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DONNE ALBANESI TRA STORIA E MITO.

Di Adela Kolea

  • Ricorre il quarto anniversario della canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta, divenuta Santa il 4 settembre 2016.

La piccola grande donna, Santa Teresa – Gonxhe Bojaxhiu – albanese di nascita per ironia della sorte, dall’Albania ha vissuto in lontananza per tutta la sua vita, con tanto rammarico.

Ha vissuto lontano non solo dalla sua terra natia, ma anche dal luogo e dalla casa in Albania, dove oramai si erano trasferite da Skopje, Macedonia, la sua mamma Drane e sua sorella, Age. Nonostante i suoi vari tentativi e le richieste al governo albanese, di permetterle di far trasferire a Roma la madre ammalata negli anni ’60, questo non le è fu concesso.

Lei è riuscita ad incontrarsi in Italia solo con il fratello Lazër, il quale vi era da anni, qui rifugiato. Ed è stato sempre il fratello colui che le ha dato la notizia della scomparsa della madre, senza che i figli – Madre Teresa e il fratello Lazër – la potessero vedere, tanto meno assistere.

Il regime totalitario la considerava una spia del Vaticano, per cui nei suoi confronti era intransigente. Quando nel 1989, la dittatura comunista in Albania si vide agonizzante, a Madre Teresa fu concesso di visitare finalmente l’Albania!

Con una serie di proibizioni ed impostazioni, riguardanti l’itinerario del viaggio, con l’obbligo di visitare non tutte le città che lei avrebbe scelto di visitare, di fermarsi per soli due giorni, ecc.

Ma, da allora, Madre Teresa continuò a tornare sempre più spesso in Albania e tra il 1991-1992, aprì vari centri missionari in Albania – della Congregazione fondata da lei stessa, “Missionarie della Carità” – in varie città, dove operavano le volontarie dagli abiti bianchi con strisce azzurre.

Nel 1991, nella mia città natale, Tirana, ne venero aperte due di queste case delle missionarie.

Volume:
DONNE D’ALBANIA
“Tra migrazione, tradizione e modernità”
A cura di Rando Devole e Claudio Paravati.

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