Di Artur Spanjolli
Scrissi “L’accusa silenziosa” ✍nel lontano 1994-5. Al principio doveva essere un romanzo di costumi, ispirato a tre storie che all’epoca mi avevano totalmente stregato la fantasia creativa. Due film, 📽che all’epoca avevano fatto molto clamore ed un libro. Rispettivamente i film erano: “Pulp fiction” di Tarantino e “Prima della pioggia ” di Manchevski. Invece il libro, era il romanzetto, di G. G. Marquez: ” Cronaca di una morte annunciata”.📖 Tutt’ e tre le storie, con il loro bagaglio e veggenza narrativa, con la loro superba tecnica nel raccontare, con il loro gioco di tempi e contrattempi, quel montare e smontare la storia per effetto narrativo, allora novità assolute per me, mi avevano spinto a fare un lavoro strutturale, tutto ignoto e nuovo. Mi divertivo nell’inventare le scene e far girare i personaggi come in un cerchio vizioso predestinato. Per di più, stavo sperimentando tutto in una lingua acquisita, che non era la mia. Perciò, trovare parole ignote, cercare di inserirle nel tessuto narrativo, ricordo, mi dava una gioia ed una esaltazione completamente nuova e ignota a livello creativo. Era come se avessi scoperto nuove terre nel campo della letteratura.
Scrissi il libro in fogli A3 in due copie, 👨💻poi con una ragazza madrelingua a fianco, corressi e drizzai grammaticalmente il testo. All’inizio il romanzo l’avevo intitolato: “La pioggia di un alba luttuosa” ☔Poi mi resi conto che il titolo non funzionava, perciò lo cambiai. Il dattiloscritto, 📃 ancora non pubblicato, dopo tanti anni rimasto nell’oblio, fu ripreso da me, nell’inverno del 2001 ❄☃️se non ricordo male. Quindi detti al testo un altra rinfrescata, ormai con uno nuovo spirito creativo e con una conoscenza maggiore della lingua italiana. Ormai il libro era pronto, ma nella confusione di tanti romanzi ancora inediti, che facevano a gara chi sarebbe stato pubblicato per primo, rimase nuovamente nel dimenticatoio del mio archivio personale. Passarono ancora 6 anni finché trovai una casa editrice mezza pirata, che vendeva i libri grazie agli africani piazzati all’entrata di ogni libreria nelle città principali della penisola.
Il libro, secondo l’annuncio ufficiale uscì in 3000 esemplari. Non si comprese mai quante copie ne furono vendute, e l’anticipo di 1000 euro 💸💸💸 non giunse mai sul mio conto corrente. Poi si dimenticò per tanti anni.
Ma la gioia 🙆♂️ che mi regalò questo primo libro scritto direttamente in lingua italiana, era veramente una festa intima per me.
Dopo, ne ho scritti molti altri libri in italiano, ma quell’inverno del 1995, con le notti silenziose, in cima all’ edificio storico, nella camera solitaria del Borgo Pinti 13, 🏩mentre tutto raggomitolato alla poltrona marrone, battevo sulla tastiera del Olivetti, – spesso fin dopo la mezzanotte -; 🕑 quelle notti fredde d inverno, sono rimaste per sempre impresse nella mia memoria, come un puro ed intenso godimento creativo.
Sono passati quasi 30 anni. Il libro pulsa ancora. ❤Respira, e questa è la seconda edizione dopo la famigerata prima edizione di 18 anni fa. Ora il libro viene proposto da Besa editrice e spero che abbia il successo che merita. Dicono che quando un romanzo si ristampa, esso riprende fiato, rivive, un po’ come le reincarnazioni nella cultura Buddhista. Perciò, ripeto, spero tanto che sia acquistato e goduto dagli amanti del romanzo, dai miei amici, conoscenti e dai lettori appassionati dei miei libri, 🍾per dare più fiato, vitalità alla storia ed allo spirito della narrazione stessa. 🥂
Grazie mille alla Besa editrice ed al suo editore instancabile L. Muci.🙏
❤
A. S.