di Gennaro DE CICCO *
PROGETTO EDITORIALE FAA
Il sabato notte le donne delle “gjitonie” (dei vicinati) di San Demetrio Corone si recano con una disorganizzata processione alla fontana dei monaci (tek pusi) del Collegio di Sant’Adriano per il rito del “rubare l’acqua”. Escono di casa senza un ordine preciso e solo sulla strada s’incontrano tra loro. Si guardano e camminano a gruppi, ma è proibito loro parlare. Il capogruppo procede portando in mano una forcella di legno (dhokaniqja) con un fazzoletto legato all’estremità. Lungo il tragitto i giovani cercano di far parlare, inutilmente, la fidanzata, la madre, la vicina di casa. Il rispetto del silenzio è la regola di questa processione. Soltanto dopo essere giunti alla fontana e bevuto l’acqua potranno scambiarsi gli auguri e iniziare a parlare.
Il significato di questo rito collettivo ha connotati sia religiosi che sociali. Le donne che escono di casa e non parlano richiamano quelle descritte dal Vangelo che camminano silenziose nelle strade e non parlano per non essere scoperte dai soldati romani. Ma esiste anche una relazione tra la colpa che è di tutti gli uomini che hanno crocefisso il Cristo e il silenzio.
E’ l’acqua che opererà la catarsi liberatrice. Il ritorno alla parola è collegato alla resurrezione di Cristo e lo scambio degli auguri è anche un ritorno alla comunità e al vivere sociale. Ultimato il rito del “rubare l’acqua” e dopo essere tornati in paese cantando, si assiste alla “qerradonulla” (il carro di nessuno), un falò pasquale che viene acceso a mezzanotte sul sagrato della chiesa per simboleggiare il Cristo risorto.
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- San Demetrio Corone – Itinerario Storico – Artistico – Culturale – Gennaro De Cicco – Il Coscile, Castrovillari, 2002 – Prima ristampa 2022.
- Percorsi e momenti di storia locale e oltre – Gennaro De Cicco – Apollo Edizioni, Bisignano 2022.