L’Architetto ed ex Viceministro Radovani a tutto campo dopo la recente missione in Piemonte: “La Ferrero autentico modello di capitalismo dal volto umano, la nuova Via dedicata a Michele e Pietro può aprire opportunità di investimento molto interessanti per tutto il Paese”
Artur Nura: Saluti a tutti gli ascoltatori di Radio Radicale e di Albania Italianofona.
Oggi abbiamo il piacere di avere qui con noi un noto Architetto albanese, Gjon Radovani, già Viceministro dei Lavori pubblici e del Turismo. Grazie anzitutto, Gjon, di avere accettato il nostro invito e questa intervista.
Gjon Radovani: “Sono io che ringrazio Voi e sono contento di poter dare delle informazioni sui rapporti con l’Italia e sulla mia ultima e più recente visita in Piemonte”
Artur Nura: Intanto mi farebbe piacere avere, per i nostri ascoltatori, la tua opinione ed esperienza italiana, cioè le tue relazioni con l’Italia e con la sua lingua, visto che la nostra Società albanese è filo-italiana. Tu hai certamente grande esperienza: quali sono le tue relazioni con la realtà dell’Italia e con gli Italiani?
Gjon Radovani: “Posso anzitutto dire che i rapporti dell’Albania con l’Italia sono rapporti stretti e storici. Data la mia provenienza da Scutari, posso dire che lì esiste una presenza secolare di Scuole italiane e del cattolicesimo. Parliamo quindi di una Città molto strettamente collegata con l’Italia e con relazioni molto solide”.
Artur Nura: Come hai imparato la lingua italiana?
Gjon Radovani: “Fin da piccolo, anzi prima della lingua albanese, perché mio padre era professore di Statistica a Roma e a Firenze. Con il professor Gini ha fondato il primo Istituto europeo di statistica. Poi alla fine della guerra mio padre è tornato in Albania ed è rimasto qua, tornando poi in Italia negli anni Novanta”
Artur Nura: A proposito di relazioni storiche e culturali fra i nostri due Paesi: anche sulla base dei tuoi incarichi importanti, come vedi oggi i rapporti fra Italia e Albania. Sono migliorati, peggiorati o statici?
Gjon Radovani: “Io credo che l’Italia abbia perso il treno dei rapporti con l’Albania negli anni Novanta, quando avrebbe potuto avere una funzione molto importante, in quanto gli Albanesi vedevano nell’Italia una sorta di America non solo per questioni di carattere economico e finanziario, ma anche nel senso di un sostegno morale, sociale e culturale. Poi, anche per problemi politici interni all’Italia, l’Albania ha perso quella importanza che avrebbe dovuto avere. Per esempio, stando a quelle che sono le mie informazioni, mi risulta che nessun Capo di governo italiano abbia mai avuto un consigliere ad hoc per l’Albania, a differenza di altri Stati”.
Artur Nura: Mussolini aveva un consigliere dedicato e anche molto importante.
Gjon Radovani: “Sicuramente. Relativamente però a oggi, diciamo che in tempi di globalizzazione, ancor più non possiamo ignorare i territori accanto, soprattutto dal punto di vista delle opportunità economiche. A volte si ha l’impressione che, anche nei problemi economici e politici molto gravi di oggi, l’Italia pensi per sé, mentre Paesi come l’Albania, molto amichevoli verso la realtà italiana, possono rappresentare un’opportunità per entrambe le parti. Credo che un rapporto sano di collaborazione sia ancora possibile, però bisogna secondo me cambiare un po’ atteggiamento, nel senso che l’Italia deve guardare all’Albania non come a una regione aggiuntiva ma come a un vicino sano con il quale costruire delle relazioni, dei rapporti”.
Artur Nura: Come vedi la situazione dell’attuale Governo di Albania, essendo stato importante uomo di governo?
Gjon Radovani: “Con tutte le critiche che si possono fare per tutti i governi, devo dire che il Governo Rama 1 ha fatto riforme grandissime che non erano state fatte nei precedenti 27 anni. Per esempio, la riforma territoriale o la riforma giudiziaria che adesso sta iniziando sono molto importanti anche per dare delle garanzie all’imprenditore che voglia avere a che fare con uno Stato e con un sistema giuridico onesto. Io credo che se anche la riforma giudiziaria verrà compiuta, avremo realizzato un altro grande passo in avanti, rispetto a un passato in cui, pur con tutto l’atteggiamento amichevole che i vecchi governi potevano avere, non era possibile dare queste garanzie. Mancava l’architettura strutturale dello Stato e sono certo che se il lavoro degli ultimi quattro anni continuerà darà i propri frutti al più presto possibile”.
Artur Nura: Relativamente a questo Governo e ai suoi rapporti con l’Italia. Dopo un inizio in cui era sempre a Roma, ora mi sembra che parli della Turchia o della Cina ma non più dell’Italia. Che è successo, se ne è dimenticato?
Gjon Radovani: “Non so se si sia dimenticato o no, ma in una relazione devono essere tutte e due le controparti attive. Per esempio, qui in Albania vengono tantissimi imprenditori dall’Italia, ma occorre che siano più concreti, che non ci si limiti a un turismo di tipo imprenditoriale. Perché le imprese serie, con risorse e capacità innovativa, qui trovano tutte le condizioni per realizzare con successo la propria attività”.
