Quando un passaporto fa “la differenza”…đ€
Di Adela Kolea
Una mia amica albanese che vive negli Stati Uniti era arrivata a Milano, in Italia, in vacanza.
Io ero andata a trovarla all’albergo dove alloggiavano lei ed il marito.
Il personale italiano dell’albergo li aveva colti entrambi con mille onori ed elogi, mentre a loro parlavano inglese per di piĂč, visti da “americani”.
L’inglese degli italiani risultava un pĂČ ridicolo per la cadenza e la pronuncia, ad ogni modo, sorvoliamo sul dettaglio linguistico. đ
L’indomani, tra di loro c’era stata una reunion, per cui giungeva dall’ Albania vicina, il fratello della mia amica, albanese anche lui naturalmente, con un’ottima posizione sociale in Albania tra l’altro, laureato all’estero ecc…
Ma Ăš qui che casca l’asino: il suo passaporto era albanese!
Nel vedere il suo passaporto albanese ergo, non piĂč americano come quello di sua sorella e del cognato, – ospiti di quell’albergo – il personale dell’albergo, gli si rivolge:
“E tu, sei venuto col gommone qua in Italia…?” đ€
Da non credere: i miei amici albanesi d’America sono rimasti scioccati da questi voltagabbanaâ
Io no.
Conosco la mentalitĂ del luogo…
Non per rassegnarmi, non per dimostrare indifferentismo, ma sinceramente, non ci faccio piĂč caso. Io considero piĂč salutare questo mio atteggiamento…
Ă sgradevole d’altro canto, perchĂ© questa mentalitĂ , di recente amplificata ed accentuata, passa per “normalitĂ ”.
Ma, meno male che non proprio tutti gli italiani affrontano il caso come il personale di quell’albergo milanese…
Di Adela Kolea