(Maria Teresa LIUZZO Danza la notte nelle tue pupille, AGAR Ed.ce, Reggio Calabria, 2022, pp 124, s.i.p.)
di Pasquale Montalto*
Appena edito il corposo libro Danza la notte nelle tue pupille, poesie dense di sostanza eppur snelle nella proposta di lettura, ennesima fatica letteraria della intrepida e appassionata, nell’espressione della bellezza, poetessa e scrittrice Maria Teresa Liuzzo. Un libro accattivante nella veste grafica e nella cura del formato, dalla tinta forte e delicata nel contrasto di copertina, segno della maturità della linea editoriale della AGAR-Associazione Lirico Drammatico Arte e Cultura, con la riproduzione del bel dipinto Lo spirito della rosa di John W. Waterhouse (1908).
Un invito di lettura, che è predisposizione d’animo, per come dev’essere nei confronti della poesia, quand’essa voglia, per come accade nelle pagine poetiche della Liuzzo, tendere alla trasmissione di un vissuto esistenziale difficoltoso nella realizzazione delle conquiste, che si rivelano poi punti certi e solidi di riferimento, viatico di vita e avvio di un colloquio con chiunque si imbatta nella lettura dei versi di questa sensibile e ricca, nella conquista dei traguardi valoriali, poetessa. Basterebbe la poesia d’avvio per rendere il senso di queste mie parole, umile lettore che si accosta alla grandezza d’animo dei versi, che come acqua zampillante e fresca, limpidamente sgorgano dalla penna di Maria Teresa Liuzzo. Leggiamo allora per intero questa bellissima poesia che è d’avvio alla lettura ma concentra in sé anche il messaggio poetico dell’intero libro, e non a caso le offre il titolo:
Danza la notte nelle tue pupille / e sui nostri corpi avvinti / al candore di un fiato disperso / nel cuore che alita l’éllera di un sogno, là dove l’incoscienza / s’impreziosisce del limite / lasciando dietro di sé / albe e mondi di sabbia / a farsi sangue di falene. / Il colore dei tuoi occhi / veste la solitudine dell’ora / e sgomitola la sapienza dei corpi / ombre di un desiderio mai dissolto, / sulle labbra come graffi di memoria, che geme / in lenzuola di geometrie allo specchio.
Non poteva esserci incipit migliore per presentare la grandezza d’animo e la verve poetica dell’Autrice, e nello spessore culturale che nell’uso della costruzione poetica, con parole precise e un verso ritmico e armonico che vive d’autonomia e di forza metaforica e simbolica, lasciando velatamente trasparire la condizione interiore della persona Liuzzo che affida alle parole i suoi stati passeggeri di tristezza, accogliendoli in una fornace di dolore, laddove tutto si rende possibile, distillare bellezza e pacificazione. C’è allora il corpo avvinto, il fiato disperso, il cuore appeso al sogno, l’incoscienza, la preziosità del limite, l’abbandono del farsi sangue di falene. Lo specchio degli occhi, là dove non esiste più menzogna, il colore che veste la solitudine dell’ora, come graffi di memoria, bellissima immagine per rendere la condizione del travaglio del cuore; nelle ombre è allora, per come avviene, il riscatto e il recupero del desiderio di vita, che è come ragionare con nuove geometrie allo specchio, recupero del pensiero positivo che asseconda gli occhi interni dello spirito, i soli capaci di ridare, restituire la vera identità, il suo colore, alla realtà.
È questo a mio modesto parere la geniale creatività e il messaggio di quest’ultima opera poetica, della poesia che M.T. Liuzzo offre oggi in dono come suo contributo al risveglio delle coscienze dotate di buona volontà nel rendere migliore le relazioni tra gli umani e col mondo intero, in una tensione evolutiva e di riscoperta della gioia dell’armonizzazione complessiva dell’Esistere, ovunque questa si esplichi e si espliciti, in qualunque forma si manifesti. Questo libro di poesie, per meglio comprenderne il valore di senso, all’interno del più complessivo percorso Esistenziale emozionale e Fenomenologico personalistico nel quale la Liuzzo si muove ed è impegnata nella sua quotidianità e nel campo letterario culturale, va visto e messo in connessione con la Trilogia dei suoi Romanzi ( E adesso parlo!, Non dirmi che ho amato il vento !, L’ombra affamata della madre) che in questi ultimi anni (2019-2022) hanno occupato la mente, il cuore e lo spirito della poetessa; attraverso la prosa e la parola poetica di questi anni la Liuzzo si è espressa e resa visibile, fatta apprezzare sulla scena mondiale dell’innovazione libraria e delle idee trasformative per un pensiero costruttivo che renda la vita della Persona, di ogni persona, degna di essere vissuta.
