Di Selene Scinicariello27 Maggio 2019
Qualche mese fa, in occasione del Press Tour Foggia Svelata durante il quale ho avuto modo di scoprire e visitare la città di Foggia, ho fatto un incontro di cui ti voglio parlare. Loris Castriota Skanderbeg, infatti, è stata la nostra guida per la visita al bellissimo Museo Civico della città. Se il nome non ti dice nulla, devi sapere che Loris è uno dei discendenti di Skanderbeg in Italia.
Ma chi è Skanderbeg?! Giorgio Castriota Skanderbeg è il famoso eroe albanese che unì i principati del Paese delle Aquile, animò la resistenza albanese e per decenni bloccò l’avanzata dei turchi ottomani verso l’Europa. Questo valoroso condottiero combatté per i suoi valori e per il suo popolo. Papa Callisto III gli attribuì l’appellativo di Atleta di Cristo e Difensore della Fede, il suo popolo ne celebrò le gesta in letteratura e arte e lo elesse a eroe nazionale.
Da amante dei Balcani e dell’Albanianon potevo perdere l’occasione per scoprirne di più. Per questo ho preso la palla al balzo e ho chiesto a Loris se fosse disponibile a rispondere ad alcune domande. Da qui è nata questa bellissima e interessante intervista. Parliamo di Skanderbeg, di Albania, ma anche di Puglia e di Foggia, cercando di vedere se esistono similitudini tra queste terre che si affacciano sullo stesso mare, che si possono osservare l’un l’altra nelle giornate più terse e che per secoli hanno dato rispettivamente ospitalità a persone provenienti dall’altra parte dell’Adriatico.
Intervista a Loris Castriota Skanderbeg, uno dei discendenti di Skanderbeg in Italia
Ciao Loris, intanto grazie mille per aver deciso di partecipare a questa intervista. Dopo averti incontrato a Foggia durante il Press Tour Foggia Svelata e aver scoperto il tuo cognome, da buon amante dei Balcani e dell’Albania, mi sono incuriosita.
Ci racconti qual è il tuo legame con l’eroe albanese Giorgio Castriota Skanderbeg? In Albania quest’uomo è un simbolo davvero importante, vero?
Sono un discendente diretto di Giorgio. La mia famiglia vive in Puglia da quando suo figlio vi si trasferì, dopo la morte dell’eroe. I Castriota tennero prima i feudi di Monte Sant’Angelo e San Giovanni Rotondo poi, qualche anno dopo, li scambiarono con i feudi di Galatina e Soleto, in Salento. Da allora, la mia famiglia vive a Lecce. Io sono qui perché mio padre, Giorgio, scelse di sposare una foggiana, mia madre Adele Berardi.
Che rapporto intercorrere tra l’eroe albanese e la Puglia?
Il rapporto storico di Skanderbeg con la Puglia è importante, anche se conosciuto solo dagli studiosi di storia, dagli Albanesi o dagli abitanti delle comunità arbëreshë, le “colonie” storiche italo-albanesi che si sono insediate nel centro-sud Italia nei secoli passati e dove si conservano la memoria storica, le tradizioni, i costumi della terra di origine.
Il condottiero, memore degli aiuti ricevuti dal Re di Napoli Alfonso nella sua lotta contro i tentativi di invasione ottomani, tra l’agosto 1461 e il febbraio 1462 si recò personalmente in Puglia per sostenere il nuovo re, Ferrante d’Aragona, che era salito al trono alla morte del padre Alfonso, nel 1458, e viveva momenti di grande difficoltà. Ferrante, infatti, era impegnato a respingere il tentativo di invasione del regno da parte di Giovanni di Angiò che vantava diritti al trono ed aveva convinto alla rivolta molti grandi feudatari che rimpiangevano la dominazione francese. Assediato nel castello di Barletta, il re ormai disperava di poter conservare il trono. Ma Giorgio Castriota, stretta una tregua di tre anni con il Sultano, andò a pagare il suo debito d’onore con la dinastia aragonese e con un contingente di circa 700 cavalieri e una cifra imprecisata di fanti, sbarcò proprio a Barletta, liberò il re e guidò qualche azione militare che capovolse di fatto le sorti del confronto al punto da portare Ferrante alla vittoria del 18 agosto successivo, a Troia, in provincia di Foggia, decisiva per mantenere il controllo del regno.
Fu occasione per rinsaldare i legami tra la famiglia Castriota e gli Aragona. Non a caso, alla morte di Giorgio, re Ferrante invitò il figlio e la vedova di questi, Giovanni e Donika, a trasferirsi nel Regno di Napoli per non diventare vittime delle vendette del sultano che stava completando la conquista del territorio albanese.
La comunità albanese in Puglia è molto vasta oggi?
