La legge in vigore prevede non un obbligo ma la possibilità di eleggere un comitato italiani all’estero per le circoscrizioni sotto i tremila residenti AIRE
Di Alessandro Zorgniotti
Se l’estate vogliamo che sia come una notte in grado di portare buon consiglio, questo deve avvenire anche con riferimento alla situazione e allo status del popolo degli Italiani all’estero. Una comunità storicamente diffusa nel mondo e che, dal 2008 a oggi, è andata crescendo a ritmi molto elevati per effetto della scelta di molti connazionali, giovani e anche meno giovani, di emigrare in altri Paesi, fra cui la stessa Albania, spinti dai venti della crisi economica e lavorativa oltre che delle opportunità di studio.
Premesso che, come in ogni epocale migrazione che avviene, e quella italiana non ha fatto e non fa eccezione, una quota rappresentata da persone in mala fede o con cattive intenzioni esiste sempre, occupiamoci qui della maggioranza di chi emigra e quindi lascia il Belpaese per effettive necessità e convenienze economiche fiscali e lavorative.
Molto spesso, o comunque spesso, anche sulla base dei cahier de doléances che raccogliamo nello svolgimento della nostra attività giornalistica, gli Italiani che intendono costruire iniziative o progetti economici e socio culturali per portare il made in Italy nel nuovo Paese di residenza, o per accrescere le relazioni Italo estere, rischiano di imbattersi in ostacoli amministrativi o burocratici non previsti, o di non ottenere la giusta presa in considerazione della propria idea.
Non parliamo poi di quei casi in cui il cittadino italiano in questione, del tutto nuovo nel Paese estero di trasferimento, ha necessità di relazionarsi con le istituzioni di quest’ultimo per il tramite delle strutture locali del Governo italiano.
In Albania gli italiani iscritti all’Aire, quindi a tutti gli effetti residenti all’estero e come tali titolari diretti di prerogative e di obblighi di legge specifici, sono oltre mille, circa 1300. Senza considerare i connazionali titolari di permesso di soggiorno di diritto albanese e gli studenti che dall’Italia scelgono Tirana come base per il proprio ciclo didattico accademico.
Purtroppo, e questo è un dato di fatto va detto per onestà indipendente e non imputabile alla volontà degli operatori presenti, la frammentazione e talvolta la proliferazione di associazioni di matrice o derivazione italiana non aiuta un carattere unitario della rappresentanza degli Italiani all’estero e rischia di affidare il ruolo di filtro o di tramite, nei confronti delle strutture diplomatiche preposte, a soggetti non in grado di adempiere a tale compito con efficacia.
Qui viene in aiuto una specifica clausola di legge la cui attivazione e applicazione diventa non un obbligo ma una facoltà in capo alla struttura diplomatica, ossia all’ambasciata, competente per la circoscrizione consolare di residenza degli italiani iscritti AIRE.
La legge, frutto di un mix di provvedimenti intervenuti fra il 1985 e il 2003, prevede l’istituzione dei cosiddetti Comites. Che cosa sono? In sigla, si tratta dei Comitati per gli Italiani all’estero. Sono organismi collegiali elettivi che alcuni hanno definito “parlamentini” e che alcune inchieste, relative per esempio alla situazione dei Comites negli USA, hanno messo nel mirino per alcune situazioni di gestione un po’ troppo “autonoma” del denaro pubblico stanziato dal ministero degli esteri, in media circa 30.000 euro all’anno per ciascuno dei Comitati attivi (media che sale o scende a seconda dell’importanza dei Paesi di residenza dei connazionali AIRE).
In Europa i Comites attivi sono oltre una quarantina, e più di uno opera in Paesi a storica elevata vocazione emigratoria degli Italiani come Svizzera, Germania e Francia.
Nei Balcani, il solo Comites attivo è in Croazia.
La legge è chiara in merito: il Comites può essere espresso, obbligatoriamente ai sensi della normativa, da una circoscrizione consolare nella quale risiedano almeno 3000 Italiani AIRE.
Attenzione però: nelle sezioni consolari con meno di tremila residenti AIRE, il Comites può essere istituito su decisione dell’autorità diplomatica, Ambasciata, competente geograficamente.
In Albania, gli oltre mille Italiani iscritti all’Aire, sulla base di una tendenza crescente e cresciuta negli ultimi sei – sette anni, e che ancora è destinata ad aumentare soprattutto fra i professionisti individuali e i pensionati, immaginare un Comites di dodici eletti, scelti fra e dagli iscritti all’Aire della sezione Albanese, non sarebbe una idea campata per aria.
Anche perché ci giungono notizie di iscritti AIRE di altre sezioni consolari che tendono a trasferire in Albania la propria residenza estera.
Immaginare che, con autentici criteri competitivi e di trasparenza, possa essere eletto da noi iscritti AIRE della sezione consolare Albanese un Comites in grado, con forza di legge, di essere organismo ufficiale di consultazione e di stimolo se non pungolo, costante e continuativo sia nei confronti dell’Ambasciata italiana, sia per suo tramite nei confronti del Governo albanese – pensiamo solo al caso oramai cronico della legge sui permessi di soggiorno in Albania che dovrebbe essere semplificata per consentire a un pensionato italiano di poter beneficiare della detassazione della propria pensione Inps una volta iscritto all’Aire – sarebbe immaginare di vedere realizzati e rispettati i nostri diritti in un Paese che abbiamo scelto come seconda Italia o come piccola Italia (per usare una definizione del Premier albanese Edi Rama).
Se quindi da un lato vi sono interventi che potranno essere attuati solo dal nuovo Governo Conte Salvini Di Maio, in quanto bisognosi di nuove leggi di riferimento, al fine di ottimizzare la situazione vigente ci sono degli strumenti che possono essere messi in moto da subito, ma la cui adozione rientra nel potere discrezionale della nostra Ambasciata in quanto sezione consolare sotto la soglia dei tremila residenti.
In un Paese Italia dove si è chiamati a eleggere Comuni anche di poche centinaia di abitanti, poter esprimere un organismo direttamente rappresentativo di oltre mille residenti, destinati ad aumentare, dovrebbe essere più di una facoltà.
Chi fra di noi iscritti all’anagrafe specifica estera è pronto a chiedere a chi di dovere il Comites per i residenti AIRE in Albania?