Home Approccio Italo Albanese Rilflessioni antropologiche sul rispetto di Artur BEU

Rilflessioni antropologiche sul rispetto di Artur BEU


Considerando la prospettiva kantiana, direi che il rispetto è un sentimento ambivalente perché da un lato è permissivo da un altro lato è restrittivo e conduce comunque ad una autolimitazione del soggetto, il quale riconosce questa autolimitazione proprio in forza del rispetto della legge morale. Ma, ovviamente non sono qua quale rappresentante di filosofia anche se debbo dire la verita’mi attira molto questa prospettiva e invece vorrei attingere alla mia inclinazione antropologica e semplificare un po il concetto, con il vostro permesso.

Se siamo qua stasera per parlare di rispetto, secondo la logica semplice vorrebbe dire che qualcosa non va.
Se fossimo davanti ad una classe di piccoli fanciulli oppure a degli alunni allora sarebbe, a parer mio del tutto normale perche’si troveremmo difronte a delle persone ai quali bisogna impartire delle lezioni sulle regole di comportamento e cosi via. Ma, se di fronte abbiamo degli adulti, ben preparati e con le menti piene, come voi, vuol dire che qualcosa non va’. Quindi e ovviamente, il rispetto, e’ anche una questione di eta’.

Ma facciamo una ulteriore considerazione.

Questa sera gli illustri professori ci hanno fornito tante definizioni sul rispetto, ed io mi vorrei soffermare e cercare di riassumere alcune considerazioni in generale sull’ essere umano di come lui e’, e di come lo ha trattato e tratta la questione.

Prima di tutto direi che possiamo affermare che il rispetto nasce con l’essere umano e si evolve man mano in tante forme con l’évoluzione dell’uomo.
Da amante e studioso di antropologia vorrei portarvi a fare un giro nel tempo e nello spazio. Abbiamo scoperto che in molte culture antiche, tribali e non, l’età avanzata di un individuo costituiva un bene da salvaguardare. L’anzianità conferiva saggezza, conoscenza e tempo da dedicare ai più piccoli per farli crescere e apprendere al meglio il mondo circostante.

Quindi una prima forma di rispetto. E fin qui andiamo bene secondo logica.

Ma, se per alcuni popoli la vecchiaia costituiva un valore, per altri era invece un ostacolo alla sopravvivenza dell’intera comunità. Per quanto possa sembrare crudo e disumano ai giorni nostri, l’atto di sacrificare un anziano per il bene comune non era visto come un gesto crudele, ma come una necessità per far fronte alla scarsità di risorse. Rispetto come regola di sopravivenza del piu’ forte. Anche qua la logica funziona. Ma spieghiamo meglio.

Il senilicidio, l’atto di uccidere o abbandonare a loro stessi gli anziani, non era affatto raro nelle culture tribali. Eliminare una persona anziana o debole, poco importa se uccidendola attivamente, lasciandola morire di stenti o costringendola di fatto al suicidio, era un atto spesso necessario per garantire la sopravvivenza del proprio gruppo sociale.

Secondo Anthony Glascock, professore di antropologia della Drexel University di Philadelphia, il senilicidio è stato praticato da circa un quinto delle culture tribali prese in esame dalla sua ricerca; l’ 84% di queste culture esibisce inoltre svariate forme di abbandono degli anziani.

La domanda che ci poniamo ora, pare ovvia. Perché bisognava uccidere un anziano?

Nella Grecia antica, i casi di senilicidio sembrano essere stati ridotti, come in quasi tutte le società patrilocali o matrilocali in cui era comune che i figli adulti vivessero nella stessa casa di genitori e nonni, in molti casi anche dopo il matrimonio.

Il caso più noto di senilicidio greco è quello degli abitanti dell’isola di Kea: durante l’assedio condotto dagli ateniesi, nel tentativo di preservare le già scarse riserve di cibo i locali decisero per votazione che tutti i cittadini sopra i 60 anni avrebbero dovuto commettere suicidio bevendo cicuta. Ovviamente questi sono casi particolari dove il rispetto prende la forma della sopervivenza che nella scala dei valori non sta nel gruppo della morale ma della vita.

Sacrificare la parte debole per far andare avanti la parte piu’ giovane e forte.

Anche a Roma il senilicidio non era istituzionalizzato, se non in casi particolari. In Sardegna, uno dei pochi luoghi sotto il dominio romano in cui il senilicidio era praticato, i figli sacrificavano i padri a Crono dopo il superamento del 70° anno d’età.

In linea di massima si può affermare che nelle culture in cui la figura paterna o materna godono di rispetto assoluto, come quelle di tradizione confuciana, l’uccisione o l’abbandono degli anziani era una pratica considerata oscena, disonorevole o quanto meno deprecabile. Nelle cultura tribali, invece, il discorso era differente.

Abbiamo fatto una panoramica del concetto di rispetto che definirei naturale, di come lo vediamo in natura, dove possiamo identificare una vicinanza oppure una similitudine con il concetto di forza. Concetto assolutamente non statico che man mano cambia con il cambiare del concetto di forza. Ovviamente siamo di fronte ad un concetto, o vinci o perdi in natura.

Sono state le invenzioni che hanno cambiato il concetto di forza fisica facendo entrare in campo l’utilizzo del cervello. Abbiamo il passaggio dalla forza bruta alla forza dell’intelletto. In tutto questo, Il rispetto si addatta al nuovo cambiamento. Iniziano in questo modo ad entrare in campo i cosidetti valori. I valori aiuteranno l’essere umano ormai confuso dal cambiamento del concetto di forza. Nasce il rispetto basato nella logica e non piu’ dalla forza. Oppure, se vogliamo, la forza diventa logica. Il rispetto quindi diventa logica.

