Specchio d’acqua di rara bellezza, ma in parte inaccessibile ai suoi stessi abitanti. In viaggio tra Albania, Grecia ed Ex Repubblica yugoslava di Macedonia, fra comunità vittime di confini che le stanno strangolando.
Il disperato SOS dei pochi residenti che non sono scappati: “I confini strangolano l’economia locale”
Uno stallo che qui si traduce in confini chiusi e cappio a un’economia locale, che spera nell’abbattimento di queste frontiere per tornare a respirare. Boshko è uno dei rari abitanti, che restano nella zona. “Questa ormai è una terra di nessuno – ci dice -. Gli abitanti se ne sono andati, i giovani sono scappati all’estero. Ci sentiamo dimenticati da Dio e dagli uomini. L’unica speranza è che questo confine venga aperto: riporterebbe un certo movimento nella zona. E anche se ormai non resta granché, la vita potrebbe ripartire”.
“I giovani scappano e la comunità muore”
confermarci la lenta morte a cui la zona si sente condannata è poi Gzim, un altro residente. “Per Prespa si tratta di un grave problema – dice a euronews -. E a farne le spese sono soprattutto i giovani, che sono costretti ad andarsene. Se le cose cambiassero, avrebbero più opportunità per farsi una vita e potrebbero anche restare. Sarebbe utile per tu tta la comunità”.
“Il dialogo con Skopje è l’unica via”. Voci dal versante greco della frontiera
Per trovare il primo centro abitato, dobbiamo fare 180 km. Arriviamo così in ad Agios Germanos: villaggio sul versante greco della frontiera, che oltre alla crisi economica, sta pagando le ripercussioni sul Lago Prespa, del braccio di ferro tra Atene e Skopje. Qui Nikos gestisce un ristorante. Vitale, e non solo per lui – ci dice – sarebbe l’abbattimento dei confini che strangolano l’economia locale. “Il Prespa è un lago e non può essere diviso in tre. Se non possiamo impedire all’aria o all’acqua di passare da una parte all’altra, perché dovremmo allora impedirlo alle persone? Credo quindi che una simile soluzione sia l’unica possibile. Certo, all’inizio non sarà facile: per due o tre anni ci saranno degli aggiustamenti, ma poi sono certo che troveremmo un equilibrio. La cooperazione fra i nostri paesi è l’unica via e sono certo che porterebbe benefici a tutti”.
“Questo confine, ereditato dalla Guerra Fredda – conclude l’inviato di euronews, Borjan Jovanovski -, si spera che ora possa finalmente scomparire, nel quadro dei negoziati in corso tra Atene e Skopje sull’annosa e ancora irrisolta disputa sull’utilizzo del nome Macedonia. Una soluzione che, se venisse trovata, schiuderebbe nuove prospettive europee per tutta la regione”./euronews.com