Di Sonila Alushi
Avevo 7 anni quando papà iniziò a seguire un corso di lingua italiana, di nascosto. Il professor Gjergji (Giorgio), un signore appena uscito da 11 anni di prigione perché aveva espresso idee democratiche, dava lezioni a pochissimi fidati rischiando ancora la galera.
Funzionava così per il nostro regime comunista: i liberi pensatori, gli intellettuali, i professionisti che criticavano il sistema, venivano accusati di “Agitazione e propaganda” prendendosi anche 20 anni di prigionia.
Papà, quando tornava dalla lezione, ripeteva tutto quello che aveva imparato a noi tre. Mamma ripeteva i verbi e le filastrocche tra una faccenda e l’altra, sempre indaffarata. Tani ed io eravamo talmente entusiasti che pendevamo dalle labbra di papà.
Lui diceva che l’Italia era il paese più bello del mondo. E l’italiano era la lingua più bella del mondo. Una lingua dolce, gentile, musicale. Non la si poteva non amare. Ed è stato così, fin dalla più tenera età, che abbiamo iniziato a conoscere ed amare l’Italia, io e mio fratello, grazie a Papà.
Ieri, finalmente e dopo tanti anni di attesa, è arrivato il giorno del riconoscimento formale di ciò che i nostri genitori si sentono da tantissimo tempo: cittadini bergamaschi, italiani ed europei a tutti gli effetti.
Sempre più a casa. ❤️
Grazie alla Consigliera con Delega Nuovi Cittadini Dott.ssa Monica Corbani per l’accoglienza in Comune e le meravigliose parole.
È stato un momento solenne, molto emozionante.