Home Approccio Italo Albanese UN INVITO DAL GRANDE POTERE IDEO-LETTERARIA PER DARE VITA A BAMBINI ALBANESI...

UN INVITO DAL GRANDE POTERE IDEO-LETTERARIA PER DARE VITA A BAMBINI ALBANESI (Riflessioni sul romanzo Il bimbo scritto da Ilirian Dahri).

(Dall’illustre poeta, ZYHDI DERVISHI. Prof. Dr. Dipartimento di Sociologia presso l’Università di Tirana).

Ilirian Dahri, una personalità letterario-creativa cristallina, in cui si rifrangono in una certa misura le formazioni socioculturali e artistiche e le sfide esistenziali della società albanese e italiana.

1. Viaggio letterario d'élite

Ogni vero scrittore e poeta somiglia in una certa misura a un alpinista. Salvo che con obiettivi diversi. Ogni scalatore mira a scalare la vetta più alta. Mentre il creatore letterario cerca di creare lui stesso una montagna del genere. Non per scalarla, ma per trasformarla in una montagna-illuminatrice per le anime degli altri. La maggior parte dei creatori nel campo della letteratura crescono, si elevano insieme ai lettori del loro lavoro, progrediscono anche sotto la pressione dei loro suggerimenti, osservazioni e riflessioni. Condividono così una parte significativa delle sfide creative con i loro buon intenditori.
Mentre il poeta e il romanziere Ilirian Dahri ha seguito il percorso dei pochi scrittori d’élite. Nel suo studio creativo si è qualificato diverse volte: come autore, come critico in opposizione alla propria creatività, che si è costantemente messo alla prova con la lente del brillante traduttore in entrambe le lingue: albanese-italiano e italo-albanese. Il soggiorno di quasi un quarto di secolo fra la cultura albanese e la cultura italiana da immigrata, studente laureato presso una Università prestigiosa italiana e Funzionario di Stato e traduttore d’élite tra queste due culture ha dotato Ilirian Dahri di una lente ideo letteraria originale, che orienta naturalmente la sua penna verso i campi magnetici dei problemi più inerenti che preoccupano la società albanese nel presente e nel prossimo e visionario futuro.

2. Romanzo sulla sfida più traumatica degli albanesi

Dopo il romanzo La libertà pubblicato nel 2022, il romanzo Il bimbo è il secondo scritto da Ilirian Dahri e pubblicato nel 2024. In alcuni profili e dimensioni principali, il romanzo Il bimbo ricorda il romanzo di Ismail Kadare L’anno ritroso, che, a mio parere, è tra i 4-5 romanzi più analitici e più diagnostici della letteratura balcanica. Questo romanzo fa una radiografia super professionale del “marchio Kadare”, per una delle ferite socio-psicologiche più traumatiche che secolari occupazioni totalitarie hanno imposto al popolo albanese: l’anarchia nel suo insieme e il suo intero. Questa ferita ha atrofizzato molta energia creativa del popolo albanese, come di quel popolo che si è sacrificato di più per i più nobili valori europei e che ha imposto il martirio su molte cose, anche sui secolari ostacoli sanguinosi alla scrittura dell’albanese, cioè della lingua madre.

Il romanzo Il bimbo è uno scanner artistico dell’estremo trauma spirituale di una donna albanese che brancola nella nebbia che s’infittisce sempre di più nel corso degli anni. Il suo mondo spirituale in ogni frazione di secondo, quando è al lavoro o in vacanza, quando è irritata dai crampi della vita quotidiana o quando medita sui profili più complicati della filosofia di vita, quando le onde del l’oblio colpiscono certe parti del suo cervello o sorride senza nemmeno capire perché, quando si risveglia la mattina dopo un’insonnia estenuante o quando si sposta in spazi onirici che la allontanano dalla realtà, INA-il personaggio principale del romanzo – è torturata fino al dolore straziante dal dilemma più esistenziale, che è alla radice di tutti i dilemmi della società albanese: discenderà silenziosamente nella fredda notte della sterilità o salirà sul piedistallo più luminoso della maternità.

Di fronte a questo dilemma INA pensa spesso, sempre più spesso, al suicidio. Forse l’unico dilemma che può in qualche modo giustificare un atto del genere, cioè la notte nera dell’interruzione della magica catena delle nascite tra generazioni. Nelle pagine di questo romanzo, le più traumatiche sono le meditazioni di INA:

«Dio mi ha punito e non avrò mai la fortuna di abbracciare un bambino. Un figlio per me. Dio ormai ha già deciso e voglio o no, quello è il mio destino». (p. 21)

«Anzi un giorno vi ricorderete di me e sarete morsi dalla coscienza di non essere mai riusciti a comprendermi. Puff dal nono piano e io comparirò in quei notiziari che camminano, come li chiami tu, quei notiziari televisivi con titoli in movimento: Ecco l’ultima notizia. Tirana. La donna di 47 anni. Nessuno capiva le sue sofferenze». (p. 22)
INA ha sopportato questo dolore straziante, non ha ceduto agli artigli velenosi del suicidio, almeno per alcune ragioni esistenziali.

