Albania, foto di Adela Kolea
Un’emigrante torna in Albania, per partecipare ad un matrimonio. Reportage da una celebrazione nuziale tradizionale. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Di Adela Kolea
(Una versione di questo testo è stata pubblicata il 21 agosto 2016 da Albania News )
Sono da poco tornata da un bel viaggio nella mia terra natia, l’Albania. E’ stato un viaggio ricco di belle sorprese. Per noi emigranti una vacanza d’estate trascorsa nella propria terra, oltre ad apportare la soddisfazione del passare del tempo tra la natura ed i bei paesaggi, regala a livello affettivo altre soddisfazioni, per il semplice fatto che non solo incontri vecchi amici e parenti che vivono lì, ma anche tante persone emigrate rientrate per le ferie.
Ma ciò di cui vorrei parlarvi non è la bellezza della natura albanese, vorrei piuttosto descrivervi un matrimonio tradizionale.
A differenza di altri matrimoni albanesi a cui ho partecipato di recente, appiattiti su standard occidentali, ad esempio con un’unica festa prevista per entrambe le famiglie, della sposa e dello sposo, questo per me è stato molto gradevole e particolare, in quanto preservava le vecchie usanze albanesi, nonostante la giovanissima età degli sposi ed il fatto che loro stessi sono emigranti in Germania, rientrati in Albania appositamente per la celebrazione del matrimonio.
Io ero invitata dalla parte dello sposo, originario di Milot, un comune nel nord dell’Albania, prefettura di Lezha. Conformemente alla tradizione assieme ad altri 23 parenti stretti – è molto significativo il numero in questo caso, in quanto deve essere sempre un numero pari, noi in totale eravamo 24 – siamo andati come “krushq”, cioè, come “inviati speciali e persone che la famiglia dello sposo ritiene molto rispettati”, a casa della sposa per prenderla e portarla a casa dello sposo.
La casa della sposa era situata a Velipojë, comune nel distretto di Scutari. Abbiamo portato il bouquet per la sposa, due bottiglie di raki. La famiglia della sposa ha ricambiato con altre due bottiglie di raki.
Il corteo nuziale partito da Milot, con in testa la limousine in cui c’era lo sposo e seguito dalle altre macchine dei “krushq” è arrivato a Velipojë fin davanti alla bella villetta della famiglia della sposa. Nel grande cortile era stato allestito per l’occorrenza un banchetto con tavoli e posti a sedere per tutti noi, con musica rigorosamente tradizionale e canzoni tipiche del rito del matrimonio del nord del paese. Canzoni che mi hanno colpito per i loro testi toccanti.
I “krushq” possono fermarsi solo per un’ora, non un minuto in più. Ci hanno serviti ai tavoli solo degli uomini (le donne non servono ai tavoli). All’inizio della cerimonia sono stati distribuiti raki, caffè alla turca e sigarette in abbondanza. Sono poi state servite frittelle accompagnate con del miele che, secondo la tradizione, è di buon auspicio in segno di dolcezza e abbondanza per la nuova coppia. In seguito sono arrivati vari “meze” – piatti unici salati, composti da carne, formaggi, verdure alla griglia ecc.
Il primo brindisi con del raki è stato fatto dallo zio paterno della sposa – non deve essere il padre della sposa a fare il primo brindisi. Passava vicino ai tavoli e ci salutava e ci augurava il benvenuto. Si è poi ballato, abbiamo chiacchierato e alla fine della cerimonia abbiamo preso in consegna la sposa. Lei, giovane e bella, era una ragazza mora dagli occhi azzurri. Il colore degli occhi l’ho notato solo più tardi perché all’inizio è uscita di casa ricoperta del velo e piangendo. Un po’ perché anche l’emozione ha il suo spazio, è normale, un po’ perché la tradizione lo richiede. Era tenuta sotto braccio dal fratello.
Lo sposo, un ragazzo alto due metri, atletico, l’ha accolta amorevolmente e fatta salire sulla limousine che attendeva dinnanzi al cortile della casa. Nel corteo di auto molte erano le targhe straniere, buona parte degli invitati erano infatti emigranti.
Ci siamo poi diretti alla casa dello sposo. Lì ci attendevano i suoi genitori, con il loro augurio e l’accoglienza tipica di benvenuto alla sposa. Abbiamo poi proseguito tutti assieme verso il ristorante per dare luogo ai festeggiamenti con tutti gli altri ospiti.
Il locale era molto elegante, addobbato a festa nuziale. Il banchetto vario e ricco, la musica che predominava era quella folcloristica del nord dell’Albania. Le canzoni che mi hanno colpito di più, sono state quelle in cui, tra le note della musica, si sentiva il suono forte di spari di armi. Questi riproponevano in un certo modo, “lo sparo di fucili”, come componente fondamentale del rito del matrimonio al nord di un tempo. Non è mancata naturalmente anche la musica leggera straniera, occidentale, oltre a quella tipicamente balcanica.
E’ stata una bella esperienza. Sono originaria di Tirana e sono emigrante anch’io. Ho assistito ad usi e costumi che poco conoscevo e mi sono resa conto che la tradizione viene valorizzata dalle nuove generazioni albanesi di varie regioni e considerata come ricchezza e segno di personalità e distinzione.