Home Approccio Italo Albanese “La Giustizia”‘ intervista Alma Lama gia’ Ambasciatrice del Kosovo a Roma.

“La Giustizia”‘ intervista Alma Lama gia’ Ambasciatrice del Kosovo a Roma.

Da Lucia Abbatantuono

Alcuni incontri casuali si svelano ben più rilevanti di molte conoscenze datate. Così, alcune persone risultano da subito molto più interessanti di altre. È il caso di Alma Lama: ci ha concesso questa intervista, dal profondo contenuto politico e umano, e un finale a sorpresa che scuote gli animi.

Dottoressa Lama, può parlarci della sua esperienza in Kosovo, prima nel settore dei mass media e successivamente nelle istituzioni?

La mia carriera è iniziata nel giornalismo. Per dieci anni ho lavorato come giornalista in Kosovo, inizialmente presso la Radio Televisione Pubblica, per poi diventare corrispondente da Pristina per Top Channel, la principale emittente in lingua albanese. Ho inoltre collaborato con media internazionali quali l’Osservatorio sui Balcani, l’Institute for War and Peace Reporting (IWPR), United Press International (UPI), il Washington Times e Transitions Online. In seguito, sono entrata in politica e sono stata eletta per due mandati come deputata dell’Assemblea del Kosovo. Nel 2016 sono stata nominata ambasciatrice della Repubblica del Kosovo in Italia. Dal 2020 mi occupo di analisi politiche e geopolitiche per i principali media televisivi del Kosovo. Ho conseguito un dottorato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali a Tirana con una tesi sul ruolo dell’UNMIK nel processo di democratizzazione del Kosovo e sono stata anche docente universitaria presso il Collegio AAB di Pristina. Attualmente, realizzo analisi politiche e diplomatiche per i media in Kosovo e in Albania.

Lama presenta il suo saggio
A che punto è il processo di democratizzazione in Kosovo?

Dopo la guerra, il Kosovo ha costruito istituzioni democratiche, ispirandosi alle migliori pratiche europee in materia di diritti umani e tutela delle minoranze. Oggi possiamo parlare di una democrazia funzionale: le elezioni sono libere e regolari, il sistema giudiziario costituzionale è operativo e vi è un consolidamento in corso della giustizia. Tuttavia, l’integrazione della comunità serba nel nord del Paese rimane una sfida, a causa dell’influenza diretta di Belgrado. Diversa è la situazione per i serbi in altre regioni, i quali sono almeno parzialmente integrati.

I cittadini del Kosovo hanno raggiunto un livello di pace sociale conforme alle loro aspettative?

Il Kosovo registra una crescita economica costante, anche se rimane indietro rispetto ad altri Paesi della regione. Le ferite della guerra sono ancora presenti e il dialogo con la Serbia – avviato ormai da circa 15 anni sotto la mediazione dell’UE – non ha portato risultati concreti. La mancata normalizzazione dei rapporti incide negativamente sulla vita quotidiana dei cittadini e spesso condiziona l’agenda istituzionale, rallentando lo sviluppo. Nonostante ciò, il Kosovo è il Paese più filo-europeo della regione e guarda con determinazione verso l’integrazione nell’UE.

Quali sono i rapporti con Paesi confinanti e con Unione Europea?

Escludendo la Serbia, con la quale permangono tensioni e nessun riconoscimento ufficiale, il Kosovo intrattiene ottimi rapporti con Albania, Macedonia del Nord e Montenegro, con i quali ha avviato anche incontri intergovernativi congiunti. Il Kosovo partecipa al Processo di Berlino ed è incluso nei principali programmi europei, incluso il Piano di Crescita da 6 miliardi di euro. Tuttavia, cinque Stati membri dell’UE (Spagna, Cipro, Romania, Slovacchia e Grecia) non riconoscono ancora il Kosovo, creando ostacoli significativi sia sul piano politico sia su quello economico.

Quali sono, secondo lei, le principali criticità presenti in area?

Non sono consulente in ambito giuridico, ma posso dire che, in termini di giustizia e sicurezza, possiamo dire solo che  l’Italia – insieme agli Stati Uniti – ha avuto un ruolo fondamentale nel sostenere e rafforzare il sistema kosovaro, portando alcune tra le soluzioni più efficaci nel gestire ogni criticità.

Se potesse rivolgere un appello alle istituzioni europee, cosa direbbe?

