“Ne sono convinto. È un meccanismo non casuale, ma scelto. Se alimento sempre più paura, la gente fa come dico io. Ma è un meccanismo non solo italiano, viene usato in Inghilterra e in altri Paesi. Una comunicazione che crea un tempo sospeso, in cui nessuno dice con precisione cosa avverrà.
E questo non può che accrescere la paura. Le sembra possibile che di fatto i virologi o un comitato tecnico debbano dire se e quando può iniziare un campionato di calcio, o aprire una scuola. Si è creato un accentramento di potere, almeno sull’indicazione dei comportamenti da seguire.
Ho sempre sostenuto che questo tipo di dati dovessero essere comunicati dall’Istat, che possiede almeno una cultura scientifica di statistica ed interpretazione. Sarebbe stato meglio, ma l’Istat è stato tenuto fuori anche se credo sia stato proprio la fonte principale di quelle informazioni.
Comunicare un numero di morti o contagiati, non ci fa capire cosa c’è dietro quel dato. I numeri secchi, privi di analisi statistica e qualitativa, creano maggiori paure in una situazione di emergenza che ha concentro il potere in comitati scientifici, commissari, task force”.