Di Adela Kolea
Quando mai qui in Italia, i bambini scrivevano ai premier in caricaâŠ? đâ
đŽTuttavia, facciamo attenzione: non diventiamo patetici, come vedo che ogni tanto stia giĂ avvenendo, buttando nello stesso calderone, le misure restrittive attuali per via della pandemia, con la dittatura, da noi purtroppo ahimĂš subita in Albania.
Non ho bisogno di scrutare le statistiche della diffusione della pandemia oppure di osservare la mappa cromatica legata alla suddivisione dell’Italia in zone colorate, per rendermi conto della pesantezza della situazione:
Basta scoprire come mai avvenutosi prima, questo periodo di fine anno, al premier Conte stanno scrivendo dei bambini⊠đđź
Per la mia generazione in Albania – mi riferisco al ritaglio di tempo inerente all’epoca della dittatura, in cui eravamo dei bambini – era una normalitĂ che cosĂŹ come anche i grandi, elogiassimo il leader supremo, il dittatore e non solo: dedicassimo a lui dei testi, poesie e canzoni.
Che scrivessimo a lui delle letterine – anche se non le avrebbe mai ricevute – con il mantra iniziale:
“Xhaxhi Enver, xhaxhi Enver, e ke gojĂ«n me sheqer!” – “Zio Enver, nella tua bocca c’Ăš dello zuccheroâŠ!”
Ma, tale era il sistema e non dipendeva da noi.
Noi eravamo incastrati involontariamente in quel meccanismo e diventavamo suoi burattini anche contro il nostro consenso o desiderio.
đŒIn circa 30 di vita in Italia perĂČ, al contempo, non mi era mai capitato di scorgere il fenomeno “bambini e corrispondenza epistolare con il Premier” come si sta verificando oggi e la cosa mi suscita inevitabilmente un’ansia particolare.
PerchĂ©, dunque le recenti letterine dei bambini, indirizzate a Conte per il “permesso speciale” di circolazione, riservato a Babbo Natale, mi suscitano questa reazione:
Oltre al delicato stato d’animo e della preoccupazione che incombe, di cui siamo coinvolti tutti in questo periodo di pandemia, volente o nolente, il fatto che all’improvviso, i bambini qui in Italia – come non mai – siano diventati dei grafomani e mandano delle letterine al premier Conte per chiedere da lui garanzie su Babbo Natale, mi fanno incrementare la tristezza.
đŒAttenzione: io ho a cuore di non fare dei paragoni fuorvianti tra la situazione attuale sotto pandemia, a livello globale e la situazione trascorsa da noi sotto dittatura in Albania, qui nessuno ci deve marciare sopra, speculando sui concetti.
Ma, in buona fede riporto a prescindere il mio semplice rammarico che vede i bambini oggi in Italia, data la particolare gravitĂ della situazione, essere cosĂŹ disperati e premurosi di scrivere al premier di “salvare o di lasciare via libera almeno a Babbo Natale⊔, accostandolo al fenomeno analogo della nostra infanzia in Albania, legata alle remissive per il leader.
Ho estrapolato un frammento dal libro autobiografico del mio amico, il violinista Tedi, che ho tradotto dal francese e che evidenzia proprio questa correlazione:
“Versi dei bambini e leader politico⊔:
[âŠ] acclamazione di un dirigente da parte del suo popolo ed io, non potevo fare eccezione alla regola:
đŽâ Zio Enver, nella tua bocca, dello zucchero!â,
- pronunciandolo giĂ allâetĂ di due anni, al microfono dello stereo dei miei genitori.
Sognare di lui, nelle famiglie Ăš un segno di bontĂ e prosperitĂ .
Il suo nome e le sue parole si estendono in lettere giganti sui muri delle cittĂ e dei villaggi dellâAlbania, nellâentrata delle fabbriche, delle scuole e degli ospedali.
Nelle campagne, esse appaiono da lontano, disposte nei fianchi delle colline, sotto forma di ammassamento di sassi bianchi, posizionati con tanta cura.
Non esiste unâaula scolastica oppure una qualsiasi abitazione, senza il suo busto o ritratto.
I primi versi dei bambini, pronunciati appena imparano a parlare, sono dedicati alla sua gloria eterna.
Si tratta del nostro padre, il protettore di tutti, la guida Suprema della nostra gloriosa nazione, il nostro caro Zio Enver.
“Fugue pour violon seul” – “Fuga per violino solo” Di Tedi Papavrami -â Le guide Supreme â La Guida supremaâ Tradotto dal francese in italiano:
Eppure, si tratta di contesti tanto differentiâŠ