Da Ledi Shamku
Stamattina ha cessato il proprio percorso terreno di uno dei più noti linguisti di questa nostra disciplina, Tullio De Mauro. Difficile abituarsi a tali notizie, in tali casi! Si tratta di certe persone, sulle quali è difficile pensare alla temporaneità, nonostante gli anni che passano.
Le incontri e le rincontri in conferenze internazionali, sempre attivi e raziocinanti, nonostante l’età senile, sempre con un nuovo contributo scientifico per la linguistica intesa come scienza ed è proprio per questo che non pensi affatto che un giorno come questo ti possa indicare: lui ha cambiato vita.
Tullio De Mauro è un pensatore senza tempo.
Inizio da noi, dicendo che ogni albanofono è debitore al professore. Nel 1999, il Parlamento italiano ha deciso di rivedere la legge 482 sulla tutela delle minoranze linguistiche, visto che la legge precedente si era dimostrata incurante di alcune importanti lingue. La lingua arbëreshe è stata una di queste lingue indifese. Essa riuscì ad essere compresa in questa legge tutelare, grazie alla tenacia di Tullio De Mauro. Rimane storico il suo discorso in quella seduta parlamentare, in cui richiama la coscienza di ogni senatore e deputato italiano, di rievocare il contributo prezioso degli arbëresh come Antonio Gramsci e Francesco Crispi in tutta la storia d’Italia. Grazie a lui, la lingua albanese degli arbëresh oggi gode della tutela legale.
Fino al 2005 “avevo incontrato” il professore solo attraverso i libri. Inizialmente era stato Saussure il nostro primo intermediario. De Mauro è stato uno dei quattro più grandi saussuriani del mondo linguistico. La sua traduzione in italiano de Il Corso e, soprattutto il lungo e prezioso appendice, con cui aveva dotato l’edizione, mi avevano donato le dovute chiavi di lettura, non semplicemente su quale valore costituisse Saussure per la linguistica in generale, ma soprattutto su quale rivoluzione potesse costituire Il Corso sulla linguistica albanese, la quale continuava a tenerlo al di fuori dei propri delineamenti.
Decisi di intraprendere la traduzione de Il Corso in albanese, proprio dopo aver effettuato la lettura di quell’appendice. Incontrai in questo modo il pensiero del professore, da cui non mi allontanai più. In seguito scorsi le sue 10 tesi su di un’educazione linguistica democratica. Quelle tesi erano (e persistono) la Costituzione della Linguistica, ma totalmente sconosciute alle nostre istituzioni scientifiche ed educative. Ai tempi prestavo servizio presso l’Istituto della Linguistica. Decisi di tradurre e moltiplicare esse ed in seguito, distribuirle per discuterne con i colleghi dell’Istituto. Il loro effetto illuminante fu rapido e, altrettanto rapida ne fu la reazione contraddittoria delle guardie del prescrittivismo linguistico qui da noi.
Sui principi di queste tesi, fondammo nel 2004, il Circolo Linguistico di Tirana e scegliemmo come Presidente Onorario proprio Tullio De Mauro. La meta del Circolo fu netta, avremmo cercato di democratizzare il più non democratico dei pensieri in questo nostro paese, quello linguistico, ed avremmo iniziato proprio dalle sue dieci tesi e dall’osservazione dei vivi contesti linguistici, proprio così come fece lui con l’italiano quando elaborò “Il Grande Dizionario dell’uso”. Realizzai subito che questo nostro quartiere di linguisti necessitava non solo di leggerlo, ma di ascoltare De Mauro, di scambiare delle opinioni con lui. Avevamo bisogno del suo aiuto per scavalcare il muro compatto della nebbia che divideva gli studi laboratoristici dagli utenti dell’albanese.
Dovevamo superare le ideologie dannose, le dialettofobie, gli storcimenti del muso nei confronti di ogni fenomeno linguistico. In questo modo mi feci coraggio e gli scrissi, nonostante non lo conoscessi. Una semplice lettera che si concludeva con le parole: “Professore di tutti, conoscenti e non, abbiamo bisogno di te qui a Tirana. Il Circolo Linguistico di Tirana ha bisogno di te.”
Non me l’aspettavo una risposta talmente rapida anzi, non mi aspettavo nemmeno quel tipo di risposta: “Vengo volentieri e non voglio nessuna ricompensa. Per quanti giorni lo riterrete necessario, sarò lì con voi per tutto il tempo e in tutti i dibattiti che persisteranno.”
E’ arrivato. Tullio De Mauro è arrivato in Albania ad ottobre 2005. E si è fermato ben quattro giorni. Quattro giorni molto intensi di lezioni magistrali, di dibattiti, spesso complicati, di conferenze stampa, di sedute di lavoro con il Circolo Linguistico, di sottoscrizioni di patti interistituzionali (i quali, per la limitatezza delle nostre istituzioni, rimangono tuttora sulla carta.)
Potrei solo dire che il pensiero linguistico in Albania non fu più quello intatto di prima, dal suo arrivo in poi. Per l’accademismo linguistico albanese sussistono due fasi: quella “prima” e quella “dopo” l’arrivo di De Mauro. Le tesi non furono più dei sussurri, ma divennero ufficialmente programma di lavoro di una cerchia di persone, di quel Circolo di Tirana che lo scelse come Presidente.
Continuai a rimanere in contatto ininterrottamente con lui, con il pensatore più democratico che avevo mai conosciuto nelle questioni di questa nostra scienza.
Ci sentivamo e ci scrivevamo spesso. In una delle sue ultime lettere, mi scriveva: “Apprezzo il tuo idealismo nel servire alla politica, io stesso ho operato sia nel legislativo, che nell’esecutivo. Ma tu hai una professione e la politica costituisce anche un’illusione. Vorrei avere più notizie possibile dalla tua professione.”
Seguì ad essere legato all’albanese, fino al nostro ultimo incontro al Congresso Internazionale di Malta. Dopo la mia relazione sullo stato concreto dell’infinito nell’albanese, richiamò all’attenzione dei presenti che venissero riguardati i dati dell’albanese nella nuova elaborazione dell’Atlante sulle Lingue D’Europa e lo sollecitò con le parole: “ L’Albania è uscita dalla dittatura. E per essa è ormai chiaro che una lingua significa molto di più del suo proprio codice linguistico.”
Lo chiamavano tutti “Professore”, indipendentemente dall’età che potesse avere ognuno di noi. Eravamo tutti, siamo tutti, allievi del suo bel pensiero.
Addio, Professore di tutti! Che sia illuminato il tuo cammino! Che ti sia leggero il prato, il tempo e la stagione! – come diciamo noi albanesi!
Tradotto dall’albanese all’italiano da Adela Kolea per AlbaniaNews.it