E potrei fermarmi qui, nell’intenzione di una breve presentazione, convinto di aver sollecitato curiosità sufficienti all’indirizzare gli animi verso la lettura dei versi dell’intero libro, ma anche dei romanzi, che assicuro, senza alcuna interferenza di parte, essere pregni d’espressione delle migliori acquisizioni, materiali e spirituali, a cui oggi l’uomo possa guardare e ispirarsi, semplicemente guardare come desiderio di trovare la via, per meglio districarsi nella complessità odierna dell’esistere. Eppure è grande il bisogno, e me ne scuso, di continuare a spendere poche altre parole per rendere più merito alla poesia di Maria Teresa Liuzzo, in un rimando d’approfondimento che certo deve aprirsi a favore della sua poesia, della poetica liuzziana.
Una poesia e una poetica che cerca di farsi strada partendo dai movimenti dettati da forti sentimenti, da emozioni straripanti indirizzate ad un bisogno comunicativo e di apertura nel contesto del relazionarsi spontaneo, per come vuole la sincerità del cuore in un incontro dialogativo che sia incontro di anime. Non semplici parole, ma parole indirizzate ad andare dentro il significato delle cose, capaci di creare nuova realtà e di prendersi cura e rinnovare quella esistente, fino a toccarne l’essenza spirituale, che si nasconde nel vuoto, nell’ombra, nella materia scura e nella non materia di ogni atomo e del corpo umano e di ogni altro corpo dell’universo: Se ti osservo dormente / dentro le palpebre / indovino i tuoi sogni / e sento / un caldo bacio / sulla bocca. Quale alto senso dell’incontro dell’amore. E ancora: Mòrdimi come il pane, / come il tempo l’ora. / Nessun inganno / se siamo ancora / di chi fummo. E il travaglio, quello della nascita, della morte e della rinascita, la parola che cerca altrove lo spazio dell’incontro: Stringimi a te, parola / Spogliami dei pensieri tormentosi / di culle vuote, / di mattini oscuri. / Saziami dei tuoi occhi … / Vestiremo la notte / profumata di tigli (Cfr. pgg 22-26). E’ come inebriarsi da una forza d’animo che è spinta in avanti, di certo l’esperienza, come momento di partenza, dolorosa della poetessa, che noi lettori possiamo solo immaginare, ma anche potremmo conoscerne i dati reali da un interrogarne il cuore in sua presenza o acuire l’interesse verso i dati biografici dell’Autrice… o, chissà che lei stessa non voglia dircelo in quest’apertura sincera verso il quale il suo animo anela. Certo si respira un’aria di trascendenza, di trascendimento dell’umano districarsi, e nella parola poetica che in quella in prosa, di riscatto, di spiritualità, completamente centrata nella conquista del valore dell’Amore, della Libertà, e altro ancora (cfr a pg 22 la poesia Il mare sa). A seguire fanno capolino i simboli riverberanti del “cristallo” (vene di cristallo, ma anche ricami di neve, lame dal cristallo, gemme di sole, pesci e cristalli, nel corallo …). Simboli di cui il poeta vive e la poesia si arricchisce, un’energia d’origine, ancestrale, mitica e metaforica, che spinge l’uomo verso il suo destino, in completa libertà dell’agire, che auguriamoci sia nella traiettoria e nel sogno desiderante dell’incontro, di esperienzialità esistenziale, di spiritualità e di conquista di pace, lasciando i segni della lotta e della guerra, per come è nell’indice che si eleva al cielo della Liuzzo poeta.
* Dr. Pasquale Montalto Psicologo Clinico – Poeta- Critico letterario