Home Approccio Italo Albanese Da Ismail Kadare a Tom Kuka: come ci sei arrivata?

Da Ismail Kadare a Tom Kuka: come ci sei arrivata?

Di Anna Lattanzi

Questa inattesa, opportuna e magnifica domanda, mi è stata rivolta dall’amico e collega Artur Nura, durante un’intervista di cui mi ha resa indiscussa protagonista, rilasciata per la rubrica a sua cura Albania Italofona, di Radio Radicale. Confesso di non aver mai riflettuto su questo aspetto del mio percorso di lettrice e critica letteraria e la mia risposta, decisamente lacunosa e profondamente insoddisfacente, mi ha permesso, in qualche modo, di cavarmela. Una richiesta che, però, mi ha portato a profonde e consolatorie riflessioni, in quanto, mai avrei potuto dare una spiegazione esaustiva nel contesto di una breve se pur interessante intervista, perché la domanda di Artur copre un periodo temporale che è di poco inferiore al ventennio.

La mia passione per la letteratura proveniente dall’Albania nasce per caso, grazie a una lettura consigliata per caso e a un libro che mi arriva altrettanto per caso. Non è così importante come e perché; quello che realmente conta, è che la mia iniziazione alla scrittura albanese e all’amore per gli autori albanesi, inizia proprio con Ismail Kadare e il suo Aprile spezzato.

Quando questo libro mi è arrivato tra le mani, non sapevo chi fosse Kadare, non sapevo ancora della sua potenza di autore di raccolte e novelle, non conoscevo la sua grande capacità di saggista, critico letterario, pubblicista e studioso di folklore. Ancora non mi era chiara la sua versatilità e soprattutto non sapevo delle condizioni in cui si è ritrovato a scrivere per buona parte della sua vita. Il totalitarismo albanese non si degnava di alcuna tolleranza nei confronti di poeti e scrittori, tanto da incarcerare e addirittura giustiziare intellettuali accusati di propaganda contro il regime. Non sapevo ancora, quindi, di quanto Kadare, nonostante tutto, attaccasse la dittatura nei suoi scritti utilizzando le cosiddette allegorie politiche.

Documentandomi, scopro che è un potente rappresentante del realismo socialista, anche se si distingue da tale corrente abbracciando l’elemento fantastico delle argomentazioni trattate e facendo un quadro delle vicende con un’ampia visione su tutte le variegate realtà. Leggendo il suo Aprile spezzato, mi sono resa conto che lo scrittore albanese non tradisce la forma, (che poi scoprirò caratterizzare quasi tutte le sue opere), fatta di semplicità, limpidezza e pura linearità. Attraverso questa lettura mi sono avvicinata, per la prima volta, a un ritratto diretto e veritiero di quelle che sono le regole del Kanun, valide per anni nella parte settentrionale dell’Albania, prive di ogni dettame legislativo, ma colme di diritto consuetudinario. Una rosa di leggi che arriva direttamente dall’antichità, in quest’opera rappresentate magistralmente. Partendo dal caso di un omicidio, che in obbedienza al Kanun deve essere vendicato in maniera personale, lo scrittore tratteggia le innumerevoli prospettive di quella regola e della Storia del territorio, disegnando un amabile, se pur drammatico affresco dei suoi desertici paesaggi, dei villaggi e di chi anima questa terra. Una narrazione scorrevole, che viaggia tra realtà e leggenda, tra Storia e fantasia, tra vita e delusione. Insomma, mi rendo conto che l’Albania che interessa a Kadare è quella più vecchia, con la sua Storia ricca di contraddizioni, fatta di dominazioni, imperativi e sconvolgimenti. Quell’Albania che è alla base di quella di oggi, che prova a farcela, che tenta di uscire dal perenne e quasi perentorio periodo di transizione.

Come ci sono arrivata a Tom Kuka? Caro Artur, dovrei parlarti di tanti libri letti, di tanti autori scoperti, di riflessioni fatte, di appunti presi, di studi, di ricerche. Sarebbe lungo e noioso. Invece, preferisco parlarti di quello che trovo nella scrittura degli autori albanesi, che a mio avviso, si è perso nella letteratura occidentale. Quello che vedo e che leggo è il frutto di libri avuti tra le mani, interviste, autori conosciuti, alcuni amati e altri non apprezzati. Il modo di raccontare degli autori albanesi e la loro scrittura sono fortemente evocativi e potentemente descrittivi. Difficilmente, chi scrive segue stereotipi, la penna corre scorrevole tra i righi e anche quando la gestione della stessa è sofferta, non si intravede alcuna forzatura, se non in una maggiore impronta donata dalla dovizia di particolari.

Il mio approccio all’opera di Tom Kuka non è stato semplice. La sua scrittura è di spessore, anche se decisamente fruibile, il suo stile è vigorosamente equilibrato e delicatamente musicale. Come ben sai, L’Ora del male è un romanzo che narra d’amore, partendo da una storia di vendetta e sono due i sentimenti che si contrappongono nelle prime pagine: l’urgenza di vendicarsi con il sangue e la pietà. E poi va spedito l’autore, in un racconto che incanta, tra maledizioni, uccelli di malaugurio, premonizioni e poi l’amore e poi il mito a emblema dell’inquietudine che caratterizza l’animo umano. Ho letto il romanzo due volte e poi ho fortemente cercato il confronto con lo scrittore, che mi ha parlato della sua passione per le storie degli avi, del suo attaccamento alle radici e del suo amore per i miti. Mi ha spiegato il suo concetto di albanità, che egli identifica con identità e libertà e poi, poi ho compreso meglio. Ho finalmente capito bene il valore suggestivo del suo scritto, ho potuto dare il giusto risalto al suo saper ben incastonare la Storia nelle storie. Ho visto la sofferenza nella gestione della penna, che sembra atta a sottolineare la perfezione di ogni elemento facente parte dell’intreccio. Un libro non può prescindere dallo scrittore: autore e scritto vanno conosciuti insieme, di pari passo. La lettura è importante, la comprensione del testo è fondamentale; quello che le parole lasciano è ciò che rimane, e quello che le prime letture mi avevano lasciato era già di per sé arricchente. Conoscere Tom Kuka, il suo pensiero, le motivazioni per cui scrive in un certo modo e cosa lo muove, è stato decisivo per un completo apprezzamento del suo modo di essere autore.

Da Ismail Kadare a Tom Kuka ci sono arrivata leggendo, approfondendo, conoscendo, apprezzando obiettivamente ed escludendo altrettanto limpidamente. Da Ismail Kadare a Tom Kuka, passa un percorso lungo, che porto con me, insieme a tanti nomi che amo e ad altri che non ho apprezzato, ma che mi hanno comunque insegnato qualcosa. Tra Ismail Kadare a Tom Kuka passa un ponte tenuto da due scrittori, che in maniera diversa, narrano magistralmente di Albania. Ad maiora!

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