Home Approccio Italo Albanese I commercianti col berretto “Qeleshe”. La storia di una famiglia italo-albanese

I commercianti col berretto “Qeleshe”. La storia di una famiglia italo-albanese

Da Adela Kolea

Napoli, Italia, 1920. Il signor Antonio si svegliò molto presto,come ogni mattina. Era ad ogni modo, il secondo membro della famiglia a svegliarsi a quell’ora: la prima, era di solito sua moglie, la signora Maria,che iniziava la preparazione della colazione per tutti. Visto che la loro famiglia si era abituata a consumare alla colazione dei dolci preparati dalle sue mani, lei da brava napoletana, si metteva presto all’opera per far sì che al risveglio, il marito e le sue figlie, trovassero la tavola bandita di dolci tipici freschi, come cornetti caldi alla crema e cioccolato o sfogliatelle ecc… che, come li preparava Maria, non li preparava nessun altro.. Il caffè latte caldo emanava il suo profumo in tutta la casa, profumo che mescolato a quello dei dolci, trasformavano il risveglio di questa famiglia in una vera allegria.

Ad aumentare l’allegria in questa famiglia c’erano anche le figlie. Scendevano dal piano superiore dove c’erano le loro camere da letto,al piano di sotto dove si trovava la cucina, ridendo e scherzando,facendo delle battute tra di loro. Mentre le sorelle maggiori si preparavano per andare a scuola,mettevano fretta anche alla sorella minore, Anna, per far sì che la accompagnassero mentre andava a scuola anche lei, per quel pezzo di strada in comune. Anna era ancora alle elementari.

Nel frattempo,da casa usciva anche il padre delle ragazze, il signor Antonio, e si dirigeva verso la sua enoteca. Quella enoteca per lui significava ‘vita’. Con la più grande dedizione, si metteva in fila con i suoi dipendenti,per controllare personalmente la scelta dell’uva ,della specie che avrebbero adoperato per i vini della sua cantina;per l’andamento del mosto,per la fermentazione,per la temperatura dell’ambiente dove si sarebbe sviluppata la fermentazione,con il cambio frequente di tino in tino, affinché non separasse il vino dal vinaccio e selezionasse il vino valido da conservare. Tutta questa dedizione gli regalava una soddisfazione particolare e non solo:anche del benessere per sé e per la sua famiglia. La più piccola delle figlie, Anna, aveva l’abitudine di tornare, dopo scuola, nell’enoteca del padre. Lei adorava suo padre,per il modo in cui lui seguiva il suo lavoro e la sua famiglia. Nel loro negozio, i vini venivano venduti così bene e la clientela li richiedeva ripetutamente con grande entusiasmo, dovuto alla loro alta qualità.

C’era in particolare un momento, in cui Anna si sentiva più o meno impaurita,o meglio, più che paura provava della timidezza,della diffidenza. Era il momento in cui il negozio di Antonio si riempiva di commercianti: alti, quasi tutti con i baffi, vestiti di solito con gli abiti tipici, tradizionali della loro zona, con una sorta di berretto in testa,un piccolo berrettino conico, di lana, bianco, posizionato di solito sulla parte più alta della testa. Loro lo chiamavano “Qeleshe” e anzi, ne avevano regalato uno simile anche al padre di Anna. Questi commercianti venivano da un paese, di cui Anna aveva sentito dire dal padre che si chiamasse “Il paese delle Aquile” e i suoi abitanti venivano chiamati “Shqiptare – Albanesi !” Dall’aspetto, Anna li ricorda come uomini imponenti e aspri, con un italiano abbastanza corretto, d’altronde i loro viaggi in Italia erano così frequenti.

Li ricorda come delle persone dotate di un forte dono di comunicazione con suo padre, con un innato senso commerciale. Ad Anna, era anche capitato che quando questi signori arrivassero al negozio, lei corresse a nascondersi sotto il banco del negozio per evitarli! A quella ragazzina di dieci anni, si era creata questa impressione su di loro, eppure loro cercavano ogni tanto di dirle qualche parola dolce e gentile…niente, lei era diffidente nei loro confronti. Forse per il semplice fatto che erano forestieri, forse perché vestivano in quel modo strano, diverso dai cittadini della sua città. Tutto sommato, vedeva che loro con il padre si intendevano talmente bene, scherzavano, ridevano e non solo: Facevano del commercio e dei buoni scambi commerciali!

A distanza di anni, questo frammento particolare della storia della sua vita, Anna oramai ottantenne,lo avrebbe raccontato col sorriso sulle labbra, ai suoi nipoti. Solo che questo racconto avrebbe acquisito un effetto talmente particolare: I suoi nipoti avrebbero portato un cognome, il quale (scherzo del destino) proveniva proprio dal paese di origine di quei commercianti che Anna, da piccola, aveva sempre evitato. Il cognome dei suoi nipoti, così come il suo nuovo cognome acquisito col matrimonio, era albanese! Anna avrebbe sposato un meraviglioso ragazzo albanese !

“Eh, chi mai se lo sarebbe immaginato, che proprio tu che da piccola, ti nascondevi sotto il banco del negozio di nostro padre, all’arrivo dei commercianti albanesi, avresti sposato un ragazzo albanese !”,- le facevano notare più avanti le sue sorelle. E’ vero che il destino è strano e spesso, altrettanto gradevole,- pensa Anna,- che oramai viveva felice accanto a suo marito, dall’altra parte del mare,in Albania; a fianco di quell’uomo meraviglioso, per amore di cui dovette lottare con la nostalgia della sua famiglia e della sua terra, ma che allo stesso tempo è stato ricambiato con altrettanto amore da parte di lui e con la creazione della loro magnifica nuova famiglia…

Nel frattempo, le suonava all’orecchio la voce del padre che si era affezionato ad una frase di Galileo Galilei che diceva:” Il vino è un misto di umore e luce”…La sua vita era un misto di emozioni,dal sapore forte e inconfondibile come il vino che produceva il padre; emozioni profonde come quel mare ,sulle sponde del quale, da entrambe le parti, accadevano pure delle sorprese come queste…

Come faceva a sapere Anna che,a distanza di tanti anni, questo frammento particolare della storia della sua vita,l’avrei narrato proprio io, sua nipote, che ho ereditato dalla mia cara nonna le caratteristiche ed i lineamenti tipici mediterranei, sia nell’aspetto esteriore che in quello interiore, i migliori tratti dell’origine mista italo – albanese …

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