L’Unione Europea dovrebbe attribuire al Kosovo una priorità maggiore, considerando le sfide che affronta come Stato giovane e le continue pressioni provenienti dalla Serbia. Attualmente è il Kosovo a subire sanzioni economiche e politiche da parte dell’UE, nonostante episodi gravi avvenuti nel nord del Paese, come il tentativo di insurrezione armata nel settembre 2023, che ha causato la morte di un agente di polizia kosovaro. La situazione è ancora monitorata dalle forze NATO. L’UE dovrebbe ricalibrare la propria strategia nel dialogo tra Belgrado e Pristina, imponendo vincoli chiari a Serbia affinché interrompa il boicottaggio e implementi gli accordi firmati. Alla luce dei profondi cambiamenti geopolitici – in primis la guerra in Ucraina – l’UE ha il dovere di accelerare l’integrazione dei Balcani occidentali. Per quanto riguarda il Kosovo, è essenziale che i cinque Stati membri che ancora non lo riconoscono rivedano la loro posizione, permettendogli così di avvicinarsi realmente all’UE e alla NATO, anziché lasciarlo isolato come un’anomalia nella regione. Questo è il mio appello alle istituzioni europee.

Lei si è occupata anche di trasparenza e del ruolo delle donne nelle istituzioni: cosa può dirci a riguardo?

Il Kosovo dispone di un quadro giuridico avanzato in materia di parità di genere. La rappresentanza femminile nelle istituzioni è in costante crescita, anche in ruoli di alto livello. Il Paese ha attualmente una donna alla Presidenza della Repubblica – la seconda nella sua storia – e una buona presenza femminile in parlamento e nel governo. Tuttavia, come in molte altre società, persistono ancora numerose barriere culturali e sociali che ostacolano la piena partecipazione delle donne alla vita pubblica e istituzionale.

Per quanto riguarda il mio impegno in materia di trasparenza, attualmente non ricopro un incarico istituzionale, ma durante il mio mandato come deputata dell’Assemblea del Kosovo ho proposto e redatto la legge per la protezione delle fonti giornalistiche. Tale legge è stata approvata e oggi rappresenta uno degli strumenti legislativi più importanti a tutela della libertà dei media, un risultato di cui vado particolarmente fiera. Viviamo in un’epoca segnata dalla disinformazione, dalla manipolazione intenzionale dei fatti, dall’uso distorto dell’intelligenza artificiale, e dall’amplificazione dei discorsi d’odio, dei nazionalismi e dei populismi, sia a livello interno che esterno. In qualità di voce pubblica, sono costantemente impegnata nello spazio mediatico per contrastare questi fenomeni negativi.

C’è qualcosa che sente di voler dire all’Italia, e agli italiani?

Sì, desidero rivolgere un pensiero particolare all’Italia, visto che queste parole vengono condivise attraverso un mezzo di comunicazione italiano. L’Italia è stata ed è tuttora uno dei principali artefici della libertà del popolo del Kosovo. I militari italiani, impegnati nel contingente NATO (KFOR), continuano a garantire la sicurezza nel nostro Paese. Il ruolo dell’Italia è fondamentale e porta con sé meriti indiscutibili nella salvaguardia della stabilità del Kosovo e dell’intera regione.
A mio avviso, il contributo dell’Italia è insostituibile. Non solo per la sua vicinanza geografica, ma soprattutto per il suo peso politico e culturale all’interno dell’Unione Europea. Proprio per questo, credo sia indispensabile una sua presenza ancora più incisiva in Kosovo, in ambito culturale ed economico. Il nostro Paese ha molto da guadagnare dal contatto con la straordinaria cultura italiana, dalla collaborazione nel campo dell’istruzione e dalla creazione di nuove sinergie imprenditoriali.
In qualità di ex ambasciatrice in Italia, ho sempre auspicato un rafforzamento della presenza italiana in Kosovo, non solo sul piano della sicurezza, ma anche in ogni altro ambito della vita sociale e culturale. I legami storici e culturali tra i nostri popoli risalgono all’epoca dell’antica Roma: sta a noi alimentarli e ampliarli.
Sul piano politico, il popolo del Kosovo è profondamente riconoscente allo Stato italiano, che ha sempre dimostrato un sostegno incondizionato e coerente nel tempo.

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Lucia Abbatantuono

Vice Direttrice.