Di Exit.al
Alcuni mesi fa ho scritto un articolo dal titolo “L’Albania è il futuro dell’Europa”. Gran parte dell’articolo affrontava l’idea sbagliata dei rappresentanti delle istituzioni internazionali e dei governi stranieri di poter influenzare in modo decisivo l’Albania e di poterla spostare verso una maggiore “democrazia”, utilizzando l’attuale quadro politico e delle politiche dell’UE.
Rifacendomi a quanto affermato dal sociologo economico Wolfgang Streeck, ho affermato che, al contrario, il modello economico e di stato dell’Albania si pongono come un esempio per il futuro degli stati-nazione europei.
Sono rimasto meravigliato di recente sentendo i media riferire di una rapida espansione degli scandali di corruzione all’interno di EULEX in Kosovo, la più grande e più costosa missione della UE all’estero.
Recentemente il giudice capo dell’EULEX Malcolm Simmons si è dimesso, scatenando una serie di accuse circa la corruzione e la cattiva amministrazione, affermando, come ha riferito Politico, che “questa è solo la punta di un iceberg”. Nello stesso articolo, il caporedattore del quotidiano del Kosovo Koha Ditore, ha pronunciato le seguenti parole: “Invece di europeizzare il Kosovo, abbiamo balcanizzato EULEX”.
Ci sono due punti di cui voglio parlare: 1) il discorso ufficiale dell’UE riguardo questi scandali; 2) la politica attuale all’interno della UE.
A parte le conseguenze che queste nuove rivelazioni hanno sul ruolo sostanziale dei funzionari dell’EULEX nel monitoraggio della riforma giudiziaria albanese, le dichiarazioni di Simmons mostrano quanto la UE ha perso il suo appeal e la sua credibilità.
In risposta alla dichiarazione di Simmons, la portavoce dell’Unione Europea Maja Kocijančič ha rilasciato la seguente dichiarazione senza senso: “L’UE, così come EULEX, operano una politica di tolleranza zero verso le accuse di comportamento inappropriato e tutti i membri della missione sono responsabili delle loro azioni”.
In assenza di una linea politica chiara, o di una qualsiasi volontà di sostenere realmente la democrazia e la trasparenza, le metafore proliferano e il linguaggio diventa sempre più distaccato dal vissuto, dalla realtà sociale. Un chiaro esempio di questo è stata la recente campagna elettorale in Albania, che si è basata quasi completamente sulle metafore.
Forse possiamo parlare di questa tendenza come della “balcanizzazione” della retorica politica.
Una seconda forma di balcanizzazione ha colpito non solo l’EULEX, ma l’UE nel suo insieme; le diverse forme di separatismo e di nazionalismo sono venute fuori alla velocità della luce in tutta l’Unione. La risposta mite dell’UE alla dichiarazione catalana di indipendenza, il suo pieno sostegno all’esagerata violenza della Polizia, così come la sua rotta di collisione con il Regno Unito nel quadro dei negoziati della Brexit mostrano un monolite “stabilocratico”, paralizzato da conflitti interni, a malapena in grado di affrontare gli avvenimenti esterni.
L’unico modo per evitare il destino ben noto dell’unione balcanica delle nazioni, conosciuta anche come la Jugoslavia, è quello di riaffermare con forza l’impegno dell’UE a favore della democrazia, dello stato di diritto e a favore di un governo trasparente.
Per quanto tempo ancora possiamo tollerare commissari non eletti che attuano riforme pasticciate senza alcuna responsabilità democratica? Per quanto tempo possiamo tollerare ambasciatori incompetenti, coordinati da rappresentanti non eletti, che travisano i valori dell’Unione Europea? E per quanto tempo ancora possiamo tollerare che non la Corte europea dei diritti dell’uomo, ma l’EULEX sta diventando l’immagine della giustizia europea?