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Scontro Usa-Iran in Albania, svaniscono le speranze di un accordo nucleare


Di Alice Taylor | EURACTIVE.com | translated by Laura Miraglia

Il primo ministro dell’Albania, Edi Rama, tiene una conferenza stampa congiunta al termine di un incontro con il primo ministro della Macedonia settentrionale Dimitar Kovacevski, il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il primo ministro della Repubblica Ceca Petr Fiala sui primi negoziati di adesione all’Unione europea presso la Commissione europea a Bruxelles, Belgio, 19 luglio 2022. EPA-EFE/STEPHANIE LECOCQ


Le autorità albanesi hanno sventato un secondo attacco informatico nel fine settimana dopo che Tirana, sostenuta dagli Stati Uniti con promesse di aiuti e nuove sanzioni all’Iran, ha interrotto tutti i legami diplomatici con Teheran, che incolpa del “sabotaggio”. Nel frattempo, le speranze di rilanciare l’accordo nucleare del 2015 sembrano sempre più svanire, poiché i principali Paesi europei hanno espresso “seri dubbi” sulle intenzioni medio-orientali. Per saperne di più.

L’ultimo attacco in Albania arriva pochi giorni dopo che il primo ministro, Edi Rama, ha accusato l’Iran di essere responsabile di un cyberattacco del 15 luglio che ha messo offline tutti i siti web del governo e i servizi digitali dei cittadini, ed è stato descritto da Microsoft come “distruttivo”.

Ha ordinato a tutti i diplomatici iraniani di lasciare il Paese entro 24 ore, interrompendo immediatamente tutti i legami.

Sabato, Rama ha dichiarato che il sistema informativo per la gestione delle frontiere del Paese (Tims) era stato sottoposto a “un altro attacco informatico da parte degli stessi aggressori”, per poi tornare sui social media un giorno dopo e confermare che i sistemi erano tornati operativi.

«Al di là della pesante sensazione creata dall’infiltrazione in questi sistemi, proprio come quando entrano in una casa e rubano, il fatto è che l’aggressione non ha affatto raggiunto il suo obiettivo, nessuna perdita o grave fuga di dati!» ha scritto Rama su Twitter domenica.

Chi ha cercato di utilizzare il sistema Tims, che registra ogni persona che entra ed esce dal Paese, si è trovato di fronte questo messaggio: «L’Albania sta ancora pagando per gli atti terroristici del culto del Mek a Durazzo; questo gioco continuerà».

L’Albania ospita il gruppo Mek (People’s Mojahedin Organisation of Iran), che fu trasferito in Albania da un campo profughi iracheno nel 2016.

Il gruppo è stato fondato nel 1965 ed è stato impegnato per decenni in azioni militanti contro il governo iraniano, prima di stringere un’alleanza con l’Iraq e schierarsi al suo fianco durante la guerra contro l’Iran.

In precedenza, il Mek era stato designato come organizzazione terroristica da Ue, Canada, Stati Uniti e Giappone, ma la decisione è stata revocata. Nel 2004 il governo statunitense ha concesso loro la protezione della Convenzione di Ginevra.

Il loro obiettivo è rovesciare il governo iraniano. Circa 1.000 membri vivono in un complesso chiuso e pesantemente sorvegliato a 40 chilometri da Tirana.

Tuttavia, alcuni analisti sostengono che il bersaglio del Paese nella penisola balcanica non sia solo il Mek. L’Albania è fortemente filoamericana, membro della Nato, sede di una loro base aerea e, forse in futuro, anche di una base navale.

«Siate vigili»

L’avvocato e politico Kreshnik Spahiu ha dichiarato a Euronews Albania che il governo deve essere vigile contro gli attacchi in quanto si trova “in una guerra diretta con l’Iran”.

«L’Albania deve essere molto preparata militarmente, anche con i servizi di intelligence, ma anche come società in termini di altri attacchi che in futuro non saranno più su Internet e sui social network, ma avranno conseguenze e vittime fisiche», ha aggiunto.

Anche il Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha reagito alla notizia, dichiarando di sostenere gli sforzi di recupero dell’Albania.

«Gli Stati Uniti condannano l’attacco informatico del 9 settembre contro il nostro alleato Nato, l’Albania. Questo episodio segue quello del 15 luglio condotto dal governo dell’Iran. Il governo degli Stati Uniti sta sostenendo gli sforzi dell’Albania per mitigare le conseguenze e recuperare», si legge in una dichiarazione su Twitter.

Venerdì scorso, il governo statunitense ha imposto sanzioni al ministero dell’Intelligence e della Sicurezza iraniano e al suo capo, Esmail Khatib, per attività informatiche contro gli Stati Uniti e i suoi alleati, dopo che la Casa Bianca aveva promesso “ulteriori azioni”.

Il direttore dell’Autorità per l’aviazione civile, Maksim Et’hemaj, ha dichiarato a Euronews Albania che «l’attacco è stato un sabotaggio e ha chiesto l’istituzione di un Comitato di coordinamento delle crisi».

Ma non è solo l’Albania ad aver subito avvenimenti di questo tipo. Anche i servizi digitali in Kosovo e in Macedonia settentrionale sono stati presi di mira negli ultimi giorni, anche se non si sa ancora chi ci sia dietro.

Troll farm

Nel frattempo, il Mek, nel marzo 2021, è stato accusato da Facebook di gestire una troll farm dalla sua base in Albania.

In una dichiarazione pubblicata sul proprio sito web, Facebook ha affermato di aver indagato e interrotto una “operazione di lunga data dall’Albania che aveva come obiettivo principale l’Iran”.

«La rete ha violato la nostra politica contro le interferenze straniere, che consiste in un comportamento inautentico coordinato per conto di un’entità straniera», hanno scritto nel loro rapporto approfondito.

L’ultima escalation giunge sullo sfondo di speranze sempre più flebili per il rilancio del cosiddetto accordo Jcpoa (Joint Comprehensive Plan of Action) del 2015, che ha concesso all’Iran un alleggerimento delle sanzioni in cambio della limitazione del suo programma nucleare.

Nel 2018, l’allora presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si ritirò unilateralmente dall’accordo e reimpose le sanzioni.

Lo slancio per una nuova intesa mediata dall’Ue che sembrava esserci all’inizio del mese sembra essersi affievolito, con Germania, Francia e Gran Bretagna che sabato hanno sollevato “seri dubbi” in una dichiarazione tripartita sulla sincerità dell’Iran nel ripristinare l’accordo.

Le nazioni europee hanno accusato Teheran di «aver scelto di non cogliere questa opportunità diplomatica critica”, aggiungendo che “invece l’Iran continua a intensificare il suo programma nucleare ben oltre ogni plausibile giustificazione civile». Il ministero degli Esteri iraniano ha criticato questi commenti definendoli “non costruttivi”, ha riferito l’Afp.

Nel frattempo, il primo ministro israeliano, Yair Lapid, è arrivato domenica in Germania per convincere le potenze occidentali ad abbandonare del tutto l’accordo.

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