Un cittadino della Russia, Rasul Mislaev, è stato espulso dall’Albania, scortato dalle forze speciali di polizia russe, in quanto sospetto di essere un combattente dello Stato Islamico.
È quanto rivelato, venerdì 21 febbraio, dal sito di notizie albanese TOP Channel, il quale ha altresì specificato che Mislaev era già da tempo detenuto in Albania, ma che è stato estradato solo in seguito alla chiusura delle negoziazioni con la Russia per l’espulsione del sospetto terrorista.
Il cittadino russo era stato arrestato dopo essere stato sotto indagine per mesi da parte del Direttorato del servizio di Antiterrorismo dell’Albania. L’individuo era giunto nel Paese balcanico come migrante clandestino, ma grazie ad attività di sorveglianza e di investigazioni specifiche, le agenzie di sicurezza albanesi avevano scoperto che si trattava di un sospetto terrorista legato all’ISIS.
Mislaev, 34enne, era giunto in Albania nell’estate del 2018 ed era rimasto nel centro di accoglienza per 11 mesi, dopo essere partito dalla Russia nel 2013, quando si era recato in Turchia per raggiungere la Siria, dove si era unito allo Stato Islamico nella città di Kharitan.
Il sospetto terrorista era giunto in Albania insieme a un gruppo di migranti e aveva finto di essere sordomuto. Tuttavia, la sua copertura era saltata nel centro di accoglienza, nel corso di un interrogatorio avviato dati i sospetti da parte delle autorità.
Appurata la radicalizzazione del giovane combattente, Tirana ha avviato i negoziati con la Russia per il rimpatrio del sospetto terrorista. Una volta trovata l’intesa con Mosca e consegnato Mislaev alle forze speciali della polizia russa, il ministero dell’Interno dell’Albania ha provveduto a dichiarare la persona come “non-grata”.
Il terrorismo, secondo quanto ricostruito dal servizio di intelligence nazionale dell’Albania (SHISH),rappresenta una minaccia globale. Nello specifico, Tirana avverte la minaccia dell’ISIS, di Al-Qaeda e dei loro affiliati. Per tale ragione, lo SHISH collabora con le autorità del Paese, i suoi partner e le agenzie di sicurezza. In aggiunta, il servizio si occupa di monitorare il processo di radicalizzazione di giovani albanesi.
Per quanto riguarda i Foreign Fighters, lo SHISH rivela di non aspettare un ritorno massivo di combattenti nell’immediato futuro. Al contrario, l’agenzia di intelligence rende noto che la maggior parte dei Foreign Fighter rientra nei loro Paesi di origine o in Stati terzi attraverso l’immigrazione clandestina e lo sfruttamento della criminalità organizzata.
Le partenze dall’Albania dei Foreign Fighter, rivela lo SHISH, sono diminuite a partire dal 2015, fino a giungere, attualmente, alla loro interruzione. Del numero totale dei foreign fighter, in aggiunta, lo SHISH rivela che il 21% ha perso la vita, mentre circa un terzo è rientrato nel Paese, principalmente prima che questo adottasse nuove misure di contrasto al terrorismo.
In generale, rivela lo SHISH, i combattenti che hanno fatto ritorno in Albania adottano un profilo basso e solo in qualche caso mantengono lo stesso stile di vita. In generale, tuttavia, risultano più radicalizzati e attivi nella pianificazione di attività estremiste.
Il rischio che l’Albania sia un punto di transito per i foreign fighter che intendono raggiungere altre mete europee, secondo le stime dello SHISH, è basso a causa dell’innalzamento dei criteri di sicurezza e dell’incremento della cooperazione con agenzie di intelligence a livello bilaterale. Regionale e internazionale. Tuttavia, sottolinea l’intelligence Albanese, permane il rischio che i combattenti partano dotati di documenti contraffatti, grazie al sostegno di reti di trafficanti di esseri umani o di migranti.SicurezzaInternazionale.it