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FUTURI INCERTI. Di Fabrizio Rutigliano

Il prolungarsi del conflitto in Ucraino sta sempre più preoccupando e destabilizando gli equilibri politici ed economici non solo dell’occidente, ma sempre più anche del resto del mondo.

A preoccupare non è solo lo spostamento politico di molti paesi (una volta nell’orbita americana) è oggi sempre più neutri se non addirittura spostati verso la Russia, ma soprattutto l’emergenza alimentare che a breve potrebbe scoppiare nei continenti più poveri come: Africa e Asia.

La mancanza di grano, olio e altri prodotti provenienti da Ucraina e Russia rischiano di mettere alla fame milioni di persone portando così a nuovi conflitti se non l’insorgere di guerre civili.

Perché tutto questo?

Pensare che molte nazioni africane, asiatiche o sudamericane dispongono di ampie autonomie in campo alimentare è un’idea tutta etnocentrica e occidentale.

Se oggi in occidente i prezzi di alcuni prodotti alimentari sono impennati per via del conflitto e delle sanzioni, in nazioni meno fortunate la questione alimentare si amplifica in modo esponenziale fino all’arrivo di una vera emergenza alimentare.

Molti sono i paesi dipendenti dal grano (ex sovietico).

Quali gli effetti?

Oltre ad una ipotetica emergenza per la sopravvivenza, l’altro effetto potrebbe essere la guerra civile tra poveri o fra nazioni ed etnie.
Cosa porterebbe una futura situazione simile?
Certamente non la pace.

Gli effetti sarebbero: rivolte popolari con abbattimenti di governi sia filo americani che filo russi, senza escludere scontri tra etnie e popoli.
Questo già accade da molti anni in alcune zone del mondo per la scarsità d’acqua e di terre fertili per la coltivazione.
Un esempio?

Lo scontro già nel lontano 2001-2006 tra le popolazioni del Darfur e gli allevatori janjaweed.
Ma come sono cambiati ora i rapporti di forza sullo scacchiere internazionale?

Se in molte aree vengono confermate le classissiche alleanze (pro) o (anti) Russia, nel medioriente sembra mutato lo scenario.
Molti paesi stanno abbandonando le stelle e strisce per avvicinarsi alla Russia.

La stessa Israele si mantiene neutra nonostante lo stesso Zelenski sia di origine ebraica.

E se la crisi di fame potrebbe portare a capovolgimenti politici in Africa e Asia, in Europa le cose non sono molto diverse.

A creare eventuali crisi politiche in occidente potrebbero essere i tagli del gas che già Polonia è Bulgaria stanno assaggiando.

E proprio dalla Bulgaria potrebbe arrivare la sorpresa.

Da sempre divisa tra Europa e Russia, per il nuovo governo filo europeo potrebbe aprirsi una crisi politica che già dopo un anno la potrebbe riportare a nuove elezioni che metterebbe in crisi i filo europei.

Altro che problema francese se avesse vinto la Le Pen.

Anche se la scorsa settimana ha rivinto Macron, l’Europa continuerà ad essere divisa e a porsi su posizioni diverse.

Ricordiamoci che la Francia è in Europa a suo modo, come lo sono i paesi del patto di Visegrad.
E non dimentichiamoci della Romania tanto europea, che a quando sembra sta facendo una politica tutta sua nel rifornire armi a Moldavia e Ucraina.

Approfittando dell’ eventuale rischio di “balcaninizzazione” della vicina Ucraina, cerca di ritagliarsi un ruolo ben rilevante, specie nella regione di Odessa.

Insomma, in questo caos geopolitico scagli la prima pietra chi è senza peccato.

Rutigliano Fabrizio

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