Pazari i Ri. Un po’ di storia
In piazza Avni Rustemi, il più vivace mercato cittadino esiste dall’inizio degli anni Trenta, quando re Zog decise di dare una sistemazione più coerente a mercanti e artigiani che commerciavano nell’area, animando il vecchio bazar. Ma bisogna aspettare il 1940 (all’epoca Tirana era provincia italiana) perché il “mercato nuovo” di Tirana – Pazari i Ri – assuma l’aspetto che conserverà per molti decenni a venire, sino alla ristrutturazione voluta dal sindaco Erion Veliaj, attualmente alla guida di una città che pullula di cantieri – si dice siano un centinaio – e vuole decisamente intraprendere un nuovo corso. All’epoca, per ripensare l’area, l’amministrazione chiama un team di architetti italiani; tra loro Florestano Di Fausto, Armando Brasini e Gherardo Bosio, largamente attivi nella riprogettazione di molti edifici pubblici di Tirana nella prima metà del Novecento. Da allora, Pazari i Ri è stato il cuore pulsante dell’attività commerciale cittadina, centro di raccolta di contadini in arrivo dalle campagne circostanti, ritrovo degli abitanti di Tirana, tra distese di spezie e venditori di pollame, frutta locale, erbe spontanee e specialità da forno, e quell’aria da bazar orientale che portava traccia di tempi (dominazioni e regimi) lontani.
La riqualificazione del mercato
Nel 2016, però, l’amministrazione cittadina commissiona il rinnovamento stilistico e architettonico del mercato: al posto del vecchio complesso, una moderna struttura in vetro e acciaio aperta sui lati, con copertura asimmetrica che ricorda i tetti delle case tradizionali di Tirana, progettata da Atelier 4. E un ordine nuovo, che ripensa banchi e infrastrutture nel rispetto di norme igieniche al passo con i tempi, e regala nuovo respiro alle attività del mercato, non più concentrato solo sulla vendita, ma pure sulla somministrazione e l’intrattenimento. Del resto, dal mese di marzo, quando il nuovo Pazari i Ri è stato ufficialmente inaugurato, tra i banchi del mercato è sempre più frequente vedere anche turisti in visita, che nei bar e punti ristoro sorti a corredo della piazza trovano modo di scoprire le specialità della cucina tradizionale albanese. Il Markata e Peshkut, per esempio, fa della cucina di mercato il proprio punto di forza: il pesce si sceglie sui banchi, e viene cucinato al momento; si mangia seduti all’interno, o godendo dei tavolini colorati sistemati sulla piazza pedonale, a pochi metri dai banchi.
Ma sono molte le panetterie, i caffè e i locali aperti fino a tarda sera, oltre alle rosticcerie che propongono versioni locali del kebab e street food a base di carne alla brace, come i cevapcici, le polpette speziate della cucina balcanica, o la luganika, la salsiccia locale. La pedonalizzazione dell’area, invece, è funzionale all’organizzazione di eventi e attività che avranno il compito di far vivere il mercato per tutta la giornata, sera compresa. Oggi sono oltre 300 i concessionari che hanno trovato spazio nella nuova struttura, 135 i commercianti di frutta e verdura, riuniti sotto la nuova tettoia, 25 i banchi specializzati in carne e pesce, nel restaurato mercato del pesce ottomano. Uno spazio è stato riservato all’artigianato tradizionale. Il modello che molti hanno voluto scomodare, anche in questo caso, è quello della Boqueria di Barcellona. Di certo, le facciate colorate dei palazzi che circondano il mercato, in un’alternanza di motivi decorativi tradizionali, e i tavolini affollati di gente a tutte le ore rendono decisamente merito all’operazione di rilancio.
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