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Albania: il presidente e l’opposizione contro il governo

Di Jasmine Ceremigna

Il principale partito di opposizione dell’Albania, il Partito Democratico, ha dichiarato di supportare l’invito del presidente, Ilir Meta, a protestare contro l’attuale governo e indire così nuove elezioni.

È quanto rivelato, domenica 23 febbraio, da The Associated Press, il quale ha altresì specificato che Meta aveva invitato i cittadini a protestare, il 2 marzo, contro l’attuale governo di centro-sinistra, accusato di violare la costituzione e di avere connessioni con la criminalità organizzata.

A sostegno dell’invito del presidente, il leader del partito democratico, Lulzim Basha, ha annunciato, sul suo profilo Facebook, il sostegno della propria formazione politica nei confronti del presidente, aggiungendo che l’Albania è colpita in questo momento da una crisi economica, costituzionale e democratica. In tale clima, ha dichiarato Basha, l’unica soluzione democratica è terminare a breve la riforma elettorale e andare ad elezioni, libere ed eque.

Tra le principali contestazioni avanzate al premier, aggiunge The Associated Press, vi è la riforma del sistema giudiziario del 2017. Tale legge era stata ideata con il fine di contrastare la corruzione e di assicurare il distaccamento del potere politico da quello giudiziario, obiettivi considerati necessari per l’ingresso del Paese nell’UE. Tuttavia, rivela il quotidiano, la legge non era stata approvata.

Ciò si rivela significativo dal momento che l’agitazione e il fermento politico in Albania giungono in corrispondenza con l’interruzione del percorso di adesione del Paese balcanico nell’Unione Europea. Tale battuta di arresto si era verificata lo scorso 18 ottobre, quando il presidente francese, Emmanuel Macron, aveva bloccato l’allargamento dell’Unione Europea a Tirana e Skopje. Nello specifico, l’ingresso della Macedonia del Nord era stato votato positivamente da tutti gli Stati membri dell’UE, eccetto che della Francia, mentre l’ingresso dell’Albania era stato ostacolato da Francia, Danimarca e Paesi Bassi. Da parte sua, Parigi aveva dichiarato di ritenere che l’Europa stia già affrontando troppe sfide per consentire l’ingresso di due ulteriori Paesi dei Balcani, una regione ancora in via di recupero dopo le guerre degli anni Novanta e che ancora oggi combatte contro il crimine e la corruzione.

Tuttavia, le proteste contro l’attuale governo, guidato da Edi Rama, vanno avanti da circa un anno. Nello specifico, è dal 16 febbraio che l’Albania è colpita da una serie di proteste che chiedono le dimissioni del governo e la consegna del potere a un governo tecnico nell’attesa di giungere a nuove elezioni. Tra gli episodi più violenti, l’11 maggio, i manifestanti avevano lanciato bombe molotov all’ingresso del gabinetto ministeriale del premier, Edi Rama, dopo 3 mesi di manifestazioni in cui lo avevano esortato a dimettersi per presunte elezioni fraudolente e corruzione.

In tale clima il 30 giugno gli albanesi erano chiamati alle urne per votare alle elezioni amministrative, ma l’8 giugno il capo di Stato aveva rilasciato un decreto presidenziale che annullava la data della convocazione della competizione elettorale. Lunedì 24 giugno, il Collegio elettorale albanese aveva bocciato il decreto presidenziale, ma il giorno dopo, il 25 giugno, Meta aveva rilasciato un comunicato ufficiale in cui si leggeva che il 30 giugno non ci sarebbe stata alcuna votazione.

Il 30 giugno, le elezioni si erano tenute, seppur non riconosciute dal presidente, e su 3.5 milioni di albanesi, solo il 20% si è recato alle urne. A partire da quel momento, l’Albania è stata caratterizzata da crescente instabilità politica e tensioni sociali, fattori che, secondo Meta, sono “ulteriori dimostrazioni del fatto che il 30 giugno non vi sia stata alcuna competizione elettorale”. 

Sebbene Meta, ex leader del partito del movimento socialista per l’Integrazione, attualmente all’opposizione, non abbia sin da subito gradito l’attuale premier, tale contrasto si rivela in realtà reciproco. Nello specifico, anche il partito socialista, primo del Parlamento, ha lanciato l’impeachment contro Meta, il primo dalla fine del comunismo, a seguito del tentativo del Presidente di invalidare le elezioni amministrative. Tale questione sarà risollevata a marzo, quando il parlamento presenterà un report con cui chiederà le dimissioni dell’attuale Capo di Stato.

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Jasmine Ceremigna

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