Primo anno di liceo a Fier, dove è nato; a 16 anni raggiunge i genitori in provincia di Foggia: qui si diploma in Ragioneria per poi laurearsi in Scienze Turistiche all’Università del Molise. Ora la scelta: restare o rientrare nel “Paese delle Aquile”.
di Il Mattino Redazione
Alla sua storia il settimanale “Stop”, in edicola dal 10 Agosto, dedica tre pagine per una bella intervista, a firma di Antonio D’Addio, in cui Arbri Merkaj si racconta dando consigli ai propri giovani connazionali che vogliono venire in Italia, svelando il sogno di incontrare Ermal Meta, albanese originario della sua stessa città natale, che «rappresenta una persona che ha realizzato il proprio sogno. Sono molto orgoglioso di lui». Leggi il resto della storia
«Sono nato il 5 agosto del 1990 nella città di Fier una delle città
più grandi dell’Albania. La mia famiglia è composta dai miei genitori, mio fratello e mia sorella. Io sono il più piccolo e anche il più coccolato, da piccolo ero un bambino molto attivo ora sono un ragazzo che non sa stare fermo».Si presenta così Arbri Merkaj. E racconta la sua storia. «È un po’ particolare per ciò che ho vissuto e che ho dovuto affrontare nella mia vita, una vita che mi ha dato sia gioie che dolori – dice -. Ho frequentato il primo anno di liceo in Albania, il 2 febbraio del 2006 sono venuto in Italia per raggiungere la mia famiglia che mi aveva preceduto nel Gargano, in provincia di Foggia, e mi sono iscritto all’istituto tecnico statale commerciale per geometri e Ragionieri dove mi sono diplomato in ragioneria e perito commerciale. Nel 2009 poi mi sono iscritto all’Università degli Studi del Molise dove ho conseguito la laurea in Scienze Turistiche, mi sono specializzato in turismo e beni culturali ed ho preso l’abilitazione per la professione di guida turistica ed accompagnatore turistico valido su tutto il territorio nazionale. Ho fatto anche dei tirocini e ho frequentato molti corsi di formazione. Adesso sono a un bivio: restare in Italia o rientrare in Albania. Con due lauree e due abilitazioni non ho un futuro certo, come la maggior parte dei giovani d’oggi».
LA SUA ESPERIENZA IN ITALIA
«Mi sento abbastanza integrato nella società italiana, anche se avverto un po’ di razzismo nei miei confronti. Quando sono arrivato ricordo ancora il primo giorno di scuola superiore: in Albania avevo fatto il liceo ma non avevo mai studiato la religione, il nostro stato è laico, così io raccontavo usanze islamiche e apprendevo riti cattolici. L’italiano lo avevo appreso dalla televisione e legai subito con Alessio che è diventato uno dei miei migliori amici. All’inizio con la classe ho avuto un po’ di problemi ma successivamente tutti siamo diventati amici. Ho conosciuto Paolo e grazie a lui ho lavorato tutta l’estate del 2008 al Lido del Sole come cameriere, barista. Un episodio particolare capitò durante un bimbo pizza: avevo acceso il forno a legna ma avevo messo troppa legna, così si alzò di molto la temperatura e le pizze uscivano quasi bruciate. Allora, per abbassare il calore, buttavo il sale sul piano di cottura del forno, così le pizze si cuocevano terribilmente salate e i bambini si lamentavano, le risate che ci siamo fatti. Dopo il diploma in perito commerciale, ho
iniziato come responsabile dell’organizzazione del Partito Socialista Albanese, a Termoli, dove mi ero iscritto all’università. Il collegamento tra la politica albanese e quella italiana mi ha avvicinato molto alla mia patria, perché, nonostante tutto, i legami con la mia terra rimangono molto forti. All’inizio fu difficile ambientarmi per il cibo: in Albania abbiamo la cucina balcanica, qui quella mediterranea. Inoltre in Albania per dire “sì” muoviamo la testa come per dire “no”, a scuola accadevano cose davvero comiche. Dopo tre anni e mezzo sono rientrato in Albania per una vacanza ed abituato al “sì” e al “no” italiano mi sono imbattuto in scene davvero buffe».
LA NOSTALGIA, IL FUTURO
«L’Albania mi manca sicuramente, io vengo da un quartiere povero, dove l’unica cosa che ci faceva gioire era una specie di complesso sportivo mai ultimato, in cui giocavamo a pallone dalla mattina alla sera. Ricordo che mia madre veniva al campo a portare il pane o meglio un pezzo di pane, con un po’ d’olio, sale, un pomodorino o un cetriolo, era tutto ciò che avevamo ma eravamo felici. Cosa dire ai miei connazionali che vogliono venire in Italia? Direi loro di provare a realizzare il proprio sogno. L’Italia è un Paese che ti permette di adeguarti presto alla sua cultura e alle sue tradizioni. Consiglierei di iscriversi all’Università italiana, di rispettare le regole. Se si viene da studente, si fa un tipo di vita, se si viene come turista si fa un’esperienza unica con tutti i posti belli che ci sono in Italia, se si viene come migrante cambiano le cose, non sono tutte rose e fiori. Sono in attesa della cittadinanza, ma sono incerto se rimanere in Italia o rientrare in Albania, manca il lavoro, la situazione è un po’ complicata. Certo, il mio sogno è farcela nella vita, dopo tutti i sacrifici, gli sforzi fatti per terminare gli studi. Sono un ragazzo molto aperto, curioso, nel mio tempo libero leggo, guardo i documentari, amo molto il folk e vorrei fare il dottorato in Storia. Il mio sogno? Incontrare Rrmal Meta, di origini albanesi e della mia stessa città, Fier; rappresenta una persona che ha realizzato il proprio sogno, il sogno di una vita, anche lui come me è partito dall’Albania pieno di speranze e di sogni. Sono molto orgoglioso di lui, ma anche di altre persone come Anbeta Toromani, ballerina, Kledi Kadiu, insegnante di ballo e attore, Illir Shaqiri, ballerino, Sonila Alushi giornalista di Albania news, e tanti altri.»/ilmattinodifoggia.it