Da Roberto Spagnoli
Più rifletto sul “no” espresso dalla sindaca Virginia Raggi alla candidatura di Roma alle #Olimpiadi del 2024 e più mi sembra che il M5S abbia perso una occasione unica per dimostrarsi autentica forza di governo, smentendo i suoi detrattori.
Per sgombrare il campo dagli equivoci dico subito che personalmente sono contrario alla candidatura (anche se non sono contrario in linea di principio ai Giochi: diciamo che mi ritrovo in quanto disse Pietro Mennea nel 2012 in occasione della possibile candidatra della Capitale per il 2020).
La mia considerazione non riguarda dunque il “no”, ma come la questione è stata gestita dalla sindaca, almeno per quanto ci è stato dato di sapere. E proprio questo, a mio parere, è il punto: in realtà noi cittadini romani non sappiamo bene come e perché la giunta capitolina abbia preso quella decisione.
Non siamo stati nemmeno interpellati con un referendum e nemmeno c’è stato alcun tipo di dibattito pubblico che mettesse a confronto i favorevoli e i contrari e i diversi argomenti e modi di essere favorevoli o contrari. Magari la maggioranza dei romani le Olimpiadi le avrebbero volute, oppure probabilmente no ed è d’accordo con la sindaca, ma non è dato saperlo.
Per un movimento politico che dice di fare della trasparenza e della democrazia dal basso in cardini del proprio agire, mi pare una evidente dimostrazione di impreparazione e di inadeguatezza: in altre parole un fallimento alla prima vera e impegnativa prova di governo.
Marco Pannella, negli ultimi anni della sua vita ha lanciato la battaglia per il riconoscimento in sede Onu del diritto umano alla conoscenza. Del diritto, cioè, che i cittadini hanno di sapere come e perché chi li governa prende le decisioni che li riguardano.
Marco aveva elaborato questa idea a partire dalla vicenda della guerra in Iraq che avrebbe potuto essere evitata con l’esilio di Saddam Hussein e che invece fu scatenata ugualmente sulla base di decisioni di cui Bush e Blair, ma anche Berlusconi in Italia e Aznar in Spagna, non hanno mai dato conto e regione ai propri cittadini.
Lo stesso principio di trasparenza – vera, non quella strombazzata a fini di propaganda – dovrebbe valere anche per questioni più modeste (che poi così modeste non sono, visto che riguardano la vita e le tasche di milioni di cittadini) come la decisione di un’amministrazione comunale di candidarsi o meno ad ospitare un evento come le Olimpiadi