Di recente e’ stato presentato a Tirana il rapporto triennale di Operazione Colomba, corpo non violento di pace della Ong italiana Comunità Papa Giovanni XXIII sul fenomeno della vendetta di sangue in Albania.
Noi dobbiamo informare i nostri lettori che il fenomeno viene condotto al Kanun di Lek Dukagjini, quale e’ il codice medievale albanese utilizzato all’epoca, certamente in mancanza dell’autorità statale, come uno strumento di giustizia, e che in effetti stabiliva regole chiare in base alle quali alla parte lesa per un’omicidio o un’offesa veniva riconosciuto il diritto di vendicarsi.
Come anche confermato da parte della Ngo italiana, quello che succede ora “ha poco a che fare con le prescrizioni codificate da Kanun di Lek Dukagjini, e dipende molto dai deficit del sistema giudiziario e da alcune lacune istituzionali”.
Comunque bisogna dire che secondo i dati di Operazione Colomba, alla fine del 2017 si sarebbero verificati 48 casi di vendetta di sangue e 275 casi di vendetta. Rispetto al precedente rapporto del 2014 si tratterebbe di una crescita del fenomeno, con 141 nuovi casi!
Dunque l’attuale realtà e’ drammatica di cui tutti noi abbiamo sentito parlare e non ignorarlo perché nel regime del Kanun la vendetta era uno strumento di giustizia uguale per tutti. Invece oggi è proprio la percezione più diffusa dell’ingiustizia e della corruzione che impediscono di fare veramente giustizia, ad alimentare il ricorso a questa forma di giustizia privata quale porta sempre ad una reazione senza limite fra le differenti famiglie.
Tale fenomeno richiede un nuovo approccio politico e giudiziale, sicuramente iniziando con un permanente miglioramento della legislazione, una veloce reazione della Polizia di Stato, della procura e delle corti per la cattura e la condanna degli autori di reati legato alla vendetta, ed anche un maggiore impegno anche delle strutture del sistema di educazione.