In coda ad un articolo di Mero Baze che criticava aspramente Fatos Lubonja per aver giudicato falso il rapporto della Commissione UE sui progressi albanesi verso l’adesione, nel giro di pochi minuti e’ comparsa una moltitudine di commenti di lettori, veri e propri “haters” (cioe’ “odiatori”) tipici dei social media, che hanno riempito molte righe di insulti nei confronti di una delle poche figure veramente degne di rispetto nel desertificato ambiente intellettuale albanese.
Tra inaccettabili auspici di un suo ritorno in quel lager comunista che gia’ gli ha rubato i migliori anni della vita, tra apodittiche sentenze di colpevolezza su di lui e su suo padre, tra una miriade di sgrammaticati e immotivati insulti, tutti utili solo a dimostrare la definitiva miseria intellettuale e civile di molti lettori ed elettori albanesi, spiccava ripetutamente un giudizio, di per se’ idota e privo di significato logico, che etichettava Fatos Lubonja come un “antialbanese”.
E questo giudizio, o accusa, o insulto (nella volonta’ dei suoi molti autori) si ripete in questi giorni nella narrazione del premier Rama, e dei suoi mercenari della tastiera, riferita al deputato tedesco Gunther Krichbaum, evidentemente colpevole di ritenere l’Albania non pronta ad iniziare i negoziati di adesione alla UE, traguardo del tutto privo di significato pratico ma di alto valore propagandistico, almeno per questo governo coinvolto in ogni genere di malversazione ai danni dei normali cittadini albanesi.
Quello che capisco io, che albanese nativo non sono, ma che a differenza di molti albanesi ho scelto di vivere in Albania, e’ che questi odiatori albanesi, che si sentono depositari della verita’, che sono perennemente accecati dall’atavico problema dell’appartenza tribale prima ancora che etnica, che pretendono di sentir parlare delle loro cose solo in termini lusinghieri, e che soprattutto non hanno altri argomenti, quando leggono qualcosa di diverso dal loro rudimentale pensiero, o meglio di diverso dalle istruzioni faticosamente assimilate dal partito, esplodono a raffica questo giudizio (ma per loro insulto) che affonda le sue radici nell’ignoranza perfettamente conservata dal passato comunista: “antialbanese”.
Se qualcuno parla dei fiumi di droga che transitano dal nostro territorio e’ un antialbanese, se qualcuno parla di chi mise sulle strade europee di decine di migliaia di ragazze albanesi e’ un antialbanese, se qualcuno contrasta le opinioni del capo e’ un antialbanese, se qualcuno parla di corruzione in Albania e’ un antialbanese, se qualcuno sostiene che in Albania la democrazia e lo stato costituzionale ancora non ci sono e’ un antialbanese, se qualcuno sostiene che in Albania la giustizia non funziona e’ un antialbanese, se qualcunio dice che l’agricoltura o l’industria albanese non puo’ competere con quella europea e’ un antialbanese, e ovviamente se qualcuno osa sostenere che nella sua parte principale e nei suoi principi diffusi la societa’ albanese non e’ ancora assimilabile a quella europea, allora e’ un antialbanese e addirittura un filoserbo, e da oggi magari pure un filorusso, e per questo puo’, anzi deve, essere linciato, incarcerato, condannato e possibilmente espulso se non giustiziato.
Anche quando qualcuno diceva negli anni ‘90 che le piramidi finanziarie non potevano funzionare, veniva accusato di essere antialbanese, e lo stesso quando qualcuno diceva che la Grande Albania era un concetto pericoloso, o che sparare ai manifestanti non era bene, era un antialbanese.
Insomma, semplificando, sembrerebbe che essere antialbanese significhi semplicemente essere contrario al volere del demagogo o del capobanda di turno o, piu’ semplicemente ancora, avere una propria opinione indipendente ma che disturba quella narrazione che molti vogliono sentire.
E questo capita anche con gran parte dei semplici migranti in Italia o in Grecia, se qualcuno obietta che in Albania qualcosa non va per il verso giusto, tutti si arrabbiano e lo accusano di essere un antialbanese.
Anche il premier Rama ha recentemente sostenuto che il leader dell’opposizione Basha e’ un antialbanese perche’ intrattiene rapporti con chi non ritiene l’Albania pronta per iniziare i negoziati di adesione, e infatti lo ha invitato a “giocare con la maglia giusta, quella rossonera”.
Perche’ la verita’ da queste parti, e’ ancora un ordine del capo, e le notizie discordanti da quelle approvate dal capo sono la prova che chi le riferisce e’ un antialbanese. La realta’ non c’entra, e viene sostituita dal messaggio “proalbanese”, l’evidente calo dell’economia viene sostituito dal riciclaggio, le piantagioni di cannabis invece non erano proibite, e’ solo proibito parlarne, come dei coinvolgimenti della polizia nel traffico di droga, o come le enormi truffe fiscali sul mercato dei petroli, o come tutte queste gare d’appalto aggiudicate al peggior offerente (che tutti gli altri vengono sempre squalificati), come della riforma della giustizia volutamente deragliata in modo da intimorire tutti i magistrati e costringerli sotto gli ordini del governo, come una legge elettorale volutamente non aggiornata, e chi lo fa e’ un antialbanese.
Allora bisogna dirlo ancora piu’ chiaramente.
