Home Approccio Italo Albanese La Piramide rovescia di Edi Rama, il sindaco che volle farsi sultano

La Piramide rovescia di Edi Rama, il sindaco che volle farsi sultano

Nga Carloalberto Rossi

Con la legge per l’abbattimento del Teatro Nazionale, presentata in Parlamento con procedura d’urgenza come se fosse una vera priorita’ per la Nazione, Rama celebra il definitivo abbandono della sua proposta politica di una rinascita (Rilindja) civile del paese.

All’inizio “Rilindja” sembrava essere un processo politico geniale, una copia piu’ in grande delle famose facciate decorate che lo resero famoso all’inizio del suo mandato da sindaco di Tirana,  con lo scopo di innescare nella societa’ albanese, tramite piccoli ma visibili segni di cambiamento, una fiducia nel futuro e un comportamento piu’ “urbano” di cittadini ed elettori. Era una storia “europea”, ma che ora sta terminando in una tragedia ottomana, con il sultano che uccide i suoi parenti in un fremito di potere fine a se stesso.

Ora quello che rimane della storia di Rilindja e’ solo saccheggio e vizio personale, la volonta’ del tiranno che usa i suoi servi e si compiace di vederli strisciare ai suoi piedi, anteponendo il suo personale capriccio alle vere priorita’ del paese e impegnando il Parlamento, da lui personalmente disprezzato, in una inutile dimostrazione del suo debordante potere personale.

E’ la fine di ogni politica pubblica, di ogni rispetto per i cittadini, e di ogni progetto con finalita’ sociali, ed e’ pure la cancellazione della memoria storica della citta’, e questo e’ il piu’ grande fallimento politico: cancellare la storia, ingannare la memoria, negare le proprie radici e’ la sconfitta piu’ grande di un paese, di un movimento politico, di un progetto politico.

Chi non ha memoria e non ha rispetto per il proprio passato, non produce storia e non produce futuro, al massimo ruba e saccheggia quello che altri prima di lui gli hanno lasciato.

Ma oggi Rama non appare piu’ cosi’ sicuro del suo personale futuro e ancora meno di quello del suo governo, e come un sultano ottomano e’ ormai insicuro di ogni suo collaboratore, a cui chiede continue prove di fedelta’, corrompendo i suoi servi per comprometterli e, avendo compreso che la fine e’ vicina, accelera il suo personale disegno urbanistico per lasciare il “suo” segno nella storia, in quella storia che certamente non potra’ celebrare il suo nome come un Grande Padre della Patria, ma almeno lo potra’ celebrare come un grande e volitivo architetto della sua citta’.

Curiosamente questo e’ un tratto tipico di altri uomini “esagerati”, dall’ego debordante, ossessionati dalla ricerca dell’immortalita’  attraverso un segno da loro lasciato nella storia, che quando comprendono che la fine e’ vicina, rilanciano i loro progetti piu’ assurdi, piu’ inutili, e forse anche piu’ dannosi, cercando di portarli a termine prima della loro fine personale.

Ma al posto del teatro, che verra’ abbattutto vigliaccamente e in fretta, magari durante le ferie estive, quasi sicuramente iniziando di notte, restera’ solo un grande vuoto, perche’ una legge votata in fretta, ma pensata male, non consentira’ cosi’ facilmente di vincere le paure tipiche albanesi e di trovare sprovveduti che rischino i loro soldi, anche se rubati, per acquistare il frutto del peccato costruito su un terreno rubato, e il Parlamento di Rilindja, che quella legga avra’ votato, non sara’ piu’ in carica per garantire l’impunita’ ai ladri e i certificati ipotecari ai loro ricettatori.

Quel vuoto sara’ il sepolcro e il mausoleo di Edi Rama, come la Piramide doveva essere per il dittatore Hoxha, il mausoleo di un uomo politico mascherato da artista, che cercava di sembrare europeo ma voleva essere un sultano, e che chiamo’ il popolo a costruire lo stato, e invece costrui’ solo il suo privato e personale sogno, basato sul dispetto per tutte le molte cose che lo hanno turbato nel corso della sua vita.

L’abbattimento del teatro non e’ una politica pubblica e non puo’ essere la priorita’ di un governo che guarda al suo paese, e’ solo un affare per qualcuno, il prezzo della corruzione dei tanti protagonisti, mentre per il Sultano Narco-estetico e’ il gesto di disprezzo finale per la societa’ albanese, per gli artisti, per i cittadini, per una memoria collettiva da lui volutamente negata.

E’ il gesto di arroganza finale, condotto in fretta e vigliaccamente mediante i servi piu’ striscianti e piu’ corrotti, in modo che lui nemmeno metta ufficialmente la firma sugli atti pubblici, nascondendosi dietro a due nullita’, due fantocci che lui ritiene di aver creato dal nulla, e quindi disprezza, e ora piega al suo volere per impedire che possano rivoltarsi contro di lui, satrapo ormai morente.

Come in un film giallo, il cerchio si sta stringendo, la narrazione del politico illuminato non funziona piu’, e quasi tutti i partner europei hanno ormai capito il gioco, e presto arriveranno le guardie (quelle vere), o chi per loro, e la banda che usa la sovranita’ dello stato albanese per proteggere il proprio imperialismo criminale dovra’ capitolare.

Qualcuno gia’ si suicida, almeno cosi dicono, ad altri forse capitera’ lo stesso, a noi restera’ solo quel vuoto, la Piramide rovesciata di Edi Rama, a testimoniare il risultato di una politica basata sul nulla./exit.al

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