Home Approccio Italo Albanese RECENSIONE DI CORINA JUNGHIATU SULLA POESIA DI ANGELA KOSTA: “FANTASMI”

RECENSIONE DI CORINA JUNGHIATU SULLA POESIA DI ANGELA KOSTA: “FANTASMI”

LO SPETTRO DELLA ROVINA E DEL RISCATTO: 

Recensione di Corina Junghiatu
sulla poesia di Angela Kosta: FANTASMI

“FANTASMI” di Angela Kosta è una meditazione agghiacciante e profonda sulle forze della distruzione che consumano l’innocenza, la speranza e la santità della vita. La poesia si svolge come un incubo surreale, intrecciando immagini inquietanti con un’intensità ritmica che immerge il lettore in un paesaggio di disperazione e decadimento morale.

Fin dalle prime righe, Angela costruisce un mondo in bilico sull’orlo della rovina. I “castelli di sabbia povera e sgretolata” e i “vulcani semispenti” evocano un’esistenza fragile, dove l’innocenza è invecchiata prematuramente e la sofferenza è banchettata da “sciacalli famelici”. Questi fantasmi, senza volto ma onnipresenti, si dilettano nel loro dominio sulle anime perdute, brindando alle loro conquiste con calici alzati in trionfo, una grottesca perversione del potere e della vittoria. Eppure, sotto il quadro distopico della poesia, emerge un lamento più profondo: la perdita dell’amore materno, l’ultimo protettore della vita. Il sacro velo della maternità, una forza universale di creazione e nutrimento, è in netto contrasto con i fantasmi spietati che “dimenticano, negano e mancano di rispetto” la sua santità. Il poeta oppone magistralmente l’orrore alla resilienza della vita, culminando in una riflessione paradossale: la vita, anche se malconcia e tradita, brilla ancora negli “occhi di ogni Madre dell’universo”.

La struttura della poesia riecheggia un valzer implacabile, una danza macabra di sofferenza che si svolge senza sosta. La ripetizione di frasi dure e dichiarative: “E ridono… Fanno i salti di gioia… Disprezzano le lacrime…”, crea un ritmo ipnotico, amplificando il senso di ineluttabilità travolgente. I fantasmi, insaziabili nella loro fame di distruzione, alla fine si ritirano nell’abisso, lasciandosi alle spalle un mondo che ancora si aggrappa alla speranza, per quanto debole.

La traduzione di Ana Korça in lingua inglese preserva il potere viscerale della poesia, rendendo la visione di Angela Kosta in un linguaggio lirico e risoluto. “Phantoms – Fantasmi” non è solo un’elegia dell’innocenza perduta, ma è un monito, uno sguardo implacabile nell’abisso della crudeltà umana, dove l’unica salvezza sta nel ricordare l’essenza sacra dell’amore e della vita. La “voce” di Angela, poetica ma giornalistica nella sua precisione, ci chiede di confrontarci con questi fantasmi, sia dentro che fuori di noi.

FANTASMI, di Angela Kosta

Orribili fantasmi
provenienti dai miseri castelli di sabbia
inferno ben nascosto
affogato dal cratere dei vulcani semispenti
dove giace l’innocenza
la fragilità della giovinezza invecchiata.
Cibo di sciacalli affamati
preda con occhi orrendi, sanguigni
sbavando e leccando i baffi del loro possedere,
brindato la vittoria d’acquisto
delle anime perdute nella sofferenza…
Ridendo di gusto…
Saltando di gioia…
Ignorando le lacrime raccolte
sulle mani della Vita
screpolate come il loro cuore,
distrutta senza pietà
sotterrando i sogni dei figli,
cercando invano la salvezza,
affrontando l’ululare
delle innumerevoli ombre oscure
invitando a ballare a piedi nudi
con i pugni congiunti
sotto un cielo sbagliato
cerchio aperto della terra solcata,
amando disperatamente
ciò che Dio ha donato.
E continua la danza del fallimento totale
del presente
temendo l’indomani,
sorseggiando senza tregua
dal calice rovesciato
le ultime gocce del veleno sparso
offerto volentieri dai fantasmi viventi,
dimenticandosi,
negando,
non rispettando l’amore delle loro stesse madri
involucro nel proteggere la cosa più sacra
che esiste su questo mondo.
Si ritirano insaziabili
appariscenti fantasmi nella notte fonde,
spariscono nell’immediata tempesta
avvolti dal mantello dell’odio
orrore,
spoglie scure come i loro pensieri
presentandosi indegni
di uno sguardo accecante, fulminante.
Dolceamara
avvolta dalla luce trasparente,
negli occhi di tutte le Madri dell’universo,
grida di continue lotta
lanciando messaggi di grande speranza.

(Traduzione di: Angela Kosta)

THE SPECTER OF RUIN AND REDEMPTION:

A Review by Corina Junghiatu
of Angela Kosta’s poem

PHANTOMS

Angela Kosta’s “Phantoms” is a chilling and profound meditation on the forces of destruction that consume innocence, hope, and the sanctity of life. The poem unfolds like a surreal nightmare, weaving haunting imagery with a rhythmic intensity that immerses the reader in a landscape of despair and moral decay.

From its opening lines, Angela constructs a world teetering on the edge of ruin. The “castles of poor, crumbling sand” and “half-extinguished volcanoes” evoke a fragile existence, where innocence is prematurely aged, and suffering is feasted upon by “ravenous jackals.” These phantoms, faceless yet omnipresent, revel in their dominion over lost souls, toasting their conquests with goblets raised in triumph, a grotesque.