Se dire che la droga non esiste, la corruzione non esiste, la crisi degli investimenti esteri non esiste, il riciclaggio del denaro sporco non esiste, che i diritti umani in Albania non sono violati, che la Polizia non arresta la gente semplice per un nonnulla mentre non arresta i criminali e i narcotrafficanti, che le decine di migliaia di richiedenti asilo in Europa non esistono, o se esistono non sono un problema, insomma dire che in Albania va tutto bene, significa essere proalbanese, allora chiunque veda con i suoi occhi la realta’ quotidiana e’ antialbanese. Compreso Krichbaum, compreso Macron, e forse molti altri.
Allora, per questi saccenti proalbanesi, e’ la realta’ che e’ antialbanese, che va nascosta, negata, smentita con forza.
Cosi’, dopo le glorie del comunismo, forse raggiungeremo anche quelle dell’Europa, ma la realta’ non sara’ cambiata, semplicemente continueremo a rifiutarci di vederla.
La realta’ e’ quella che dice che i veri antialbanesi sono quelli che hanno massacrato questo paese, prima con il comunismo, poi con la transizione, quelli che hanno costretto quasi due milioni di persone a migrare, quelli che impediscono lo sviluppo favorendo il saccheggio delle risorse del paese, quelli che coltivano e trafficano la droga, quelli che corrompono la Polizia, e quelli che la usano per proteggere i traffici, quelli che imbrogliano la gente con il loro nazionalismo d’accatto usato solo per distrarre e distruggere, e sono veri antialbanesi quei campioni dell’economia di rapina, che hanno costruito monopoli, prima con la pistola e poi con i decreti e le leggi, solo per comperare ville lussuose a Vienna o a Miami, o per sfoggiare le loro auto lussuose nelle strade del Blok.
Sono antialbanesi i ruffiani che gestivano prostitute e reti di spacciatori, ma sono antialbanesi anche i petrolieri che organizzano societa’ offshore per continuare a truffare le casse dello stato, o a vendere prima gasolio balordo senza accise, e infine, per raggiungere ancora piu’ velocemente lo stesso scopo, talloni senza piu’ nemmeno il gasolio.
Sono antialbanesi quelli che costruiscono palazzi sul suolo pubblico, e quelli che si ingrassano con concessioni improbabili e illegali, quelli che privatizzano il nostro futuro per ingozzarsi di lusso e cocaina, quelli che vendono titoli di studio e quelli che glielo lasciano fare.
Sono veri antialbanesi quelli che si sono impossessati del cervello della gente, approfittando della loro ignoranza, o anche della loro buona fede, costruendo leggende urbane e falsi miti personali, intossicando i giovani con miti distruttivi come la ricchezza facile procurata con la droga, o con il riciclaggio come valido sostituto dell’economia reale, o con la violenza e l’intimidazione al posto della serieta’ e del lavoro.
Infine i veri antialbanesi sono quelli che odiano e insultano chiunque voglia scatenare il dibattito sulla nostra condizione collettiva, su dove portera’ questo sistema sempre piu’ affamato e affamatore, questo progetto di dissoluzione sistematica di un intero consesso sociale.
L’Albania da tutelare, da difendere, da amare non e’ quella dei palazzi costruiti sulle aiuole, o quella dei soldi guadagnati senza faticare, per non dire rubati, quella dove tutto si compra e si vende, dove dignita’, verita’, fedelta’, fatica, lavoro, sacrificio, famiglia, risparmio, costanza, affidabilita’ hanno un prezzo di mercato, e ogni giorno e’ piu’ misero.
L’Albania che amano gli “antialbanesi” come me, come quelli che lavorano e scrivono con me, e credo come Fatos Lubonja, e come le tante migliaia di martiri muti naufraghi del comunismo e dell’emigrazione, e’ quella gentile dell’ospitalita’, della “besa”, della tolleranza, l’Albania di Gjergi Fishta, quella di padre Zef Pllumi, quella di Madre Teresa, quella che non ha mai fatto una guerra, quella che ha salvato gli ebrei, quella del vecchio che nel 1991 mi ha voluto offrire la meta’ del suo uovo, che altro non aveva da mangiare, quella che nel 1999 era in fila al Palasport di Tirana per portarsi a casa una famiglia kosovara, quella di quei pochi ragazzi albanesi arruolati nell’UCK per liberare, almeno cosi’ credevano, i loro cugini kosovari, quella di tantissimi silenziosi e laboriosi emigranti che riconosco in ogni paesino italiano, quella che non ha perso la fede in Dio, quella che ha ancora valori umani, quella che, siccome pensa al futuro dei suoi figli, purtroppo se ne va.
Gli antialbanesi, per me, sono quelli che hanno distrutto quell’Albania, e continuano a distruggerla ogni giorno di piu’, per poi scappare all’estero con i proventi dei loro crimini, sperando di nascondere dietro ai molti soldi illegittimi le troppe vergogne che hanno usato per procurarseli.
Io invece continuo a scrivere, e spero che cosi’ facciano molti altri albanesi di buona volonta’, perche’ almeno un dubbio entri in questo disgraziato dibattito, e perche’ le mie piccole figlie possano un giorno andare in giro per il mondo serene ed orgogliose delle loro origini albanesi, e non mi curo delle insolenti accuse di questi sciacalli, che ben altra mano, quella della Storia, regolera’ i loro conti.