“E adesso parlo io” non è un romanzo. E’ una poesia-romanzo, o un romanzo poesia. Una poesia immensamente amara.
Mary, la protagonista, ha un’infanzia difficile. (L’autrice è nata e cresciuta in una terra difficile). Un giovanissimo vissuto pieno di umiliazioni, dei genitori duri, che le riservano sofferenze.
Per questo cerca dei genitori spirituali, magari un Dio, o una Madonna che le faccia da madre. Mary avrà un amore, sempre nel cuore, nelle ossa. Lo ricorderà sempre. Mary incontrerà anche l’amore, ma sarà effimero, senza sangue rosso. Senza rose rosse.
L’amore vero la accompagnerà in ciò che vede, in ciò che tocca. In ciò che sente. Nei pensieri, nei sogni. “Ma a Mary la sete era stata negata, le mancava la sete: la sete per vivere!” (cfr. p. 44)-
La accompagnerà in ciò che sente nell’animo, nelle ossa. Dalla mattina alla sera, e dalla sera alla mattina aspetterà questo amore.
La vita della protagonista, fu una lunga ricerca della strada di casa. La sofferenza la accompagnò sempre.
Mary non riesce ad avere un momento della propria vita sereno. Anche il lettore si accorge che da sempre cerca la strada di casa. Ma non ci aveva mai pensato.
“E così lei non viveva, ma sognava perfino il respiro di un istante” (cfr. p 48).
Mary, per fuggire da un inferno familiare, dopo essersi ammalata fisicamente e psicologicamente, si sposa giovane, ma ciò non la rende certo più felice “. La morte, per Mary, sarebbe stato un sacrificio minore!” (cfr. p. 62).
Dal matrimonio nasce una figlia, con grandi difficoltà superate dai medici e dalle suore. Ciò avrebbe dovuto essere l’inizio di una vita nuova, ma prestissimo Mary si accorge che la sua situazione va a peggiorare, e con il tempo che passava, di molto anche.
“Non saprei mai vivere lontano dalla mia prigione!” (cfr. p. 103). Qui è richiamato il pensiero di Hermann Hesse, in relazione alla voglia che avrebbero tutti di libertà, ma ottenere la libertà comporta fare scelte difficili e pericolose, quindi pochissimi la raggiungono.
Mary trova un altro uomo che vuole dividere la vita con lei, e rimane di nuovo incinta, ma anche qui, una probabile felicità si trasforma in angoscia pura per colpa di qualcuno. Poi, lunghi anni di isolamento voluto.
Il lettore si mischia con la mente di Mary, e vi riflette. Chi legge, quanti amori avrà avuto? Quanti sbagliati e quanti veri? Quanti lettori saranno stati vittime di violenze, piccole o grandi, fisiche o psicologiche?
Siamo tutti Mary? Oppure no! E se non lo siamo, chi decide chi farà la vita di Mery e chi no?
E poi conosce persone belle, parentesi di gioia. Il destino comanda? Forse è stato sempre così.
Può definirsi bella una vita piena di sofferenze, sostenuta solo dalla Fede in Dio e in un amore solo sfiorato, solo pensato quasi, ma durato tutta la vita?
Al lettore la risposta.
Flavio Canfora