E’ UN GRIDO DI PROTESTA, IL SUO, CONTRO L’INGIUSTIZIA, CONTRO IL VIRUS SOCIALE, CONTRO LA DISCRIMINAZIONE
Di ANTONIA IZZI RUFO (Docente – poetessa –critico letterario)
Nell’epoca dell’ ”apparire”, così come è stata definita l’età attuale, è facile incontrare persone che si realizzano nel superficiale e nell’effimero, piuttosto raro quelle che affondano lo sguardo nel profondo dell’animo per scoprire il ”vero” e mostrarlo nella sua reale essenza. La poetessa Liuzzo, che possiamo annoverare tra queste ultime, nelle sue liriche, esposte in forma elegiaca e critica, non fa che analizzare i problemi esistenziali universali, pur legati all’individuale, e al personale, lamentarne le ”falle”, rammaricarsi per l’impossibilità di intervenire e tamponarle, e auspicare che ”il nero si cangi in rosa”. E’ un grido di protesta, il suo, contro l’ingiustizia, contro il virus sociale, contro la discriminazione. ”L’arroganza avverto / del potere / lacerare le corde del delirio”; ”Cerchiamo quel Dio / che ci faccia sentire ancora fratelli”; ”Polvere vivente siamo… Così effimero sei / tempo!” / ”Solo la morte un giorno renderà giustizia” (Diffidenza negli uomini e nella giustizia umana); ”Un’età sto vivendo / che non è mia. / Del domani e non dell’ieri / ho nostalgia”. (Desiderio di prolungare la vita o preoccupazione per l’incerto futuro?) …
Spesso il suo lamento è soliloquio, sfogo che rivolge a sestessa, che non coinvolge gli altri. C’è tristezza, nei suoi versi, e rammarico, e pacata rassegnazione; c’è pianto ricorrente, un pianto senza lacrime che è angoscia dell’intimo… Il Foscolo supera il suo pessimismo con le illusioni, il Manzoni con la fede nella Provvidenza, la Nostra immergendosi nei ricordi, sua àncora di salvezza, e di sollievo… ”Un lembo di ricordi accartocciati… Non sarei mai libera fuori dalla mia prigione”… Ricordi d’infanzia e forse di un amore spento ma ancora vivo in lei…”. Tra giochi di memoria / su trecce assolate di Bambina…”, ”Tutto si annulla / e scolorire sento / la magia del proibito” / … nel labirinto dei ricordi… Perché vuole tornare bambina?… Per sfuggire all’angoscia e al dolore”. Natura ”benigna” nella primavera della vita, ”matrigna” dopo: così come per il Leopardi.
Ricordi della sua terra: ”Se l’ami / straniero non sentirti / … la giusta linfa / il canto cerca / delle sue braccia”. Non c’è allegria, non ci sono voli nelle illusioni, né ricorso – conforto alle visioni paniche della natura, solo – a volte -sogno. Ma si tratta di un sogno in generale o di un sogno in particolare, esso non emerge con trasparenza ma si lascia scorgere in penombra, come attraverso un velo, appare e scompare, sfugge… O muore? … (Il titolo lo fa supporre: Eutanasia d’Utopia = buona morte di sogno, o d’un sogno). Di quale sogno si tratti l’autrice non lo confessa apertamente, si esprime così come i responsi della Sibilla. Del resto… noi non vogliamo essere indiscreti né violare la sua privacy spirituale e nemmeno penetrare nell’alone di mistero che è proprio di ogni mondo poetico… Esposizione ermetica sotto firma di metafora. Tante le metafore: luce di miele, lacrime di sole, gobbe d’acqua, profumo di fatica, ironia di brezze… Ermetismo di Quasimodo più che di Ungaretti. La nutrita silloge è mantenuta unita, compatta, da una coerenza di sentimenti e riflessioni che non si discostano dal quel turbamento che è prerogativa della Poetessa. E la Musa è maggiormente presente in lei quando il negativo offende la sua sensibilità interiore, la turba, provoca risentimento e malinconia, spesso dolore.
Antonia Izzi Rufo