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Cause del Declino Italiano nel Mondo.

Di Fabrizio Rutigliano

Ancora di gran attualità rimane nella bella “Penisola” la celebre frase di Massimo D’Azeglio: “Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani”.
Questa è una celebre frase che naque all’indomani del 1861, data dell’unificazione italiana.

Vi chiederete perché oggi tale detto è ancora di moda pur essendo passato più di qualche secolo.
Purtroppo, nonostante tutto quel tempo trascorso la celebre frase continua ad essere di grande attualità sia in ambito nazionale che internazionale.

Ed è proprio in ambito internazionale che il problema si percepisce di più, specie con le ultime repubbliche ben lontane dalla prima repubblica ricca di talenti e personalità di peso.

Basti pensare alle colonie italiane durante l’epoca fascista, Libua, Eritrea, Etiopia, Somalia, Albania e nel 1941 l’espansione verso Tunisia e sud Balcani.
Bene, ora la domanda da porci è: quanto è rimastodi italiano in questi paesi?

Forse ben poco, sia perché l’impero ebbe una durata breve e soprattutto perché esso era per la maggior parte collegato al periodo fascista quando fu proprio Mussolini a cercare il “posto al sole per l’Italia”.

Da qui si comprende benissimo come le tracce del colonialismo italiano rispetto a quello francese, spagnolo e inglese è una chimera.

Ma non è solo questa la motivazione principale, a questo va aggiunto proprio il problema dell’identità italiana, un’identità poco nazionalista e unitaria che ancor oggi molto debole.

A differenza dei francesi e inglesi la politica estera italiana è stata più chiusa e concentrata alle questioni nazionali che internazionali.

Quando ha inciso questo?

Moltissimo, infatti a causa di questo stile oggi alcuni nuovi paesi stanno emergendo rubando il posto che era stato dell’Italia.


E quando accade nei Balcani, in Albania e Bosnia, ma lo stesso sta succedendo nella frammentata Somalia e Libia.

Insomma, se oggi la Turchia di Erdogan sta allargando il proprio potere politico, economico e culturale lo si deve molto non solo alle forti manie politiche “erdogane”, ma proprio perché qualcuno le ha dato tanto spazio rimasto vuoto x decenni.


E in tutto questo l’Italia cosa fa? Come reagisce?
Come sanno fare i politici italiani, invocando una forza europea che non esiste, e molte volte portando a casa accordi e concessioni di poco conto.

Questo perché avviene?

Proprio perché manca il concetto di nazionalismo italiano che non va solo usato durante le competizioni sportive, ma anche in contesti di geopolitica.

Mentre Ataturk riuscì in breve tempo a dare un’identità alla nuova Turchia, la politica italiana no, rendendo quella che era la quarta potenza a un paese di seconda categoria.

Questo è avvenuto dalla fine degli anni novanta quando personaggi come Craxi, De Michelis, Andreotti, Spadolini etccc hanno dovuto lasciare spazio a politici incapaci di attuare una politica estera.

Oggi molti sono i turchi che vivono all’estero che si sentono orgogliosi della propria nazione d’origine, cosa che non avviene tra gli italiani.
Insomma bisognerebbe fare l’italiano oltre che risanare l’intero paese.

Dunque è tardi?

Nella politica e nella geopolitica non è mai tardi per risorgere, questo periodo tanto “ottomano” e legato alla figura del presidente Erdogan e non alla politca nazionale turca.

Senza considerare che non tutto ciò che lucica è oro, non dobbiamo dimenticare che l’economia turca insieme alla sua moneta stanno messe non propriamente bene.

Quindi c’è ancora posto per l’Italia?

Si, importante prepararsi da ora per ritornare a breve a riprenderci la leadership specie in alcune aree.

Ma tutto ciò sarà fattibile solo accantonando politici troppo timidi, economisti da cortile e ministri incapaci.

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