Home Approccio Italo Albanese IVA sul piccolo e micro business, la scelta sarà fra chiusura, sommerso...

IVA sul piccolo e micro business, la scelta sarà fra chiusura, sommerso o grande distribuzione?

La via italiana ai centri commerciali naturali,

Di Alessandro Zorgnotti

La recentissima manovra di bilancio di previsione per il 2018, se da una parte non modifica fortunatamente il livello della tassazione diretta (sui redditi personali e aziendali), d’altra parte incide sulla tassazione indiretta dedicata al piccolo business, in pratica le piccolissime e le micro imprese a conduzione individuale e familiare che rappresentano l’ossatura del sistema economico formale dell’Albania, sia esso gestito dai cittadini albanesi, sia esso condotto dagli investitori esteri soprattutto italiani orientati a lavorare con il mercato interno.

In termini concreti, la soglia di volume d’affari al di sopra della quale scatterà, dal nuovo anno, il regina Iva ordinario – ossia l’obbligo di attuare gli scorpori e le compensazioni fra vendite e acquisti – scende da 5 milioni a un milione di Leke, in euro 7500 circa.

Confermata invece, ai fini dell’eventuale imposte dirette sul lavoro autonomo, la no tax area fino a 50.000 euro di fatturato annuale.
Dunque sembra in atto una manovra intesa ad assicurare i contribuenti dal punto di vista delle tassazioni personali e societarie ma orienta, al tempo stesso, a incidere sulla pressione fiscale indiretta, ossia sulla dinamica degli acquisti e dei consumi attuati dai titolari di partita Iva.

Se per il piccolo e piccolissimo business i nuovi obblighi, legati allo scorporo sulle vendite e alla compensazione con gli acquisti di merci, dovrebbero incidere in misura tutto sommato ridotta sulle somme nette dell’imposta sul valore aggiunto da versare al Ministero delle Finanze albanese, quasi certamente i maggiori costi potranno derivare dalla necessità, per più imprese, di rivolgersi ai consulenti contabili e di dedicare un tempo maggiore a stare nei pubblici uffici fiscali per sbrogliare gli adempimenti di legge.

Di certo, si viene a creare uno scenario nel quale le ipotesi più probabili saranno le seguenti:

– un rischio di aumento dell’economia informale (sommersa) o di frammentazione ulteriore del piccolo business, con una moltiplicazione di partite Iva individuali, in ogni caso con un maggiore lavoro per gli uffici fiscali (secondo alcuni, il vero obiettivo della norma Iva)

– la riduzione dei business strettamente familiari e non organizzati in grandi catene o marchi (brand) che quindi faticano di più a tenere i prezzi fermi e a non aumentarli

– il rafforzamento della media e grande distribuzione organizzata, sia nei centri urbani che al di fuori degli stessi, con maggiori difficoltà di sopravvivenza per i centri commerciali naturali (cioè la successione di piccoli e piccolissimi negozi nella stessa via)

Che fare quindi? Chiaramente questa norma si pone come fulmine a ciel sereno verso chi opera nella “formaliteti” e verso quanti, piccoli commercianti e artigiani soprattutto italiani in fuga dalle tasse, vedevano e vedono nell’Albania un mercato tutti sommato vicino e dal quale poter ripartire.

Sicuramente i vantaggi per venire qui sono ancora maggioritari, soprattutto per i piccoli professionisti e lavoratori autonomi intellettuali (consulenti di vario tipo) che, sfruttando la no tax area dei 50.000 euro e la non applicabilità dell’IVA per l’export di servizi professionali verso l’estero (Italia e Ue), possono ridurre la pressione fiscale fino a un 10 per cento del proprio reddito tutto compreso.

Per chi lavora sul mercato interno (bar e ristoranti) occorre invece essere vigili e attenti tramite il proprio fiscalista.

Lo scenario finale potrebbe essere quello della polarizzazione fra piccolissimo business – formale o non – e grandissimo business. Per chi sta in mezzo, vi è la possibilità di riprodurre in Albania, con l’aiuto ovviamente delle municipalità, il modello italiano, rivelatosi vincente dei “Centri commerciali naturali” ossia alleanze fra piccoli business di una stessa via o quartiere con azioni comuni su prezzi offerte tariffe e servizi alle famiglie. Questa però è un’altra storia su cui torneremo nel nuovo anno.

Share: