Da Exit.al
La Direzione Distrettuale Antimafia calabrese e la Guardia di Finanza in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane hanno individuato, all’interno di un container carico di polli surgelati che transitava nel porto di Gioia Tauro proveniente dal Brasile e destinato a Durazzo, un quantitativo di 19 kg di cocaina purissima.
Non e’ certamente la prima volta che i narcotrafficanti albanesi usano carni sudamericane di scarso valore (un container di polli surgelati vale poco piu’ di una decina di migliaia di euro) per nascondere carichi di droga dal valore ingente. Questo tipo di “commercio”, oltre ai danni sociali prodotti dalla droga, produce pure un consistente disturbo ai commerci normali, creando partite di merce sotto costo che finiscono per far fallire i commercianti onesti.
Ma questa notizia arriva (e proprio da uno dei fronti caldi della lotta alla droga, la Calabria) pochi giorni dopo le affermazioni, in verita’ “scocciate”, di due tra i piu’ noti e stimati Procuratori Antimafia Italiani, che avevano voluto precisare che serviva maggiore impegno da parte delle autorita’ albanesi nella lotta al commercio internazionale di droga.
Molti osservatori, albanesi e italiani, hanno assistito con stupore nei giorni scorsi ad un balletto di cifre e di affermazioni da parte del governo albanese e, almeno apparentemente, anche da parte delle principali missioni di assistenza tecnica al Ministero degli Interni albanese (come Ufficio Interforze e PAMECA IV, entrambe sostanzialmente “italiane”), tutte volte ad affermare che non esiste un problema “cannabis” in Albania o a fare altri bassi servizi di sostegno politico interno per convincere il pubblico albanese che la Polizia e’ attivissima e bravissima, mentre la Procura e’ cattivissima e indaga senza scopo.
A prescindere dall’uso spregiudicato di segni distintivi e di citazioni improprie da parte del Ministero e del Governo, il compatto schieramento dei rappresentanti delle forze dell’ordine italiane in missione lunga in Albania in difesa delle posizioni del Ministro Tahiri e del governo in generale sembra ai piu’ una resa incondizionata di funzionari impigriti in cerca di un supporto locale, forse giustificata solo dall’ansia di un gradimento indispensabile per il rinnovo di missioni ormai da riformattare.
Mentre tutta la società’ albanese comincia a rendersi conto delle dimensioni del disastro sociale imminente che viene provocato da una condotta perlomeno irresponsabile del governo, e questo grazie soprattutto alla stampa libera e a veri media online che il governo cerca inutilmente di screditare, arrivano da oltremare una serie di notizie che confortano sia i cittadini albanesi piu’ responsabili che i cittadini italiani che vivono e lavorano in Albania: a Roma e in Europa ci sono ancora uffici capaci, determinati ed attenti a quanto succede in Albania, e questi uffici operano proattivamente, come l’intervista non a caso trasmessa dalla RAI al Procuratore Antimafia di Lecce Cataldo Motta o come il continuo succedersi di notizie di sequestri di droga (e non solo cannabis) che transita sul territorio italiano da e per l’Albania.
Se alcuni uffici locali del governo italiano sembrano un po’ adagiati nelle comodita’ spicciole (o forse si sono semplicemente autogiustificati con le scomode condizioni relazionali locali), ne esistono comunque altri, piu’ attivi e determinati, che mostrano indomitamente la loro bandiera e continuano un intenso lavoro quotidiano al servizio della legge e dei cittadini.
E’ questa seconda Italia, che noi desideriamo essere prima e non piu’ seconda, che serve veramente gli interessi, italiani o albanesi senza distinzione, di chi ha a cuore un futuro per la societa’ albanese.