Di Federica Pascale | euractiv.com | translated by Paolo Cantore
Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha parlato martedì alla Camera dei Deputati del controverso accordo tra Italia e Albania sulla gestione dei migranti irregolari, affermando che non è paragonabile a quello firmato recentemente tra Regno Unito e Ruanda.
Tajani ha chiarito che il protocollo con Tirana è un “tassello significativo” nella strategia complessiva del governo guidato da Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia/ECR) per contrastare i flussi migratori irregolari e il mercato dei trafficanti che “continua a mietere vittime”.
“Prevenire le partenze irregolari, rafforzare le frontiere esterne, combattere gli scafisti, migliorare il sistema dei rimpatri, ampliare i canali di migrazione legale, accogliere chi ha diritto alla protezione internazionale: sono questi gli ingredienti principali del nuovo approccio che stiamo cercando di instaurare in Europa”, ha detto il ministro.
Il protocollo Italia-Albania stabilisce che non più di tremila migranti possono trovarsi contemporaneamente nei due centri e che i migranti possono arrivare nel porto albanese solo con navi delle autorità italiane, impegnate nelle operazioni di soccorso.
Inoltre, non sarà possibile rimorchiare le imbarcazioni dei trafficanti, né dirigere verso l’Albania imbarcazioni gestite da organizzazioni non governative.
I migranti saranno trattati “esattamente allo stesso modo” di quanto previsto dalla normativa italiana ed europea, e i due centri opereranno secondo le normative italiane, europee e internazionali in materia. Le procedure saranno quelle italiane e verranno svolte esclusivamente dalle autorità amministrative e giudiziarie italiane.
I partiti dell’opposizione di sinistra avevano ampiamente criticato l’accordo con Tirana, con il segretario del Partito Democratico (PD/S&D) Elly Schlein che aveva espresso forti perplessità e il responsabile delle politiche migratorie del PD, Pierfrancesco Majorino, che aveva parlato di un “pericoloso pasticcio”.
“Sembra essere in aperta violazione del diritto internazionale e del diritto europeo”, ha detto Schlein, aggiungendo che l’accordo non è valido perché il governo lo ha deciso senza aver consultato il Parlamento.
Per questo motivo il governo ha annunciato martedì che intende presentare al Parlamento un disegno di legge di ratifica contenente le norme e gli stanziamenti necessari per l’attuazione del protocollo.
“Il dibattito di oggi e il voto che lo concluderà dimostrano, se ce ne fosse bisogno, che il nostro governo non si è mai sottratto, soprattutto su temi di tale importanza, al dialogo e al controllo del Parlamento”, ha sottolineato Tajani.
Il PD si è detto soddisfatto della scelta del governo, definita “un’inversione di rotta” dal deputato Giuseppe Provenzano. Nonostante ciò, rimangono molte obiezioni sul merito dell’accordo da parte delle opposizioni di sinistra, in particolare +Europa e Avs, che parlano di “fallimento totale”.
“Il governo si è messo di traverso alla Costituzione”, ha aggiunto Schlein.
L’accordo non è paragonabile a quello tra Regno Unito e Rwanda
Tajani ha aggiunto che l’accordo Italia-Albania non è paragonabile a quello tra Regno Unito e Ruanda, in quanto non è prevista l’esternalizzazione della gestione delle domande di asilo a un Paese terzo e non c’è alcuna deroga ai diritti garantiti a livello internazionale.
“L’Albania entrerà presto nell’Unione europea e fa parte del Consiglio d’Europa. Le deroghe sarebbero state impossibili”, ha detto il ministro.
Infine, solo i migranti che possono essere trattenuti nelle strutture che li accolgono possono essere portati in Albania. Secondo le attuali normative italiane ed europee, esistono due categorie di migranti.
La prima è quella dei richiedenti asilo soggetti alla procedura di frontiera accelerata, persone non vulnerabili provenienti da Paesi sicuri o migranti che hanno già fatto richiesta di asilo e sono stati respinti.
La seconda categoria è quella delle persone in attesa di rimpatrio dopo che è stato accertato che non soddisfano i requisiti per il permesso di soggiorno in Italia. In nessun caso possono essere accolte nella struttura albanese persone vulnerabili, come minori e donne incinte.
L’Albania concederà gratuitamente all’Italia due aree. Un punto di arrivo nel porto di Shengjin, sulla costa settentrionale del Paese, e una base militare a Gjader, a circa 30 chilometri dal porto. Il porto avrà una struttura dedicata alle attività di salvataggio, al primo soccorso e al rilevamento delle impronte digitali.
Nella seconda struttura, situata nell’entroterra, si procederà all’esame delle domande di protezione internazionale e, per coloro che non hanno i requisiti, alle procedure di rimpatrio.
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(Federica Pascale | Euractiv.it)