Home Approccio Italo Albanese Quei 4 albanesi non mi hanno lasciato morire , voglio ringraziarli

Quei 4 albanesi non mi hanno lasciato morire , voglio ringraziarli

Questo nonno vuole ringraziare pubblicamente quei quattro ragazzi albanesi che gli hanno salvato la vita mentre stava per annegare dentro la sua macchina.

PISTOIA. «Navigavo dentro il fosso, con due metri e mezzo d’acqua sotto l’auto, che ad un certo punto ha sbattuto contro uno dei piloni in cemento armato del ponticino e si è inclinata. Ho provato ad aprire lo sportello ma era bloccato. Era tutto bloccato – ripete in un soffio, portandosi la mano alla fronte, Loreno Casini – Se non ci fossero stati loro avrei potuto resistere pochi minuti…»

Loro sono  quattro uomini, di nazionalità albanese, che l’8 dicembre 2017 , come Casini, stavano percorrendo via di Chiazzano e si sono buttati nel fosso per salvarli la vita.

Ora sente di doverli ringraziare pubblicamente, e di poter dire che gliel’hanno «salvato la vita».

Ecco cosa è successo esattamente spiegato sul giornale iltirreno.gelocal.it 
«Viaggiavo tranquillo – racconta – quando a un tratto è arrivata quella bomba d’acqua». Il fosso, profondo oltre due metri e mezzo, che confluisce nella Brana, era esondato. «L’acqua m’ha alzato la macchina, che ha pattinato dentro il fosso».
Ha provato ad aprire lo sportello ma «non funzionava più niente. Le centraline erano partite. Poi il botto contro una delle colonne in cemento armato». La parte anteriore della Fiat Punto si è impennata in alto. In pochi secondi l’acqua gli arrivava all’altezza del dorso. È in quel momento che Casini ha sentito qualcuno urlargli di aprire la portiera.

L’auto dei quattro uomini di nazionalità albanese si era a sua volta fermata alcuni metri più avanti, in panne per l’acqua entrata nel motore. «La stavano spingendo in un’aia quando si sono accorti di me – racconta Loreno – Mi hanno gridato di uscire, di aprire lo sportello, ma più di quello non ce la facevo…». Uno di loro ha esclamato: «Andiamo a salvarlo». Con un piede appoggiato al ciglio ha afferrato lo sportello tirandolo a sè. «Nel frattempo un altro mi ha gettato la cintura di un marsupio gridandomi di afferrarla, mentre gli altri due uomini lo tenevano alla ringhiera del ponte».

Senza neanche accorgersi che, per farsi spazio, si fratturava una costola, tanta era l’ansia, il calzolaio è uscito dall’auto. Si è aggrappato a quella cintura e si è fatto trascinare sulla strada. «Con il buio, il vento, il freddo, due metri e mezzo d’acqua… Non capivo niente in quel momento, non so se li ho ringraziati. La Punto è scivolata sul fondo del fosso, e i pompieri sono dovuti tornare con un’autogru sabato mattina per tirarla fuori. È irrecuperabile, ma non ha importanza».
La signora Giovanna chiama i soccorritori «angeli mandati dal cielo». Lei è credente e praticante, suo marito no, ma promette di andarli a cercare quando starà meglio. Venerdì era anche il giorno del suo compleanno. E da venerdì notte dorme molto poco. Chissà che rivedere quelle persone non lo aiuti a superare il trauma di una morte evitata per un soffio.
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