e scorzetta di limone per il dry e bianco.
Ma torniamo alla storia del Martini
Martini & Rossi è una multinazionale italiana di Torino attiva principalmente nella produzione e distribuzione di bevande, celebre principalmente per il marchio Martini e per le sponsorizzazioni sportive e culturali.
Entrata a far parte del gruppo Bacardi nel 1993, ha fatto balzare quest’ultima al terzo posto nel mondo nella produzione di bevande alcoliche.
La prima sponsorizzazione si verifica a Torino nel 1925 con la “Gran Coppa Martini & Rossi” e arrivata al suo apice con i Giri d’Italia del 1934 e del 1936. Durante il primo, la società abbinerà il suo nome ai “Gran Premi della Montagna” e affiancherà alla corsa due “carri pubblicitari”; per il secondo preparerà invece una lussuosa Isotta Fraschini 8 cilindri, che con la grande sagoma di una bottiglia di China montata sul bagagliaio percorrerà le strade al seguito degli atleti.
La Martini & Rossi si avvicina al mondo delle corse automobilistiche nel secondo dopoguerra Nel 1968 viene fondato il Martini Racing Team. La sua avventura comincia nel 1971 nella categoria Endurance, ossia nelle gare di durata su pista. Il debutto avviene con la Porsche 917, che vince in quell’anno due classiche come la ’12 Ore di Sebring’e la’24 Ore di Le Mans’. Quello tra Porsche e Martini Racing sarà un binomio di successo, che culminerà con i titoli mondiali del 1976 e del 1977, una collaborazione che si chiuderà nel 1980. Il nuovo capitolo si chiama Lancia: nel 1981 la Lancia Beta Montecarlo diventa campione mondiale con i colori del Martini Racing.
Il debutto in Formula 1 risale al 1972 e il Martini Racing Team nel 1975 sigla l’accordo con la Brabham di Bernie Ecclestone che correrà sino al 1978. Il marchio Martini tornerà al grande motorismo nel 2006-2008: come sponsor della scuderia Ferrari.
Nell’arco di dieci anni, tra il 1982 e il 1992, con la Lancia si imporrà per sei stagioni consecutive (1987–1992. Dal 2014 al 2018 Martini è stato lo sponsor principale del team di F1 Williams.
Tra i premi sportivi promossi dal Martini International Club sono molti i trofei che, negli Stati Uniti, venivano consegnati annualmente ai migliori atleti di varie discipline, tra cui la vela, la motonautica, l’automobilismo, la scherma, il tennis e l’ippica, ai quali si aggiungeva un riconoscimento riservato ai “giornalisti e commentatori sportivi”. I premi furono realizzati dalla gioielleria Tiffany di New York.
La pubblicità di MARTINI
Il primo passo fu la cartellonistica d’autore.
Marcello Dudovich firma nel 1920 per la Martini & Rossi “la Dama Bianca”.
È Armando Testa il nome più noto legato alla comunicazione pubblicitaria di Martini & Rossi.
È sua l’illustrazione del “Gran Spumante Riserva Montelera”, un’immagine in cui protagonista è una bottiglia “vestita” con cappa di seta e papillon. Testa fu anche autore di numerosi bozzetti, tra i quali il gallo realizzato con un collage di etichette a simboleggiare gli ingredienti dei cocktail.
Anche Andy Warhol lavorò come pubblicitario alla fine degli anni Cinquanta. Tra i suoi committenti c’era anche la Martini & Rossi, che si affidò a lui per una campagna destinata al mercato americano, con disegni dedicati al mercato americano. Nei colori guida del rosso (per il sweet Martini– com’era denominato negli USA il Martini classico) e del verde (per il Martini dry)..
Tra gli anni novanta e l’inizio del Duemila vengono ingaggiati Charlize Theron, Sharon Stone, Gwyneth Paltrow e George Clooney.