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L’Albania è alle prese con l’emigrazione del personale medico

DibAlice Taylor |  euractiv.com | translated by  Paolo Cantore

       

L’Albania è alle prese con l’emigrazione dei lavoratori locali, particolarmente sentita nel settore medico, ha dichiarato la ministra della Salute Ogerta Manastirliu, sottolineando che la questione è diventata una battaglia quotidiana.

Circa 1,4 milioni di albanesi hanno lasciato il Paese dalla fine del comunismo nel 1991, e circa 700.000 negli ultimi dieci anni. Di questi, si ritiene che siano partiti circa 3.000 medici, di cui oltre la metà in Germania.

L’Albania ha il più basso numero di medici e infermieri pro capite in Europa, come dimostrano i dati del 2020. Nel 2019, il 18% del personale medico qualificato ha lavorato all’estero.

Nel corso di una conferenza stampa tenutasi martedì, Manastirliu ha dichiarato che l’esodo del personale medico è un problema che richiede una soluzione su più fronti, tra cui il rafforzamento delle risorse umane, delle condizioni di lavoro e delle opportunità di specializzazione.

“Affrontare questo fenomeno è una battaglia quotidiana, non ci sono soluzioni rapide o magiche, è un lavoro quotidiano sotto molti aspetti”, ha detto la ministra.

Ha aggiunto che nel 2022, circa 355 medici e 100 medici specialisti sono stati assunti dal sistema sanitario statale, insieme a 900 infermieri. Per quanto riguarda le prospettive per il 2023, la ministra ha dichiarato che saranno messi in atto programmi per incoraggiare i medici albanesi a tornare in patria, perché “è nostro interesse far rientrare il maggior numero possibile di medici e, naturalmente, mantenere i medici che abbiamo qui”.

Le principali lamentele del personale medico albanese, che alimentano l’emigrazione, includono i bassi salari, la mancanza di medicinali e le pessime condizioni degli ospedali. Le aree specialistiche sono particolarmente sotto pressione. Ad esempio, il numero di psichiatri pro capite è il più basso d’Europa, con appena uno ogni 100.000 pazienti.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rilevato che l’Albania ha uno dei tassi più bassi di rapporto medico-paziente a livello globale.

Sia il Partito Socialista al governo che il Partito Democratico all’opposizione si sono accusati a vicenda della situazione, sostenendo che ognuno avrebbe dovuto fare di più per migliorare il servizio sanitario e le condizioni del personale medico.

Ma l’Albania soffre anche di una grave carenza di farmaci e terapie innovative: solo il 3% dei farmaci approvati dall’Unione Europea negli ultimi tre anni è disponibile in loco, il che ha spinto i farmacisti a chiedere di migliorare il modo in cui i farmaci vengono immessi sul mercato.

Tra il 2017 e il 2020, su 160 farmaci approvati nell’UE per le malattie rare e il cancro, solo cinque sono stati approvati in Albania e nessuno è stato aggiunto all’elenco delle erogazioni sovvenzionate dallo Stato.

“Il farmaco diventa utilizzabile quando viene inserito nella lista di rimborso. L’Albania ha un fondo per il rimborso dei farmaci di soli 100 milioni di dollari al mese, mentre i Paesi della regione e dell’Europa, fino a 10 volte superiore”, ha dichiarato l’Associazione dei Farmacisti alla rivista Monitor.

(Alice Taylor | Exit.al)

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