3. La tradizione signorile albanese come il profilo più moderno della modernità

INA non è stata la sola ad affrontare la sfida del suo destino. In modo visibile, e soprattutto invisibile, nel travagliato mondo delle sue preoccupazioni si trovavano i suoi genitori, sorelle, fratelli, cognate e persino nipoti con il loro radioso mondo infantile. In questo “fronte” di guerra psicologica, suo fratello minore è in prima linea, come incarnazione della bontà e dell’ingegno del popolo albanese. Vive ogni instante con la preoccupazione traumatica della sorella, anche con le sue sfide in ambienti pubblici come i bar. Per questo basta leggere un dialogo tra loro con il ghiaccio che si congela e si scioglie in frazioni di secondo:

« – Volete capire? Non voglio parlare con nessuno, – disse Ina con rabbia, senza alzare lo sguardo».

«Nik, dopo aver guardato la sorella che piangeva tutta amaramente e lanciato un’occhiata ai clienti dei tavoli adiacenti, le disse senza alcuna sfida:

  • Va bene allora. Mi siedo in un altro tavolo». (p. 47)

Quanto lontano e quanto vicino allo stesso tempo. La coesione relativamente stabile di familiari e parenti nella società albanese è stata e resta una “medicina magica” con un grande potere antistress, insostituibile dalla consulenza psicologica, che possono essere anche tra i più qualificati.

                                               4. Un sofisticato “scanner” psicologico.

Questo romanzo elabora con alta maestria artistica le dinamiche dell’interazione dei campi magnetici psicologici dei personaggi, che sono orientati al sogno più nobile che prende vita con l’arrivo di un bambino in questo mondo, come luce del futuro, di garantire il futuro del popolo albanese. I cambiamenti psicologici dei personaggi di questo romanzo si svolgono in modo del tutto naturale attraverso l’apertura e la chiusura dei telefoni cellulari, attraverso messaggi telefonici che, con la loro struttura semplice, trasportano cariche emotive che fluttuano ai confini dello spettro dei sentimenti umani comprensivi. Il controverso filosofo saggista Friedrich Nietzsche (1844-1900) e molti altri studiosi affermano di aver imparato di più sulle complessità psico-spirituali delle persone dai romanzi di Fëdor Dostoevskij (1821-1881) che dai lavori scientifici di molti psicologi professionisti.

Un ruolo simile, d'ispirazione dostoevskiana, ma modificato secondo le esigenze specifiche della società albanese, è svolto anche dal romanzo Il bimbo. La letteratura di Dostoevskij espone confronti psico-culturali su ampi palcoscenici, dove drammi e tragedie pesanti vengono rappresentati con grande potere alienante. Mentre il romanzo Il bimbo concretizza i suoi messaggi in mini scene familiari, meno rumorose, ma più attinenti alle sorti della società albanese. Le madri che fanno ogni sacrificio nella ricerca di avere bambini biologici tra le loro braccia possono essere considerate le combattenti in prima linea nella multiforme lotta per la sopravvivenza del popolo albanese. In prima linea in questi sforzi c'è INA, la protagonista del romanzo Il bimbo. 

Più di ogni altra cosa, è contenta dello status magico della sua madre biologica. Ina si dedica completamente a tale status, fin dal primo monologo o dialogo con il figlio:

«Sei tra noi da poche ore e già la mia vita ha tanto valore, perché appartiene alla tua vita, Figlio mio!».

«La mia vita sei tu, Figlio mio!».

«Adesso so già perché vivo, mio ​​caro Figliolo!».

«Per te fino al respiro che precede l’eternità!». (p. 82)

                                         5. L'inizio di una trilogia

Fra gli albanesi c’è una tradizione di adozione dalla luce molto nobile, forse la più nobile del mondo. Quando i coniugi, dopo molti anni di matrimonio, non raggiungevano lo status desiderato dei genitori, adottavano un figlio o una figlia, proveniente da una famiglia della tribù del marito, e più raramente dalla tribù della moglie, chiaramente contraddistinti da nobili virtù e prosperità. Dopo tali adozioni, in molti casi queste coppie sono divenute genitori di bambini biologici. E in queste situazioni, il figlio adottato non è ritornato ai genitori biologici, ma veniva allevato e maturato dai genitori adottivi con lo status molto speciale di “bambino che ha portato il più grande bene per la famiglia adottiva, il mondo angelico dei bambini”. Questo problema potrebbe essere affrontato in un altro romanzo dello scrittore Ilirian Dahri, nel quadro di una trilogia di romanzi sui figli della società albanese, come una società che, pur avendo dato tanto sudore, energia creativa e sangue per liberare e fiorire altre società, la storia ha riservato il destino della società più martirizzata e sfortunata in Europa dal XV secolo al primo quarto del XX secolo.

                                            6. La ricchezza della lingua albanese

Con la sua creatività letteraria e traduttologica, Ilirian Dahri dà vita a rare parole ed espressioni albanesi. In questo processo creativo arricchisce l’albanese con la coniatura di nuove parole. Nel romanzo Il bimbo vengono presentate interessanti formazioni di parole, come ulteriore ricchezza della lingua albanese. L’arricchimento della lingua albanese, anche come una delle tre lingue più antiche del mondo, probabilmente la più antica, ma parlata e scritta da una popolazione numericamente piccola, non è semplicemente un’attività linguistica, ma di straordinaria importanza per la spiegazione di tanti “meccanismi” linguistici che funzionano oggigiorno anche oltre lo spazio albanese nei Balcani, e tra le altre lingue indoeuropee. Questi arricchimenti della lingua albanese contribuiscono a neutralizzare le influenze negative della pressione delle lingue globali.

Share: