Di Anita Likmeta
La politica è anche fisicità. E’ un’ovvietà per cui gli esempi si sprecano, ma giusto per farne un paio: la preoccupazione dei democratici in America oggi è che Biden non regga il confronto con Trump perché sugli schermi appare più vecchio e più debole del suo avversario.
Oppure, per non dare l’idea sbagliata che si tratti solo di una questione di prestanza maschile, si pensi all’acconciatura impeccabile della Thatcher: non c’era dubbio che una con quei capelli avrebbe tenuto i conti pubblici in ordine.
Così, sono trascorsi alcuni giorni da quando la Presidente del Consiglio Meloni si è recata in visita amichevole in Albania, invitata dal Premier Edi Rama. Un incontro informale appunto, come fra due amici qualsiasi. Così amici che il Presidente le ha ricordato del conto da pagare dei turisti italiani e lei, la grande Sorella d’Albania, è corsa ai ripari chiamando l’ambasciata italiana affinché saldasse il conto dei furbetti.
E, ancora una volta, l’elemento della fisicità in quell’incontro, saltava agli occhi: il gigante e le bambina, per citare una vecchia canzone. Se ne è accorto anche Rama, che ha cercato di mitigare la disparità delle foto, in un’intervista a Telese: “Quando la Meloni parla sa essere un gigante”, aggiungendo poi che al giorno d’oggi destra e sinistra non sono più categorie con le quali si possa interpretare la realtà, motivo per cui è perfettamente plausibile un asse Italia Albania, nonostante Rama sia socialista e la Meloni un’ex missina.
Il guadagno derivante dall’incontro è stato sicuramente reciproco: la Meloni ha ottenuto il plauso pubblico di un leader socialista, la qual cosa, nella narrazione rivolta agli italiani, sta a significare che tutto quel ceto medio che si sente a disagio per il post-fascismo della Premier farà meglio a mettersi l’animo in pace. Rama, da parte sua, sa che l’Italia è uno dei primi partner commerciali dell’Albania e, di certo, il primo paese europeo che sarebbe disposto a validare all’Albania il passaporto per entrare nell’Unione Europea.
Questo legame trova proprio nell’informalità dell’incontro un motivo ulteriore di sottolineatura. Come a dire: non abbiamo bisogno di fare le cose con troppa ufficialità, in fondo siamo come quei parenti che ogni tanto passano a farsi una visita.
Nel frattempo però Germania e Francia si allineano sul fronte migranti e rafforzano i loro rapporti istituzionali, posizionandosi nuovamente come paesi forti alla guida dell’Europa. La Meloni avrebbe forse potuto anticiparli e fare una mossa da maestra, come quando incontrò a Roma Macron.
Oggi quella mossa le avrebbe garantito una certa compattezza di forma ma soprattutto l’avrebbe aiutata ad essere vista, da ovest, come una leader affidabile per il futuro. Così, al netto della felicità che provo (da italiana-albanese) nel vedere che le mie due patrie vanno d’amore e d’accordo, ho come il dubbio (da albanese-italiana) che non basterà, quando andremo a parlare in Europa delle questioni scottanti che sono sotto gli occhi di tutti, minacciare la troika con lo spauracchio del cugino di due metri, che, come dicevamo da bambini, “con un pugno ti manda in cielo”.