Il 2016 è stato un anno pieno di eventi ed entusiasmo per le relazioni tra Albania e Santa Sede. Basterebbe solo ricordare la canonizzazione di Madre Teresa e la Beatificazione dei 38 martiri, uccisi dal regime comunista in Albania tra il 1945 e il 1974. Eventi che hanno visto la commossa partecipazione di cittadini albanesi in tutto il mondo, indipendentemente dal credo religioso.
In questo clima di promozione e celebrazione di questi antichi e forti legami si inserisce anche la pubblicazione di “Io sono un albanese” di padre Ernesto Santucci s.j. a cura di Francesco Bellofatto, edito da Avagliano Editore.
Padre Ernesto Santucci nasce ad Aquila nel 1930. A 18 anni entra nella Compagnia di Gesù e a 31 anni viene ordinato sacerdote. Inizia il suo apostolato a Napoli, presso l’Istituto Pontano, come padre spirituale e professore. Si occupa di giovani emarginati nei Quartieri Spagnoli aprendo una casa per ospitare ragazzi senza fissa dimora. Apre la prima comunità terapeutica in Campania a Somma Vesuviana, “Il Pioppo”.
Il volto piagato dal sole, dalla stanchezza e dalla sete di un giovane migrante imbarcato con altri migliaia di disperati sulla nave Vlora, bloccata nel porto di Bari nell’agosto del 1991, “buttato a terra come un Cristo crocifisso” lo portano a maturare, in coerenza col suo percorso di vita, una scelta impegnativa e difficile. È quello il momento preciso in cui l’Albania gli entra nel cuore, in cui sente forte il richiamo di andare nel Paese delle Aquile, di cui non sapeva nulla, tranne che vi era “un’umanità che aveva bisgno di una mano”. Un’umanità diversa da quella che aveva cercato e trovato nei Quartieri Spagnoli e Somma Vesuviana, ma con le stesse esigenze, iniziando da quella di trovare un’identità.
Già il titolo del libro meraviglia e stupisce, una dichiarazione d’amore del gesuita missionario per un paese martoriato qual’era l’Albania post comunista, proveniente da un isolamento durato mezzo secolo, dove non c’era più traccia della religione cattolica, le chiese erano state distrutte nel tentativo di isolare e disperdere le comunità che vi si erano aggregate. Titolo che denota anche la volontà del gesuita di “entrare nell’animus albanese” di fare propri gli usi e costumi degli albanesi, di non essere un missionario che viene da fuori e che dall’alto della sua esperienza comminicia a catechizzare, l’intenzione di fare insieme agli albanesi un cammino per ricostruire la loro personalità umana e cristiana, valorizzando tutti gli usi e le locali tradizioni.
Da dove si comminicia? La richiesta principale delle persone che incontra è quella di poter avere delle chiese. E padre Ernesto ascolta ed asseconda quella necessità, costruisce i luoghi di preghiera intorno ai quali si identificano e consolidano le comunità. Così a Bilaj, Murqine, Gramez, Mallkuç…in tutto dieci. Ma non solo chiese. Con esse arrivano le suore, le scuole di catechismo, di taglio e cucito, gli ambulatori, l’educazione dei ragazzi, la ricostruzione del senso di famiglia che la dittatura aveva cercato di annullare.
Il libro si apre con un intervista di Francesco Bellofatto a padre Santucci in cui si ripercorrono le tappe più significative della vita missionaria da Montecalvario a Somma Vesuviana e in fine l’Albania. Lo stesso padre Santucci identifica il filo che unisce le sue missioni a Napoli e in Albania, e lo trova nelle periferie, perché a Napoli come in Albania bisognava andare fuori, cercare la gente, conoscerla, vivere con loro. Dall’intervista emergono dettagli sui preparativi per il viaggio e le prime impressioni appena messo piede sul suolo albanese.
Commuovente la testimonianza di prima mano di padre Santucci del entusiasmo dei fedeli nel riannodare i fili con il loro passato, la loro identità e il loro valori come la solidarietà che trascendeva il credo religioso. A testimonianza di ciò padre Santucci porta l’esempio della famiglia mussulmana di Tirana che faceva usare ai religiosi il proprio telefono e come segno d’amicizia regala al gesuita una copia del Corano in lingua albanese con la dedica: “A padre Santucci, che è venuto a portare la vera fede”.
Inoltre emergono informazioni utili relativi al recupero del patrimonio artistico legato alla presenza del cattolicesimo, al rapporto con le istituzioni albanesi, al dialogo inter religioso e anche riflessioni sul ruolo della Chiesa nel far ritrovare alle comunità locali la propria identità, sulle modalità di trasmissione della fede e delle tradizioni ad essa legate durante il comunismo e considerazioni sulle problematiche che deve affrontare l’Albania di oggi.
Il libro, attraverso le lettere inviate periodicamente agli amici italiani che lo sostengono nelle sue iniziative, offre uno spaccato dell’Albania post-comunista visto con gli occhi sereni e imparziali del sacerdote gesuita. Un percorso che dalle rovine lasciate da un feroce regime totalitario porta a intravedere un raggiungibile orizzonte di speranze. Una raccolta dell’attività epistolare di padre Santucci, un diario dell’attività intensa del sacerdote costruttore di chiese e attraverso esse anche delle identità degli individui e delle comunità, che a distanza di anni assume il valore di testimonianza storica.
Il libro ha avuto una prima presentazione a cura del Sindacato Libero Scrittori Italiani presso l’Aula Magna di Palazzo Sora, Corso Vittorio Emanuele II, 217 Roma. L’evento è stato moderato dal prof. Francesco Mercadante, con gli interventi di padre Ernesto Santucci, di Francesco Bellofatto, dell’ambasciatore Paolo Foresti, di Krenar Gjokeja e anche dell’incaricato d’affari albanese presso la Santa Sede, Visar Zhiti. Inoltre hanno potuto esprimere le loro opinioni sul libro e sull’attività missionaria di padre Santucci anche alcuni dei numerosi partecipanti all’evento.
Attualmente è stata appena ultimata la traduzione del libro in lingua albanese ed è prevista la presentazione per il pubblico presso l’Ambasciata d’Italia a Tirana. Inoltre sono previste e in fase di organizzazione altre presentazioni in Italia di cui terremo i lettori aggiornati./Albania News.it
Il libro è disponibile online oppure direttamente alla Avagliano Editore scrivendo a [email protected]