Sono tre i centri arbëreshe, quelli fondati o ripopolati dalla comunità storica italo-albanese, che sopravvivono in Puglia: San Marzano di San Giuseppe (TA), Casalvecchio di Puglia (FG) e Chieuti (FG). Poco più di 12mila abitanti in tutto, e neanche tutti parlano la lingua che è stata tramandata per cinque secoli in quelle aree. Oggi abbiamo un serio problema di conservazione di lingua, tradizioni e identità culturali: un patrimonio storico e folklorico che rischia di scomparire, travolto dalla omologazione al sapere globalizzato e dalla graduale scomparsa dell’abitudine degli Arbëreshe di sposarsi esclusivamente tra loro e tramandando usanze e parlate nella vita di tutti i giorni.
Oggi tu vivi a Foggia, sei un giornalista e ti occupi di comunicazione per il sindaco, ma non solo. Durante il press tour Foggia Svelata ci hai accompagnato al Museo Civico e il tuo amore per questo posto e per la città non sono rimasti nascosti.
Pensi che Foggia abbia un potenziale ancora inespresso a livello turistico? C’è qualcosa che si potrebbe fare di più per raccontare questa città e attrarre persone da tutta Italia e, perché no, da tutto il mondo?
Sicuramente sì. Foggia ha tanti aspetti sconosciuti agli stessi suoi abitanti che hanno assunto un atteggiamento quasi sfiduciato rispetto alla importanza e alla bellezza storico-artistica della loro città. È il frutto di eventi funesti che hanno colpito Foggia nel tempo, come il disastroso terremoto del 1731 o i bombardamenti alleati dell’estate del 1943. Eppure, nonostante le distruzioni patite, Foggia ha conservato molte interessanti testimonianze del passato che piacerebbero anche ai turisti più “smaliziati”: l’importante è avere unaguida competente, preparata ed appassionata.
Sul piano del “racconto della città”, l’Amministrazione comunale ha fatto molto in termini “indiretti”, organizzando eventi attrattivi come “Libando”, festival del cibo di strada, o “Giordano in Jazz”, appuntamento annuale con i concerti dei più grandi musicisti di questo genere, per richiamare visitatori che si invaghiscano anche di Foggia e si fermino o tornino per conoscerla più a fondo.
Per quanto riguarda, invece, l’Albania, come vedi l’evoluzione del turismo degli ultimi anni?
Nel Paese delle Aquile stanno cominciando ad arrivare i grandi flussi del turismo anche internazionale, soprattutto in estate e soprattutto nelle località costiere del centro sud dell’Albania: merito delle spiagge incontaminate, delle strutture di accoglienza che migliorano sempre più e di prezzi davvero concorrenziali. Quando, però, i turisti scopriranno che ci sono straordinarie mete da visitare anche all’interno, sia in termini paesaggistici che culturali, l’Albania diventerà una destinazione di primissimo piano per gli amanti del bello di ogni parte del pianeta!
Un’ultima domanda, secondo te c’è un legame o un qualcosa che accomuna la Puglia all’Albania?
C’è un profondo collegamento che non è solo legato alle “latitudini” in cui si trovano i due territori: siamo popoli mediterranei e condividiamo abitudini e modi di essere ma anche paesaggi. Se aggiungiamo, poi, che in fondo i Pugliesi di oggi sono i discendenti delle tribù illire, che emigrarono nel Mezzogiorno –e, in particolare, in Puglia- a partire dal primo millennio avanti Cristo: i Dauni (nell’attuale provincia di Foggia), i Peuceti (nell’attuale Puglia centrale) e i Messapi (nel Salento). Tutti insieme, venivano indicati come Iapigi e i pugliesi devono a loro una parte importante della loro cultura ancestrale.
Questo legame è stato ripreso dalle migrazioni del XV secolo e mantenuto vivo dalle comunità arbëreshe ma è stato “rianimato” dall’arrivo dei nuovi migranti albanesi degli Anni Novanta ed oggi ha acquistato nuovo vigore grazie all’intensificazione dei rapporti istituzionali tra Puglia e Albania e per il fatto che il porto e l’aeroporto di Bari sono i punti di arrivo e partenza tra i due territori. In sostanza, un legame che non si è mai sciolto e che continuerà a stringersi in futuro.
Ti ringrazio di cuore Loris per aver raccontato a me e ai lettori di Viaggi che mangi un po’ di te e della tua famiglia, per averci dato modo di conoscere una storia non sempre ricordata e per averci permesso di scoprire qualcosa di nuovo su due terre meravigliose come l’Albania e la Puglia!
L’intervista a Loris mi ha incuriosita ancora una volta nei confronti di questi luoghi che amo particolarmente. Puglia e Albania sono terre di cui non mi stanco mai! Ammetto, poi, di essere stata più che emozionata nel poter proporre un’intervista a uno dei discendenti di Skanderbeg in Italia sul mio blog: credo che chiunque sia stato almeno una volta in Albania abbia notato l’amore incredibile del suo popolo nei confronti del loro eroe!
Spero con il cuore, con questa intervista, di aver raccontato qualcosa di nuovo a ognuno di voi!