La decisione dell’Unione Europea di non avviare i negoziati per l’adesione nel blocco comunitario di Albania e Macedonia del Nord lascia le porte aperte all’influenza della Russia e della Cina nella regione.
È quanto rivelato da Bloomberg, il quale ha altresì annunciato la vicina firma, da parte della Serbia, di un accordo commerciale con l’Unione Economica Euroasiatica (EEU), la risposta russa all’Unione Europea.
L’accordo porterà pochi vantaggi economici, dato che il commercio serbo con l’Unione eclissa quello con i cinque membri dell’EEU, cioè Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Russia. Tuttavia, il legame che si instaurerà tra Serbia ed EEU ha sollevato preoccupazione nei funzionari europei, i quali temono l’incremento dell’influenza russa e cinese nella regione balcanica.
Secondo l’accordo, il quale verrà a breve firmato dalla premier serba, Ana Brnabic, Belgrado amplierà l’attuale commercio con la Russia, la Bielorussia e il Kazakistan, rivolgendosi ora anche agli altri due membri dell’unione commerciale. Nell’accordo, inoltre, è stato negoziato l’abbattimento dei dazi per la vendita di prodotti caseari, fruttiferi e per il tabacco, rivolgendosi a circa 180 milioni di cittadini.
L’accordo raggiunto da Vucic, sostiene Bloomberg, può aver vendicato la scelta della Francia della scorsa settimana in merito al posticipo dei negoziati per l’ingresso nell’UE dei due Paesi balcanici candidati, Albania e Macedonia del Nord. Tale scelta aveva portato un clima di incertezza nella regione del Sud-Est dell’Europa.
In risposta a quanto avvenuto lo scorso 17 ottobre, inoltre, Serbia, Albania e Macedonia del Nord hanno già annunciato, sostiene Bloomberg, che a breve adotteranno diversi piani per spronare il commercio e attrarre gli investitori esteri. Anche il Kosovo, il Montenegro e la Bosnia ed Erzegovina sono stati chiamati a far parte di quella che Bloomberg chiama una “rara dimostrazione di unità dopo i conflitti etnici degli anni Novanta”.
A tale riguardo, sottolinea Bloomberg, già in occasione del proprio discorso alle Nazioni Unite, sul finire di settembre, Vucic aveva dichiarato che i Paesi balcanici “avevano deciso di iniziare a lavorare per sé stessi”, “perché quello che possiamo fare da soli dobbiamo farlo e non lasciarlo fare ad altri”, aveva dichiarato il presidente serbo.
Su questo tema, il direttore del Centre for Geopolitics and Grand Strategy, Timothy Less, ha commentato che “l’EU potrà anche voler aiutare la regione, ma questo non coincide con il portare i Balcani a casa sua”. In sintesi, ha sottolineato Less, “l’UE non ha più un piano percorribile per stabilizzare i Balcani e questo vuol dire che altri attori si occuperanno di risolvere i problemi lasciati irrisolti dagli Europei”.
In tale contesto, la Russia ha annunciato, giovedì 24 ottobre, che parte dei propri missili di difesa S-400 verranno utilizzati in una esercitazione condotta in Serbia, segnando la prima volta che Mosca invia i suoi S-400 in una esercitazione all’estero. L’esercitazione congiunta, inoltre, sottolinea il Voice of America, evidenzia anche il desiderio moscovita di mantenere dalla sua parte uno storico alleato, nonostante questo stia tentando di avvicinarsi alla NATO e all’UE.
L’esercitazione russo-serba, la Slavic Shield 2019, ha dichiarato il ministro della Difesa serbo, Aleksandar Vulin, è finalizzata a simulare “l’utilizzo di gruppi congiunti di combattimento nella difesa contro azioni offensive o di ricognizione nemiche”. Ad essere utilizzati, oltre agli S-400, anche “gli altri sistemi balistici in uso dalle Forze dell’Aviazione russa”.
La Slavic Shield 2019 era iniziata mercoledì 23 ottobre, ma non era stata ufficializzata prima del giorno seguente.
Secondo quanto ricostruito dal Voice of America, la Serbia aveva dichiarato nel 2006 la sua neutralità militare e nel 2015 si era unita al programma “Partnership for peace” della NATO. Belgrado, tuttavia, non cerca l’adesione all’Alleanza Atlantica, mentre è attiva, invece, la candidatura per divenire membro dell’UE.
Parallelamente, la Russia cerca di mantenere il suo storico alleato cristiano ortodosso e slavo all’interno della propria sfera di influenza. Non a caso, le dotazioni militari della Serbia sono risalenti all’epoca sovietica o post sovietica, come i caccia MiG-29 in possesso di Belgrado, così come i suoi elicotteri, carri armati e mezzi pesanti. È in tale contesto che si colloca anche l’ultimo annuncio da parte di Vucic in merito all’intenzione di acquistare diversi sistemi balistici Pantsyr-S i quali saranno ispezionati dal presidente serbo sabato 26 ottobre.
Non è da sottovalutare anche la decisione di Mosca e Belgrado di cooperare nel settore dell’intelligence. A tale riguardo, Voice of America rende noto che mercoledì 23 ottobre il direttore del servizio estero di intelligence della Russia, Sergey Naryshkin, aveva dichiarato alla televisione di stato serba che i 2 Paesi stavano portando avanti “operazioni complesse congiunte” per proteggere i rispettivi interessi nazionali.
La Serbia ha altresì contato sul supporto della Russia nella sua continua opposizione al riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo, autoproclamatosi nel 2008.
A legare Mosca e Belgrado, anche la dipendenza di quest’ultima in materia di fornitura di gas naturale dalla Russia. Parallelamente, sostiene Voice of America, la più grande azienda petrolifera della Serbia, la Naftna Industrija Srbije, è per la maggior parte dell’azienda russa Gazprom.
Non è solo Mosca, però, ad essersi avvicinata ai Balcani negli ultimi giorni. Secondo quanto rivelato dall’agenzia stampa cinese Xinhua, venerdì 25 ottobre, Cina ed Albania hanno lanciato una “nuova era di cooperazione” in occasione del Forum dei sindaci delle città dei Paesi dell’Europa centrale ed orientale, attualmente in corso a Tirana.
Il Forum, per la prima volta ospitato dall’Albania, “promuoverà una maggiore cooperazione” nel settore degli investimenti, dei trasporti, delle finanze, della scienza, dell’educazione e della cultura tra Cina e Albania.
In tale contesto, la Camera di Commercio di Tirana e il consiglio per la promozione del commercio estero di Pechino hanno firmato un accordo di cooperazione.
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Jasmine Ceremigna