Badate bene pero’, il rispetto naturale sta sempre li vigile pronto ad uscire a seconda della situazione se l’essere umano non e’ istruito per bene, se l’essere umano non viene educato per bene, se l’essere umano non viene inculturato e diventa portatore di valori, quelli buoni. Il rispetto uguale che chiameremo sociale, si insegna e si capisce solo dopo avere inteso la consapevolezza di quello che siamo e rappresentiamo, solo dopo avere inteso le regole, le leggi, le norme, l’archittettura sociale. Chi siamo, cosa siamo e chi e cosa dobbiamo rispettare per avere indietro un risultato logico. Il rispetto quindi nasce come risultato che potrebbe essere tradotto in benessere, in vivere in pace, ma anche sopravvivenza allo stesso tempo. L’invenzione degli alti valori porta il rispetto lontano dal concetto del più forte, apprezzando quello dell’intelligenza.

Quindi, il rispetto oggi e’ uguale intelligenza.

La consapevolezza di essere di passaggio e di volere vivere più a lungo e possibilmente in pace. La consapevolezza di non essere sempre il più forte, ma che la forza sta nel gruppo e non nell’individuo. Cioe’ il rispetto nasce quindi per convenienza. È ovvio. Non possiamo offendere l’intelligenza di nessuno.

Uno studente chiese all’ antropologa Margaret Mead quale riteneva che fosse il primo segno di civiltà in una cultura. Lo studente si aspettava che Mead parlasse di ami, pentole di terracotta o macine di pietra. Ma non fu così. Mead disse che il primo segno di civiltà in una cultura antica era un femore rotto e poi guarito. Spiegò che nel regno animale, se ti rompi una gamba, muori. Non puoi scappare dal pericolo, andare al fiume a bere qualcosa o cercare cibo. Sei carne per bestie predatrici che si aggirano intorno a te.

Nessun animale sopravvive a una gamba rotta abbastanza a lungo perché l’osso guarisca.

Un femore rotto che è guarito è la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con colui che è caduto, ne ha bendato la ferita, lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a riprendersi.

Mead disse che aiutare qualcun altro nelle difficoltà è il punto in cui la civiltà inizia. Noi siamo al nostro meglio quando serviamo gli altri. Essere civili è questo. Essere civili vuol dire avere rispetto dell’altro, sperando di avere in cambio lo stesso trattamento direi io. Perche il rispetto e’uguale a volersi bene, ma e’ uguale anche a volere bene a sestessi. Attenzione, il Rispetto non è amarsi che e’ ben altra cosa. C’è una grossa differenza tra volersi bene e amarsi. Perche’ il volere bene ha un fine concreto e ci aspettiamo il rispetto contracambiato.

Nulla si fa’ per nulla in quest’ottica. Il rispetto quindi e’ spesso convenienza. Di sicuro il rispetto non è amore.
Anche in quest’ottica il rispetto nasce come esigenza per sopravvivere alla diseguaglianza. Diseguaglianza di forze ovviamente che e’ lo status naturale. Il rispetto quindi come segno di volere ristabilire un equilibrio che ci aiuta a preservare uno stato di quiete e di vita senza misurare le forze. Il rispetto quindi non è amore perche’ l’amore è permettere l’invasione di campo.

L’amore è accettare di essere invasi senza opporsi e senza misurare alcuna forza. Se l’amore si confonde con il rispetto non e’ piu amore, ma si va verso il volersi bene. Quindi anche in questo caso il rispetto nasce per mantenere uno status che parte dall’amore e cambia col tempo.

Per fare anche un po’ di collegamenti con la storia Albanese e mi riferisco al codice conosciuto come KANUN dove tra tante alter cose distinguiamo tra il bene del corpo e quello dell’anima. Nella parte dove si tratta il bene del corpo lo si intende la morale e con il bene dell’anima si intende l’onore inteso come rispetto.

Secondo il diritto consuetudinario albanese, era meglio accettare la morte piuttosto che fare del male a qualcuno in suo onore, quindi in suo rispetto.
Secondo il KANUN si considerava grave violazione dell’onore in tre casi precisi:

  1. Stupro delle donne (grave mancanza di rispetto verso la donna e verso l’istituzione della famiglia),
  2. Disarmo (grave mancanza di rispetto verso l’uomo consoiderato un soldato e alla sicurezza)
  3. Violazione delle regole di ospitalità (grave mancaza di rispetto verso l’ospite, consoderato sacro nel momento in cui entra in casa).
    Questi casi di violazione dell’onore e di rispetto erano così gravi che potevano essere regolati solo con il sangue. Per queste violazioni dei beni dell’anima non c’era mai possibilità di perdono, né si poteva espiare con alcuna forma di multa.
    Anche in questo caso il rispetto delle norme per la preservazione della famiglia, societa’ e la pace.
    In conclusione spero davvero di evere portato delle ottiche non tanto diverse quanto logiche, le quali ci mostrano ancora una volta che l’essere umano deve porsi delle domande prima di aggire ed il rispetto degli altri, il rispetto del tempo e dello spazio non e’ una scelta ma e’la scelta giusta da fare.

    Quindi l’esigenza di rispettare e riconoscere il confine, I confini e la proprietà e le proprieta, la legge e le leggi.
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