La ciclofficina della cooperativa Ulisse di Firenze, sulle sponde dell’Arno e panorama sul parco delle Cascine, è un bel posto per imparare un mestiere. Qui le bici vengono rimesse a nuovo e rivendute oppure riparate ma non è un’officina qualsiasi. Qui Marco, uno dei fondatori della cooperativa, e Gabriele, ciclo meccanico e “stradista”, ciclista da strada, accolgono e seguono alcuni dei ragazzi dei centri di accoglienza della Diaconia Valdese per introdurli al mestiere di riparatore di biciclette.
“Adesso mi piace fare questo lavoro” ci racconta Jetmir, diciottenne albanese arrivato qui quasi un anno fa e ospite dei Valdesi. Non è stato amore a prima vista, ma piano piano giorno dopo giorno e bicicletta dopo bicicletta, la scintilla con questo lavoro fatto di brugole e grasso per i freni, sembra scoccata. Stessa cosa per Mateo che a breve si iscriverà anche a un corso professionale per fare il carrozziere. “Qui si imparano le basi della meccanica, i nomi degli attrezzi e dei pezzi da aggiustare. In ogni caso saranno utili anche per altri lavori, ad esempio per le auto, – racconta Gabriele che spiega tutto ai ragazzi aiutandosi con dettagliati disegni – Sono bravi, precisi e attenti – aggiunge – e non mi capita spesso con i ragazzi di questa età”.
Jetmir e Mateo sono anche molto timidi, lavorano in silenzio e sorridono da dietro la mascherina senza concedere molto al racconto delle loro esperienze. Hanno iniziato a studiare l’italiano una volta arrivati e Mateo qui ha anche preso il Diploma di terza media, ma ancora su alcune parole non si sentono sicuri. Jetmir è arrivato da solo mentre Mateo ha un fratello che già vive e lavora qua. A Valona, da dove Mateo arriva, ha lasciato i genitori, che sente spesso, e il mare. Che gli manca molto qui a Firenze. Mentre Jetmir arriva da Durazzo e dopo una breve sosta a Pontedera è arrivato in città.
“Quello che voglio è un lavoro. In Albania ho lavorato per un po’ come falegname e mi piacerebbe farlo anche qui. Ma anche altro va bene”. Per ora è certo che, dopo la formazione, continueranno a lavorare nella ciclofficina dello spazio Ginger di Scandicci, grazie al progetto di Inclusive Zone, finanziato dalla Fondazione Cariplo nell’ambito del programma Never Alone.
Una speranza per il futuro di due giovanissimi ragazzi che si stanno ancora orientando, a Firenze, come nella vita: un po’ di social, un po’ di calcio, qualche giro in centro quando possibile e molta musica rap dall’albanese Noise al nostrano Sfera Ebbasta, Mateo e Jetmir sono due adolescenti come tanti che però da due anni affrontano da soli una realtà totalmente diversa dalla loro, una lingua diversa e una pandemia in atto. Cercando, ruota dopo ruota, pedale dopo pedale, di scoprire quei sogni nel cassetto che ancora non sanno di avere. /cospe.org/