Di Daniela Pesco
Platone diceva che deriva dalla mescolanza, in giuste proporzioni, fra finito e infinito.Ben potrebbe essere dunque l’unione di mente e corpo, il mescolarsi con gli altri.
Ma, io credo che la vera bellezza sia innanzitutto plurale e irriducibile a nuovi ordini estetici da raggiungere.
E’ un insieme di piccole imperfezioni che rendono quel viso unico.
Si è belli solo quando la bellezza trasmettere emozione.
Implica rispettare il corpo e i suoi limiti e farne luogo in cui incontrare l’altro. Il nostro corpo è sociale: ci presenta al mondo e ci consente di agire nel mondo, di entrare in contatto con la realtà circostante.
Occorre diventare bellissimi per essere “qualcuno”?
No! Omologarsi è invece smarrire la propria identità personale, quella di esseri assolutamente unici e irripetibili. Quella singolarità e individualità che differenzia da ogni altra donna e da ogni altro uomo. L’aspetto preoccupante è che le persone non riconoscono la bellezza che possiedono, per andarla a cercare in altri modelli. Il bisturi finisce per togliere il coraggio di valorizzare il bello che si ha in sé.
È bene ribadire che il tempo che passa deve essere considerato come un privilegio perché è un privilegio .Forse noi lo dimentichiamo troppo spesso .Noi dimentichiamo che invecchiare è quel qualcosa per cui la gente lotta . Le persone lottano contro i tumori o malattie incurabili,quindi l’età che avanza è la felicità di svegliarsi al mattino perché si ha un giorno in più da vivere .
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