Artur Nura: Ultimamente sto sottolineando la preoccupazione relativa a una forte presenza della cultura turca in Albania. Per esempio nella mia famiglia mia figlia ha cominciato a usare parole turche, mentre io giustamente ho imparato l’Italiano attraverso i mezzi di comunicazione e le televisioni Rai e Mediaset e tu attraverso la famiglia. Oggi accendiamo la tv e sentiamo il turco: ti preoccupa questa situazione?
Gjon Radovani: “Qui parliamo di una zona, l’Albania, che è sempre stata tra due civilizzazioni. Non dimentichiamo l’Impero Ottomano e la sua occupazione durata 500 anni, quindi è impossibile che non lasci tracce tuttora. Però una nota positiva che ha l’Albania in senso specifico, è che gli Albanesi di Albania sono apertissimi verso l’Occidente, quindi sarebbe sbagliato non assecondare questa tendenza virtuosa e positiva di orientamento filo occidentale”.
Artur Nura: E’ un messaggio verso l’Italia e la Farnesina, il Ministero degli Esteri italiano?
Gjon Radovani: “Sì, ma anche verso la Comunità europea, perché se non viene sostenuta questa tendenza filo occidentale in un Popolo, prima o poi questo Popolo si rivolge ad altre possibilità. Se uno spazio è vuoto, si riempie di altre cose. Diciamo che la politica di Erdogan non è la migliore possibile, almeno per quanto riguarda la democrazia. Il dialogo rimane una priorità, ma il dialogo non può portare a usurpare altre realtà con le proprie ideologie”.
Artur Nura: Parliamo di questioni economiche concrete. Tu hai recentemente preso parte a una missione ufficiale in Piemonte, in un territorio ricchissimo che da qualche tempo sta dialogando con l’Albania. Come è andata questa visita?
Gjon Radovani: “Diciamo che tutto è nato dall’iniziativa di un giornalista italiano, piemontese, che vive in Albania, Alessandro Zorgniotti, che ha lavorato moltissimo per lasciare una traccia del Piemonte nel nostro Paese. Il Piemonte, per propria posizione, non è direttamente legato all’Albania, a differenza per esempio della Puglia, però vanta delle realtà imprenditoriali di livello mondiale come il Gruppo dolciario Ferrero. Io ero in missione anzitutto per incontrare i vertici della Fondazione Ferrero, perché grazie appunto all’iniziativa di Zorgniotti verrà intitolata una strada in Albania nella Città di Lezha, alla memoria di Michele e del figlio Pietro Ferrero”.
Artur Nura: Una iniziativa politica forte, che potrà essere di stimolo per altri imprenditori.
Gjon Radovani: “E’ quello che auspico e mi auguro. Anche perché Ferrero non è solo economia e produzione di eccellenza alimentare mondiale, è anche welfare, cultura, arte e aiuto alla terza generazione. Tutti contesti nei quali possono sorgere delle collaborazioni molto importanti per l’Albania. Se, a partire dal lavoro avviato dal giornalista Zorgniotti, Ferrero sceglierà il nostro Paese come area nella quale investire, di sicuro l’Albania potrà diventare centrale nel contesto di tutti i Balcani per tutte le produzioni che potranno derivare dai piccoli frutti e dalle nocciole presenti nei nostri territori”.
Artur Nura: Oltre alla Fondazione Ferrero, hai avuto modo di incontrare altre personalità importanti del Piemonte?
Gjon Radovani: “Sì, la missione è stata più ampia sotto il profilo economico e istituzionale. Assieme ad Alessandro Zorgniotti, ho avuto incontri ufficiali con Beppe Ghisolfi, persona assolutamente carismatica, Presidente della Banca cittadina di Fossano e figura chiave nel sostegno alle iniziative che hanno portato a un dialogo stabile con la realtà albanese. Ho inoltre dialogato con l’Amministrazione comunale di Fossano e con il delegato ai Gemellaggi Ezio Dardanelli che ha confermato la volontà del Sindaco Davide Sordella di verificare le possibilità di un ufficiale patto di amicizia. Inoltre ho avuto occasione di confronto con Giuseppe Rossetto, Vice Presidente di Confapi Alimentari e con alcuni imprenditori della zona nei settori delle tecnologie per l’industria e della promozione turistica e agroalimentare”.
Artur Nura: La tua conoscenza del mondo economico italiano è dunque molto importante. Quali iniziative in senso più generale sono in programma per rendere più concreta questa collaborazione in campo economico?
Gjon Radovani: “Beh, una delle ipotesi di lavoro è la possibilità di giungere a un gemellaggio con la Confapi nazionale di Roma, alla quale mi lega l’amicizia con il Vice Presidente Francesco Napoli, ottimo Dirigente di categoria che conosco oramai da circa cinque anni e con il quale ho potuto prendere parte alla celebrazione, sempre in Roma, dei primi 70 anni di Confapi. Dal momento che nel nostro Paese si è costituita un’Associazione economica, denominata PMI Albania, ufficialmente dedicata alla rappresentanza e tutela esclusiva degli interessi delle piccole e medie imprese, realtà di assoluta prevalenza anche nel sistema economico albanese, e guidata dall’amico Presidente Selim Bregu, il nostro intento è verificare i passi da compiere al fine di arrivare a una collaborazione stretta fra le due realtà associative per cui in Albania le PMI possano operare come PMI Confapi”.